"Giù le mani da Keylor", sentenziò Zidane ma il Real è preoccupato per El Pantera
Chiamatemi El Pantera, scappò detto un giorno a Keylor Navas. C’era da capirlo, al Mondiale dei miracoli ancora fresco e la maglia del Real finalmente addosso, sogno realizzato di una vita: lui è il panterone all black del Costarica che elimina l’Italia e si arrampica fino ai quarti a Brasile 2014, nel Mondiale che segna la riscossa dei portieri reietti o misconosciuti, da Romero a Ospina e giustappunto a Keylor. Nell’estate del 2015 che deve segnare il suo lancio da titolare, capisce che il Real non si fida di lui, e sta cercando di scambiarlo con il Manchester United per avere De Gea. Lui piange e urla per la disperazione, non si capacita, ma intanto le sue energie arrivano, eccome se arrivano: per un errore tecnico nella spedizione dei contratti, lo scambio salta all’ultimo giorno di mercato. Così al Real scoprono, volenti o nolenti, che di Keylor Navas possono fidarsi. La parabola del panterone del Costarica comincia a entrare nella fase discendente, infatti il club ha già deciso di sostituirlo: si punterà tutto sul belga Courtois, se proprio non si riuscirà a sfilare De Gea dalle grinfie di Mourinho. «Giù le mani da Keylor, è il nostro bravissimo portiere», bofonchia ogni tanto Zidane, ma anche lui sa che quest’anno la difesa del Real è più friabile del solito anche perché in porta c’è un grosso punto interrogativo. Lo scrive La Repubblica nazionale.