L'avvocato Ferrari: "I calciatori che non accetteranno il taglio dello stipendio hanno il diritto di svincolarsi"

30.03.2020
12:40
Redazione

Ferrari lancia una novità

Ultimissime Napoli - Luca Ferrari, avvocato specialista in diritto sportivo, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Bene fanno i calciatori ad accettare riduzioni dello stipendio, perché in questo modo contribuiscono a salvaguardare l’equilibrio economico e in certi casi la sopravvivenza stessa del club. Quando la sostenibilità economica di un settore è messa alla prova, tutti devono fare la loro parte. E bisogna dire che la Juventus anche in questo caso ha mostrato la sua leadership. Ma deve trattarsi di un accordo, di un atto volontario. Altrimenti non va bene".
 
Ferrari, proviamo ad addentrarci nella questione. Lei dice: deve essere un atto volontario.  
"Si è molto parlato di questo taglio come una scelta non solo “obbligata” moralmente o razionalmente, ma anche inevitabile, per un supposto ed invocato intervento impositivo del Governo. A mio avviso, questa “minaccia” non regge"
 
Perché? 
"Mi spiego: lo Stato interviene, come è sempre successo, per tutelare i lavoratori e le aziende, concedendo e sovvenzionando strumenti che garantiscono l’occupazione in momenti di crisi. Ma non vedo come lo Stato possa obbligare i dipendenti ad accettare il taglio dello stipendio, soprattutto quando si tratti di lavoro iper-qualificato, fortemente richiesto sul mercato e regolato da contratti a tempo determinato, i cui contenuti economici sono negoziati individualmente".
  
Lei ci sta dicendo che il calciatore può decidere di abbandonare il club? 
"Se da un lato c’è il diritto del datore di lavoro di applicare la misura disposta dallo Stato, dall’altro il dipendente che ha alternative (che è richiesto) deve poter esercitare il diritto costituzionale di libera iniziativa economica, svincolandosi e affidandosi al mercato. Pertanto, non vedo come si possa impedire per legge al calciatore di recedere per giusta causa dal contratto e trasferirsi ad altro club, in Italia o all’estero, una volta che il proprio club lo abbia informato di averlo messo in “cassa integrazione” al 70% dello stipendio".  

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