Il Roma - Le ansie di De Laurentiis e quel rapporto finito tra Insigne e i tifosi

11.11.2019
15:20
Redazione

È agitato Aurelio De Laurentiis. E come potrebbe essere il contrario. Voleva partite per gli States senza pensieri ed, invece, si è ritrovato al centro di un caos che non promette niente di buono. Non può fallire la stagione del Napoli. Sarebbe un danno economico non indifferente. Con il monte ingaggi che si ritrova, il produttore cinematografico deve almeno arrivare quarto. Ma per come si sono messe le cose al momento diventa difficile pensare all’ultimo posto valido per giocare la Champions. La scelta di mandare la squadra in ritiro alla fine si è rivelata fondamentale ma i suoi dipendenti hanno detto di no perché convinti che una clausura non serviva. E che si poteva risolvere tutto tornando a casa. A quanto pare non è così visto cosa è successo sabato sera al San Paolo contro il Genoa. La squadra è morta, senza stimoli e molto confusa. Stare qualche giorno insieme sarebbe servito ma la sua scelta non è stata avallata neanche dall’allenatore. Che ora per forza di cose è sempre più colpevole della situazione che si è venuta a creare. Ha le spalle larghe Carletto e deve prendersi le sue responsabilità. Non può scaricare le colpe su nessuno. Sa bene dal primo giorno che ha cominciato la carriera di tecnico che, quando ci sono problemi del genere, non può che fare mea culpa. Ha, comunque, le capacità per uscirsene. A patto che cominci a usare la mano dura e prendere delle decisioni esemplari. Prima che la decisione esemplare la prenda De Laurentiis. Sarebbe assurdo pensare che la posizione di Ancelotti fosse tranquilla. Vorrebbe dire che don Aurelio non è un buon imprenditore tanto meno che un ottimo presidente. Di sicuro è uno che non ha nelle corde il cambio della guardia. Da quando allena ha mandato via Ventura, Reja e Donadoni. In quindici anni di gestione il numero è irrisorio se lo si paragona a quelli di tanti suoi colleghi. Ma a prescindere da tutto, adesso serve una via d’uscita. Ormai il rapporto con i tifosi si è rotto. La squadra è stata fischiata giovedì durante l’allenamento aperto agli abbonati e sabato sera prima, durante e dopo la sfida con il Genoa. Una tristezza assoluta ma Insigne in primis se l’è andata a cercare. Il capitano, infatti, è stato il più bersagliato. Lui che doveva far calmare i compagni si è messo alla guida della rivolta diventando il capro espiatorio della piazza. Sabato sera stava festeggiando a modo suo dopo aver segnato nei primi secondi del match ma poi il gol annullato ha fatto calare di nuovo il buio. Doveva agire diversamente Lorenzo. Non ce ne voglia nessuno, ma chi indossa la fascia deve avere un comportamento diverso. Molto pacato e intelligente. Invece l’attaccante si è fatto prendere dalla foga degli altri e ha sbagliato a tornarsene a casa. Avrebbe dovuto convincere gli altri ad andare in ritiro per poi parlare con il presidente per fargli cambiare idea. La verità è che il suo ciclo con il Napoli è finito. Deve andare via per il bene suo e del club. Sembra un attacco personale ma non lo è. Il rapporto con i napoletani non è mai stato ottimo ma dopo il caso ammutinamento si è rotto definitivamente. Andare altrove sarebbe la migliore cosa per tutti. D’altronde il suo manager Raiola ha conoscenze con grandi club e una squadra gliela trova sicuramente. Poi magari nei prossimi mesi il rapporto si può ricucire ma il tempo è scaduto per tutti. In special modo per lui. E che nessuno la prenda sul personale. Lo dicono i fatti.

Fonte : Il Roma - Salvatore Caiazza
Notizie Calcio Napoli