Da Quagliarella a Campagnaro passando da Reina a Mazzarri: la maledizione degli addii

17.11.2014
22:10
Redazione

Punto d’arrivo o trampolino di lancio? Molto dipende dalle scelte dei calciatori, dal progetto, dalle proposte provenienti da altri club, economicamente più vantaggiose. Il Napoli, nell’ultimo lustro, ha accolto grandi campioni ma ne ha fatti partire altrettanti. Ambizione, voglia di misurarsi in contesti più importanti. Arrivati e partiti, talvolta messi alla porta, per grane relative a rinnovi, ad accordi mai trovati. Si lascia Partenope per cercare fortuna altrove. E la dea bendata può voltarti le spalle, facendoti rimpiangere il passato. Una delle operazioni che suscitò maggiore clamore, ritornando a qualche stagione fa, fu quella relativa alla cessione di Fabio Quagliarella, in azzurro per appena dodici mesi. Incomprensioni, problemi con Mazzarri e con una parte del gruppo. Da qui l’addio, per abbracciare la causa bianconera. Una firma e un fiume di polemiche, per quella scelta mal digerita dalla piazza. E a Torino ha si vinto i suoi primi scudetti da calciatore, restando però spesso a guardare, senza recitare da protagonista ma al più da comparsa. Ora il curriculum dice granata e si traduce in salvezza tranquilla. Cambiano obiettivi e prospettive, si imbocca forse il viale del tramonto. E sul ciglio della medesima strada, spunta il volto corrucciato di Hugo Campagnaro, protagonista di una estenuante telenovela napoletana, terminata con i saluti e con una nuova avventura, con la casacca dell’inter. E del roccioso difensore argentino si son subito perse le tracce, è lentamente scomparso dai radar, nonostante le prestazioni non esaltanti dei suoi colleghi di reparto. Tanta panchina e poco campo. Chi continua a vedere il rettangolo verde solamente dal binocolo è Pablo Armero, terzino del Milan. Il buon Mondiale e la voglia di giocare sempre, dopo gli alti e bassi con Benitez. La realtà dice altro, tira fuori il 14, numero dei minuti giocati in rossonero. Una situazione complicata, da risolvere forse a gennaio. E chissà, forse anche Pepe Reina comincia a rimpiangere prime pagine e copertine, elogi bipartisan. Dura la vita da secondo, alle spalle di un mostro sacro come Neuer. L’esordio col Bayern, in una gara di coppa nazionale, è coinciso con un infortunio muscolare. La malasorte ha poi abbracciato tutti quei calciatori che a Napoli, dopo trascorsi non importanti, erano riusciti a ritagliarsi attimi di celebrità. Da Pazienza a Santacroce, da Yebda a Aronica passando per Dossena. Buoni elementi di una squadra in crescita, in alcuni casi titolari in Champions. E basti pensare che Gargano, imbottigliato nel tunnel scavato da Milano a Parma, è stato costretto a tornare alla base per ritrovarsi, per tornare ad essere un calciatore importante. E che dire poi di Walter Mazzarri e del suo grande salto nel vuoto. La parentesi meneghina si è conclusa con l’esonero, il primo in carriera. Un anno e mezzo senza impronta, senza mordente. Lontani i bei tempi di Napoli. Il meglio, forse, era già arrivato ma Walter si è lasciato vincere dalla sua brama.

Fonte : Dario Marotta - Il Roma
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