Il ricordo di Fabio Cannavaro: "Quando Boskov mi disse: 'Chiamerò i tuoi genitori'. Un figlio di 'buona donna' che ti trattava da uomo"

29.04.2014
10:50
Redazione CalcioNapoli24

Fabio Cannavaro ricorda Vujadin Boskov, il suo quarto allenatore nel Napoli a metà degli anni Novanta, scomparso domenica, in un'itervista a Il Mattino. 

Racconti, Cannavaro, cosa successe quel pomeriggio?
«Eravamo tornati da Oporto, dopo la trasferta di Coppa Uefa, e trovammo un altro allenatore: Boskov aveva sostituito Guerini. Ci convocarono al campo Paradiso per l’allenamento e arrivai alla guida della cabriolet. Ero giovane, però già titolare nel Napoli e avevo vinto pochi mesi prima l’Europeo under 21. Scendo all’auto e vado verso Boskov, che stava raggiungendo a piedi lo spogliatoio. E lui mi disse una cosa incredibilmente divertente».

Cioè?
«“Mi avevano detto che eri un bel ragazzo, con gli occhi azzurri e la camicia bianca: io chiamerò i tuoi genitori, gli dirò che non devi uscire la sera e che devono controllarti”».

E ricorda la prima partita?
«La giocammo contro il Bari. Negli spogliatoi Boskov ci disse che Napoli aveva due milioni di abitanti e Bari appena 300mila e che una squadra che rappresenta due milioni di persone deve vincere. Finì 3-0 per noi». 

Sembrava, anche agli occhi dei cronisti, che Boskov lasciasse molta libertà ai giocatori.
«Diceva le cose con il sorriso, a volte faceva finta di non capire ma invece controllava tutto: un figlio di buonadonna, nel senso positivo dell’espressione. Nel nostro spogliatoio c’era Pari, che era stato uno dei leader della sua Sampdoria, però Boskov trattava tutti allo stesso modo. Ascoltava, si confrontava, ti trattava da uomo, ma esigeva il rispetto delle regole. Voleva che indossassimo le divise sociali, cravatta e capelli sempre a posto». 

Domenica lei ha ricordato Boskov su Twitter con una delle sue frasi: chi tira mai sbaglia. 
«Lo diceva in continuazione e non solo agli attaccanti. Nella prima partita del ’95 ci capitò di andare a giocare contro il Milan al Meazza, uno stadio evidentemente fortunato in quella stagione, perché un mese prima avevamo battuto l’Inter e non accadeva da una vita. A sette minuti dalla fine perdevamo per 1-0, Benny Carbone mi lanciò il pallone e io segnai, aiutato anche dall’errore del portiere Rossi. Negli spogliatoi Boskov mi disse: “Hai visto? Chi tira mai sbaglia”. Fece i complimenti a me e anche a se stesso». 

 

 

 

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