De Giovanni: "Cagliari e Juve-Napoli vietate ai napoletani, è gravissimo! Cresca la società a livello dirigenziale e aumentino i controlli, ecco come garantire sicurezza"

25.02.2018
13:30
Redazione

Maurizio De Giovanni ha commentato attraverso un editoriale sull'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno la problematica relativa alle trasferte vietate

Maurizio De Giovanni ha commentato attraverso un editoriale sull'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno la problematica relativa alle trasferte vietate ai tifosi del Napoli, ultima quella di Cagliari:

"Anche a Cagliari, dove sussiste da decenni una unilaterale rivalità urticante e a quanto pare inestinguibile verso Napoli e i napoletani, non verrà consentito l’accesso ai tifosi azzurri e la squadra dovrà cavarsela da sola in un ambiente assai ostile quando scenderà in campo lunedì sera per riconquistare (o magari consolidare) il primato in classifica. Man mano che si va avanti si ha la sgradevole impressione che gli azzurri siano sempre più soli nel portare avanti il proprio sogno. I commenti delle televisioni nazionali sono orientati alla celebrazione e alla difesa della grande rivale, i suoi ex calciatori e tecnici affollano i salotti e i salottini e anche molti giornalisti faticano a conservare un minimo di imparzialità. La società, che ha già vinto brillantemente lo scudetto del bilancio, non sostiene adeguatamente le ragioni del campo non intervenendo a livello dirigenziale né in pubblici dibattiti (nessuno conosce la voce di Giuntoli o di Chiavelli, mentre Marotta e Paratici sono vere star del piccolo schermo) né in Lega, dove sarebbe finalmente apprezzata una rimostranza contro i cori imbecilli che stabilmente ammorbano le curve un po’ dovunque contro la città e il suo popolo.

Ci si va abituando a questo silenzio perdurante, ed è già abbastanza grave: diventa ben più grave la situazione se, come va profilandosi, ai tifosi azzurri dovesse essere impedito l’accesso alle prossime trasferte, soprattutto alla madre di tutte le sfide, quella del ventidue aprile allo Juventus Stadium. Vogliamo chiarire in premessa che riteniamo per quanto ovvio profondamente ingiusta anche la restrizione per le tifoserie avversarie allo stadio San Paolo. Si tratta di una sconfitta dell’ordine pubblico, una resa delle armi senza nemmeno tentare di creare le condizioni per le quali un appassionato di calcio con la propria famiglia, un cittadino che paga salatissime tasse per veder garantita la propria e l’altrui sicurezza, debba vedersi precluso un diritto sacrosanto. Non è impedendo la libera circolazione sul territorio nazionale e l’accesso a un evento pubblico che si afferma la libertà personale, e invece nel calcio questa è diventata una consolidata pratica che peraltro non porta alla fine di quegli ottusi ululati razzisti e discriminatori che, per esempio, abbiamo sentito a Reggio Emilia nel corso di Atalanta–Borussia Dortmund all’indirizzo di un calciatore di colore militante nella squadra tedesca. Ci aspetteremmo maggiore rigore e severità nel sanzionare questi eventi piuttosto che barriere di poliziotti in assetto antisommossa che impediscono l’ingresso a donne e bambini nel settore ospiti dello stadio.

In un mondo in cui il censimento dei volti, i video in alta definizione e i controlli digitali rendono francamente difficile l’infiltrarsi di delinquenti non riconoscibili all’interno di aree limitate e ben presidiate, ci si chiede per quale motivo i tifosi azzurri residenti in altre regioni d’Italia non debbano poter seguire la propria squadra per la quale nel corso dell’anno subiscono sfottò e ottengono piccole grandi soddisfazioni. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare i responsabili dei Napoli club in giro per l’Italia (ricordiamo Bologna, Rimini, Padova) e possiamo volentieri testimoniare di una civiltà immensa, di una grandissima sensibilità sociale e di una perfetta integrazione nel territorio di appartenenza, ferma restando la dignità profonda di un’identità azzurra mai in discussione. Non sappiamo in alcun modo immaginare disordini attivati da queste meravigliose persone, portatrici del meglio di quanto il Golfo sia in grado di produrre dal punto di vista culturale. Sarebbe gravissimo se una partita come quella di Torino, nel prossimo aprile, dovesse essere privata di una partecipazione appassionata e non violenta, né devastatrice, dei tifosi dell’altra squadra in campo. Una sconfitta per tutti, non solo per il calcio".

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