Il Mattino: "Mazzoleni, la 'regola 18' del buonsenso tradita con Koulibaly a Milano"

16.06.2019
10:45
Redazione

Le regole del gioco del calcio sono 17. L'arbitro Paolo Mazzoleni ne ha aggiunta una diciottesima. «Buonsenso. La mia regola diciotto non è scritta, non va interpretata. Bisogna sentirla dentro, in una piccola stanza del cuore», scrive nel libro «La mia regola 18» (Absolutely Free Editore, pagg. 235, euro 18), scritto con i giornalisti Giorgio Burreddu e Alessandra Giardini. Un racconto in cui il 45enne arbitro bergasco, appena ritiratosi, parla della sua carriera, delle sue passioni per i tatuaggi e la Fortitudo Bologna Basket, del suo dramma: è riuscito coraggiosamente a tirare fuori il cartellino rosso davanti al tumore e ad espellerlo dalla sua vita.
Regola 18, il buonsenso. Quello che mancò a Mazzoleni il 26 dicembre al Meazza durante Inter-Napoli, quando mostrò il rosso a Koulibaly che gli aveva rivolto un applauso dopo un'ammonizione, un gesto di rabbia per i cori razzisti. L'arbitro non applicò quella sera la sua «regola 18» e non sorvolò sul gesto di uno dei giocatori più corretti al mondo: lo espulse.

Mazzoleni, che in un'intervista al quotidiano «Eco di Bergamo» ha recentemente indicato i calciatori simpatici e meno simpatici (e tra questi ultimi ha inserito l'ex capitano azzurro Hamsik), ricorda, come evidenziato da Il Mattino:

«Tiro fuori il cartellino giallo e all'improvviso Koulibaly alza le mani al cielo e si mette ad applaudire platealmente. Applico il regolamento e gli faccio vedere il cartellino rosso. Apriti cielo. I giocatori del Napoli mi accerchiano, mi urlano che il loro compagno si stava rivolgendo agli spalti, quelli erano applausi ironici contro i cori razzisti. Non è quello che ho visto io: Koulibaly ha applaudito rivolto a me, mi ha anche detto bravo e il regolamento non lascia spazio a interpretazioni. L'arbitro non è uno degli attori della partita, è quello che deve decidere come giudicarla, che fa applicare le regole e che garantisce il rispetto».

Mazzoleni-Napoli, la Supercoppa del 2012

Nel libro si ricorda un'altra gara del Napoli che suscitò polemiche: la finale di Supercoppa 2012 contro la Juventus a Pechino. Le espulsioni di Pandev e Zuniga, un rigore dubbio concesso ai bianconeri, la sconfitta che spinse gli azzurri a disertare la premiazione.

«A un certo punto sento uno dei miei assistenti gridare nell'auricolare. «Insulto, insulto!». Mi giro e vedo Stefani con la bandierina alzata. Indica Pandev. Io non posso far altro che estrarre il cartellino rosso. Dopo Pandev mando negli spogliatoi anche Zuniga per un fallo di reazione e poi allontano anche Mazzarri per proteste. Le squadre vanno ai supplementari. Alla fine vince la Juventus per 4-2. Il Napoli non si presenta alla premiazione. So già che questa diventerà una bufera. In albergo analizzo la partita fotogramma per fotogramma, riavvolgo il nastro nella mia testa. L'espulsione di Zuniga: da regolamento. Il rigore alla Juve: solare. L'unico episodio su cui si può discutere è il rosso a Pandev. Mi chiedo se avrei fatto meglio a far finta di non sentire, ma non potevo giudicare pensando alle conseguenze della nostra decisione, a quello che sarebbe stato detto o scritto. Il nostro obiettivo non è uscire bene da una partita, è uscire stando nel giusto».

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