
Ferrara: "Sono napoletano e la mia squadra è il Napoli, ma non potrò mai tifare contro la Juve. I bianconeri sono i più forti. Milik? Serve un'alternativa, subito"
Ciro Ferrara, opinionista televisivo ed ex calciatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera:
Napoli 18, Juve 18, gare mancanti 32, punti in palio 96. Ciro Ferrara, lei ha giocato di qua e di là, Madama l’ha pure allenata, 31 volte fra 2009 e 2010. Lo scudetto è un affare a due?
«Sicuro».
E poi chi vince?
«La Juve resta più forte».
Quindi Napoli spacciato?
«No no, il discorso è diverso, più di prospettiva, perché spesso si sottovaluta un aspetto che invece nel calcio è fondamentale: nel corso di una stagione le squadre a volte migliorano, a volte peggiorano, a volte restano uguali. Bene, la Juve quella è: esperienza, abitudine a vincere, consapevolezza, anche se cambia i giocatori resta sempre la Juve. Chi sostiene che è meno forte di un anno fa sbaglia in pieno».
E il Napoli?
«È migliorato moltissimo, ed è bellissimo. Gioca il migliore calcio d’Italia e ora ha pure imparato a vincere le partite sporche, come invece non succedeva fino a un anno fa. Partite come quella di Bologna o di Ferrara un tempo le avrebbe perse o pareggiate, invece ora ha imparato a non perdere la testa, a non essere costretta a giocare bene per vincere. Ora sa vincere e basta, come la Juventus».
Che però, dice lei, sta ancora un passo avanti.
«Perché la Juve quella qualità ce l’ha dentro da sempre, è genetica, è una cosa che viene da lontano: la Juve vince perché sa come si fa, infatti vince anche se cambia i giocatori. Il suo vantaggio è la consapevolezza. Ecco, il Napoli questa caratteristica la deve ancora dimostrare. Sarri dopo la vittoria sulla Spal ha detto una cosa sensatissima: “È ancora presto per capire se siamo cambiati”. Verissimo, siamo solo all’inizio, nemmeno lui può sapere se il Napoli ha imparato davvero a vincere. Se così è, lo scudetto resta aperto fino all’ultimo. E io lo spero».
Allegri sostiene che la chiave sarà battere le medio-piccole.
«Non sono d’accordo, il titolo sarà deciso dagli scontri diretti. C’è troppa differenza fra le prime 5-6 e le altre 15, è in corso un cambiamento epocale, la serie A è diversa, così spezzata non era mai stata. Ecco perché occorre scendere alla svelta a 18».
Che ruolo avrà la Champions? Come peserà?
«Mi sembra più un obiettivo della Juve che del Napoli. Che però senza Milik in questo senso ha un problema, sarebbe stato lui l’attaccante di coppa. Mertens non può giocare sempre, serve un’alternativa. Interna o dal mercato».
A proposito di mercato: da ex stopper, se l’aspettava un Bonucci tanto in crisi?
«Diciamo che ero convinto che avrebbe avuto più problemi Bonucci senza la Juve che la Juve senza Bonucci. L’ho detto prima: la Juve è un computer, cambi un elemento ma il sistema funziona comunque. Leo invece è andato in un sistema quasi totalmente nuovo. Era fisiologico. Ma è forte, si riprenderà. Come Higuain: quelli forti tornano sempre».
E lei torna? O ormai ha scelto di fare l’opinionista?
«In realtà mi piace un sacco, a Mediaset Premium poi mi trovo benissimo. Mi sento anche tagliato, sa? Però no, l’idea è tornare ad allenare. Il campo è il campo, ora inizia a mancarmi».
Nel frattempo per chi tifa? Juve o Napoli?
«Un’altra domanda no, eh? Mettiamola così: sono napoletano, quindi la mia squadra è per forza il Napoli. Ma non potrò mai tifare contro la Juve, che mi ha dato tutto. Spero di cuore se la giochino fino alla fine. E chiunque vinca, io sarò contento».