I tifosi del gruppo Mastiffs
I tifosi del gruppo Mastiffs

Il Mattino - Agguati, minacce ed estorsioni: le pecore nere delle Curve. Quando i teppisti ordinarono una 'pioggia di fuoco' per colpire ADL

26.08.2018
19:00
Redazione

Tre sigle. Le prime due eredi di una storia incancellabile - quella degli scudetti targati Maradona - la terza più recente, ma ugualmente rappresentativa

Tre sigle. Le prime due eredi di una storia incancellabile - quella degli scudetti targati Maradona - la terza più recente, ma ugualmente rappresentativa e pur sempre operativa sugli spalti. Il popolo ultrà che affolla la Curva B del San Paolo oggi si identifica prevalentemente con questi gruppi di tifo organizzato: «Fedayn», «Ultrà 72» e «Secco Vive». Tutti finiti spesso e volentieri (al pari dei dirimpettai della Curva A) sotto i riflettori della sezione tifoserie della Digos e della Procura per eventi che poco hanno a che fare con il calcio e molto con la delinquenza comune.

Al San Paolo nessuna ampia contestazione a De Laurentiis

Come riporta Il Mattino:

"Eppure ieri sera a Fuorigrotta, stando alle previsioni dei soliti bene informati, i cuori azzurri delle curve avrebbero dovuto battere all'unisono nel contestare Aurelio De Laurentiis. Quell'idillio pare non essersi consumato. Anzi. Perché - come ripete da sempre uno dei capi del gruppo «Mastiffs» (sigla che raggruppa i tifosi del centro storico cittadino, la stessa che vedeva tra i suoi leader «Genny a carogna») «i veri ultrà napoletani non si confondono con i tifosi della B. Chille so' femminelle confronto a noi». Tra le inchieste più delicate che hanno visto coinvolti noti personaggi dei gruppi organizzati della Curva B c'è sicuramente quella chiusa qualche anno fa dal pool di pubblici ministeri della Procura di Napoli su almeno tre gravissime aggressioni commesse ai danni di tifosi «ospiti».

Vecchi attacchi

Un centinaio di teppisti (in prevalenza si trattava di iscritti al gruppo «Bronx» della Curva A, ma tra loro c'erano anche una decina di ultrà della B) attesero al termine della partita l'arrivo della carovana di supporters bergamaschi che avrebbero dovuto risalire sui treni. L'agguato era stato programmato in ogni dettaglio: due «falangi» strinsero a tenaglia gli atalantini lanciando loro contro anche molotov. Bastarono 24 ore per identificare la maggioranza degli assalitori e per far scattare perquisizioni e denunce per associazione a delinquere finalizzata alla detenzione dillegale di armi, lesioni personali nei confronti dei tifosi avversari, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Solo grazie al dispositivo messo in campo dalla Questura venne evitata una strage.
 

Quel tentativo di estorsione al Napoli

C'è un'altra macchia indelebile nel passato recente di alcuni delinquenti travestiti da ultrà della Curva B: è quella che riporta a un'altra delicata indagine coordinata dalla Procura su un tentativo di estorsione portato alla Società Sportiva Calcio Napoli in uno dei suoi momenti più delicati: quando giocava per risalire la china apertasi con il baratro della retrocessione in serie C. È vero, tra i promotori poi riconosciuti colpevoli c'erano dei facinorosi del settore Distinti: ma gli inquirenti accertarono che quel lancio di petardi, razzi e bombe carte che trasformarono il San Paolo in una trincea di guerra nel match contro il Frosinone il 2 dicembre 2006, quando furono lanciati dal settore distinti una dozzina di petardi che provocarono la sospensione della partita e la decisione di far svolgere a porte chiuse la successiva partita casalinga. Le telecamere di videosorveglianza consentirono di individuare come responsabile del lancio un appartenente al gruppo Ultras 72 della Curva B. Una vendetta deliberata. Un piano per colpire De Laurentiis, che aveva tagliato le scorte di biglietti omaggio garantiti dalla società al tifo organizzato".
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