Fallimento 2004, i giudici accolgono l'appello di Naldi e gli amministratori: "Non ci fu danno economico"
Non ci fu alcun danno economico addebitabile agli amministratori del Napoli per il presunto ritardo nel dichiarare il fallimento della società. Lo hanno deciso i giudici della prima sezione civile bis, che hanno accolto l’appello di Giovanni e Salvatore Naldi, Luigi Albisinni, Paolo Stampacchia, Bruno Matera, Corrado Pane e Fabio Cecere.
Tutti furono condannati in primo grado al pagamento di 18 milioni di euro, pari alla differenza tra «il valore del titolo sportivo utile per l’iscrizione al campionato di serie B 2004-2005» e la valutazione di quello utilizzato invece per l’iscrizione alla serie C1. Stando ai giudici, infatti, il ritardo nel dichiarare il fallimento avrebbe comportato un danno economico, dovendo la squadra poi ripartire dalla serie C1, che si sarebbe potuto evitare se si fosse dichiarato prima il fallimento. Diversa invece la conclusione dei giudici d’appello: «La differenza di valore ineriva l’acquisto non dell’intera azienda, ma di un solo ramo depurato dai debiti pregressi. Se De Laurentiis ha convenuto con la curatela il corrispettivo di 29.5 milioni per la serie C e ulteriori 18 per la serie B, ciò è avvenuto perché ha acquisito la società senza contratti e debiti. Appare ben difficile che queste stesse cifre sarebbero state versate per l’acquisto di una società onerata da debiti».