Il Mattino - L'aeroporto di Capodichino ai tempi del Coronavirus: due soli passeggeri e la desolazione, il racconto

20.05.2020
07:40
Redazione

Ultimissime Coronavirus Napoli - L'aeroporto di Capodichino è deserto, solo due i passeggeri ieri verso Roma e tanta desolazione: il racconto

Ultimissime Coronavirus NapoliFino ad ora non se n'era quasi mai parlato, è ancora deserto l'aeroporto di Capodichino. A raccontarlo è l'edizione odierna de Il Mattino: "Eccolo, è il silenzio il dettaglio dal quale capisci che non è come prima, anche se tutto è immutato: a Capodichino c'è il caos sempre, a ogni ora del giorno e della sera. È quel caos emozionato delle partenze, festoso dei ritorni, esagerato per i campioni, mesto per i lutti, ma il rumore non può mancare: c'è sempre intorno e dentro l'aeroporto. Anzi c'è sempre stato. Adesso non c'è più".

Porte principali bloccate, c'è solo una porticina secondaria sulla destra da cui entrare, lato partenze. Partenze quasi inesistenti da due mesi, resta un solo volo fisso quotidiano dell'Alitalia, diretto a Roma, poi sporadici collegamenti effettuati dalle compagnie low cost, quasi esclusivamente per riportare in patria gli stranieri che sono rimasti bloccati a Napoli durante il lockdown.

Aeroporto di Capodichino a Napoli ai tempi del Coronavirus

Aeroporto di Capodichino deserto, solo due passeggeri: il racconto ai tempi del Coronavirus

L'edizione odierna de Il Mattino racconta:

"Il 19 agosto dell'anno scorso a Capodichino transitarono 42.813 passeggeri, record assoluto per lo scalo napoletano. Nel 2019 l'aeroporto gestito dalla Gesac ha superato i dieci milioni di passeggeri, 10.860.068 per la precisione: in media ogni singolo giorno dell'anno passato, nelle sale di Capodichino sono passate 29mila persone. Ieri, durante la nostra passeggiata, ne abbiamo incontrate soltanto due, un uomo e una donna che non si conoscevano nemmeno prima di finire al centro di questa singolare avventura nella desolazione dell'aeroporto abbandonato: si sono seduti il più vicino possibile. Erano in poderoso in anticipo sul volo per Roma che entrambi avrebbero dovuto prendere dopo tre ore, questione di accompagnatori che non avevano altre possibilità. Non vi aspettiate che quel numero sia cresciuto a dismisura: abitualmente i passeggeri si contano sulle dita di due mani.

Ovviamente tutte le strutture commerciali interne allo scalo hanno le serrande abbassate. Passare in quei corridoi scuri e circondati da negozi chiusi, fa salire un moto di angoscia e rabbia contemporanee «cerco di non salirci mai qui - il manager Guglielmucci s'intristisce - vedere questo (e allarga le braccia verso il deserto) mi fa stare male». L'uomo ha ragione, visto dall'alto, lo scalo deserto è ancora più angosciante. Soprattutto l'area del check in, senz'anima viva eppure con i percorsi per le lunghe code ancora tracciati: sembra la scena di un film, sembra un set da day after, tutto è ancora come prima anche se il mondo nel frattempo è cambiato".

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