Corbo: "L'impronta di Ancelotti è anche nei cambi. I tifosi vadano ancora all'aeroporto per Cavani, per fortuna è tornato Milik"
Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Antonio Corbo per l'edizione odierna de La Repubblica: Otto anni di trionfi e rari tonfi
Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Antonio Corbo per l'edizione odierna de La Repubblica:
Otto anni di trionfi e rari tonfi all’estero restituiscono all’Italia l’allenatore simbolo del calcio saggio. Ancelotti tra i pericoli di precoci innovazioni, rivisita la formula Sarri che il Napoli ricorda ancora a memoria. Possesso palla, proiezioni verticali, costante ricerca di Milik, uno che i colpi in canna non li spara in cielo. Giusto, perché rischiare? Anche la formazione rivela la tendenza conservativa: solo il portiere Karnezis (senza macchie) mancava l’anno scorso, questo non significa bocciare un mercato da 90 milioni che pure lascia perplessi i tifosi, ma riconoscere che il Napoli ha ancora qualche ruota sgonfia, come Insigne nel primo tempo e Callejon che hanno poco sprint, anche per gli altri è comodo giocare sottoritmo. Controllano il gioco senza affannarsi grazie alla migliore tecnica nel palleggio e la latitanza di Milincovic-Savic, il più temuto ma il meno presente nella trama laziale, forse ancora scosso dal mancato trasferimento.
Simone Inzaghi vede così svanire il tentativo di creare una superiorità numerica a centrocampo. Davanti alla difesa a tre, scattante in Luiz Felipe, un po’ lenta in Acerbi e troppo ruvida in Radu, la Lazio ne mette cinque: un 3-5-1-1 che sembra molto artificioso, ma Ancelotti osserva senza tremare. Parolo va ad ostruire Koulibaly nelle ripartenze, Badelj con rispetto guarda da lontano Hamsik sufficiente nel ruolo di regista ma turbato forse dalla ennesima sostituzione, una ossessione per lui, sarà Ancelotti a valutare le reazioni del capitano, che non ha brillato ma neanche demeritato. La Lazio chiede aiuto anche a Luis Alberto per arginare lo strapotere a centrocampo di Allan, che offre pure un assist morbido per il gol vittoria di Insigne. Allan si occupa anche di Milincovic-Savic, fa il paio a sinistra l’altro mediano Zielinski energico e raffinato: si inserisce e va ad attaccare Parolo.
La sostituzione di Hamsik è una scelta tecnica che la parte finale rende condivisibile, perché alla reattiva Lazio in svantaggio dopo il gran destro corto di Insigne il Napoli oppone una barriera più solida con Diawara, davanti ad una difesa che supera presto lo choc del gol iniziale di Immobile. Affrontarlo in tre (Mario Rui, Koulibaly e Albiol che si aggiunge con imperizia e indisciplina) è il migliore aiuto per il bomber laziale di Torre Annunziata. Ma la difesa riprende presto quota, anche Hysaj è sponda rocciosa a destra, vi sbattono contro Luis Alberto, Milincovic-Savic e Caceres che si avvicinano a turno, ma con deboli esiti.
L’impronta di Ancelotti è anche nei cambi. Mertens rileva Insigne zoppicante, felice per il gol della vittoria, ma ancora opaco. Tempestivi quelli di Diawara e Rog entrano per dare un altro giro di chiave alla fase difensiva, ma consentono una concretezza che porta Milik fino in fondo a cercare l’impossibile. Va bene così. Il Napoli imita nella rimonta e nelle vicissitudini per la Var la Juve. Non ha Ronaldo, ma segna con il gigante incompreso. I tifosi vadano ancora all’aeroporto ad attendere Cavani. Per fortuna è tornato Milik.