
Il paradosso del Napoli: nei secondi tempi la squadra corre tantissimo! Ma i cambi sono spesso tardivi
Il Napoli gioca benissimo nei primi tempi e poi crolla nelle riprese. La squadra di Conte alterna un'ottima fase difensiva ad una fase offensiva spesso azzerata nei secondi tempi e oggi il Corriere dello Sport si interroga sui motivi di tale paradosso.
Di certo c’è una componente psicofisica condizionante; un logorio mentale e atletico che introduce le probabili concause: e dunque l’incidenza della scarsa profondità della rosa - indebolita dal mercato - e un impiego molto blando dei componenti della panchina.
Condizione atletica, calciomercato, ma non solo: sui secondi tempi del Napoli incidono anche le sostituzioni spesso tardive.
Al Dall’Ara i cambi del secondo tempo sono stati tre: Gilmour per l’infortunato McTominay al 25’; Raspadori per un impalpabile Neres al 29’; e Ngonge per Politano al 47’. Cioè al 92’, a due minuti dalla fine dei quattro di recupero. Semi invisibili Billing e Okafor.
Il paradosso emerge confrontando i risultati con i dati sulla corsa. A differenza di quanto si potrebbe pensare, il Napoli corre tantissimo anche nei secondi tempi e lo ha fatto anche a Bologna:
Dal punto di vista strettamente fisico, per amore di verità, anche nella ripresa il Napoli ha corso fino all’ultimo minuto, e ciò significa che la squadra non s’è sbriciolata atleticamente. L’inconsistenza offensiva e il tramonto delle pressioni, delle transizioni e della lucidità di uscire dal pressing sia lanciando lungo verso Lukaku sia sfruttando l’ampiezza ammirate nel primo tempo, però, significano qualcosa.
Ma la mentalità, l’aggressività e l’intensità del primo tempo, sia in fase offensiva sia in quella difensiva uomo contro uomo, sono state ottime. Giustissime, da scudetto. E proprio per questo motivo è complesso trovare una spiegazione a una metamorfosi così netta e improvvisa.