Il Roma - Hamsik non mantiene le 'promesse', ma lasciarlo fuori farebbe precipitare la situazione. Nemmeno la fascia di capitano lo aiuta
Centro di gravità, inteso come iniziale creazione di coscienza. Smarrita quest’ultima, scomparsa tra i fili d’erba che compongono il rettangolo verde. Ha provato a cercarla Marek Hamsik, spostandosi prima al centro, poi sulle corsie esterne, con risultati raccontati da quelle smorfie che denotano sofferenza, insoddisfazione. Sa di poter dare più ma continua a vivacchiare, a lasciarsi andare a qualche giocata estemporanea che serve ad alimentare la fiammella della speranza, legata a quel passato da campioncino, in attesa della definitiva consacrazione. Di tempo n’è trascorso ma il timbro ufficiale per entrare tra i top non è mai arrivato. E così lo slovacco rischia di restare vittima della “promessa”, fatta a se stesso e a chi aveva creduto nelle sue enormi potenzialità, messe in mostra solo a tratti. Gli è clamorosamente mancata la continuità di prestazione, nascosta da quei gol e da quei guizzi regalati con puntualità. Ora, in assenza di reti e assist, emergono i limiti, i problemi di un ragazzo che proprio non riesce a riprendersi. Basterebbe un Hamsik “normale”, consapevole dei pregi e dei suoi difetti, magari in grado di fare la differenza in determinate occasioni, non sempre. E invece continua a campeggiare quell’immagine sfocata, oramai quasi sbiadita, raffigurante un calciatore spento, perso nei suoi tormenti. Non basta la fascia da capitano, la fiducia incondizionata di Benitez che continua a schierarlo sempre e comunque dal primo minuto, nonostante le difficoltà. Ora la Sampdoria, squadra che rievoca bei ricordi, per il Napoli e per lo stesso Hamsik: contro i blucerchiati, nel settembre duemilasette, la prima rete in serie a, realizzata con la maglia azzurra sulle spalle. In totale sono tre i gol messi a segno contro i liguri, l’ultimo lo scorso anno, in occasione della goleada realizzata a maggio, a campionato praticamente finito. E domani? La domanda è a risposta aperta, alle spalle spinge De Guzman, forte di una media reti che forse meriterebbe maggiore considerazione. Si apre così il ballottaggio, nemmeno ipotizzabile fino a qualche tempo fa. I tempi cambiano, le condizioni mutano e se non si reagisce, se non si danno cenni di vita, si rischia grosso. Un’eventuale esclusione non suonerebbe come una bocciatura ma contribuirebbe forse a creare un clima ancor più pesante intorno allo slovacco, divorato dall’ansia di prestazione, dal dover dimostrare a tutti costi, dal dover spiegare i motivi di un’involuzione così evidente. E col passare delle settimane, questo carico così pesante da sopportare, rischia di schiacciarlo definitivamente. Cosa serve? Innanzitutto tranquillità, sia da parte della piazza (che in ogni non ha mai accennato una contestazione) sia da parte del calciatore. E solo lui sa quanto potrebbe aiutarlo un gol, magari condito da una prestazione super, da migliore in campo, di quelle mancano da troppo tempo. Marek e il Napoli non aspettano altro.