L'editoriale di Corbo: "Milik fa rimpiangere Inglese, nessuna intesa con Insigne! Fabian giocatore simbolo della rimonta"

11.11.2018
08:50
Redazione

Di seguito vi proponiamo l'editoriale del giornalista Antonio Corbo sulle colonne del quotidiano La Repubblica. Ecco quanto evidenziato dalla redazione

Di seguito vi proponiamo l'editoriale del giornalista Antonio Corbo sulle colonne del quotidiano La Repubblica. Ecco quanto evidenziato dalla redazione di Calcio Napoli 24.

Il dottor Ancelotti si gioca partita e futuro con una terapia d’urto. Irritato da un inguardabile primo tempo, dalla sfida tra polacchi ne elimina subito due. I suoi. Zielinski lo indispettisce, vaga come uno smemorato su strade perdute. Sembra stia in campo per caso, ma a fare cosa? Milik è sulle gambe come in questo scorcio di stagione ha già dimostrato, peccato che sia stato spedito via troppo in fretta Inglese, sì, proprio Inglese che qualche ora prima ha portato il Parma a vincere con un gol di straordinario pregio tecnico. Zielinski ha responsabilità più gravi perché proprio lui nel disegno del Napoli deve essere la chiave d’ingresso. Con il Napoli disposto nel classico 4-4-2 in fase passiva, Zielinski lo rimodella in 4-4-3 avanzando. Si avvicina a Milik e Insigne che, a loro volta, dimostrano di non intendersi. Come se parlassero lingue diverse e si fossero conosciuti poco prima di sbarcare dall’aereo a Genova, una Genova che presenta un campo viscido e pesante sotto scrosci di pioggia. Con quella faccia ammaccata dalla vita dura, il croato di Spalato Ivan Juric si accorge di essere sul sull’ultimo scoglio. In camicia bianca si agita nel diluvio. La classifica fa scattare allarmi inquietanti e la contestazione dei tifosi al presidente Preziosi. A Juiric non resta che insistere sui suoi concetti. Un 3-5-2 da applicare senza riguardi per nessuno, uomo su uomo, difesa stretta e ripartenze poderose per raggiungere non tanto Piatek, il polacco ormai stella cadente del mercato dopo giorni di fulgore, ma soprattutto Kouamé, ventunenne ivoriano che il Napoli non immaginava così veloce e insidioso, un attaccante che si rivelò con il Cittadella. Il Napoli che fa saltare i nervi ad Ancelotti gioca nel primo tempo con Koulibaly che interviene in ogni emergenza difensiva con Albiol, che ragione e detta il gioco, integrando anche Hamsik che gode le rispetto di Veloso e tiene la posizione senza grandi idee. A centrocampo c’è il solito Allan che combatte, ma Callejon a destra sembra appannato dalle fatiche di Champions e Zielinski gira per il campo nel tentativo di potenziare l’azione offensiva, intando sulla sua fascia vede correre Romulo che dalla destra manda il cross per il gol di Kouamé, con Hysaj che lo marca davanti e con Ospina che per un attimo si distrae. La rimonta del Napoli è complicata dal terreno. Il fango penalizza i più tecnici, ed un Napoli lezioso ha insistito fin troppo nel palleggio contro avversari scorbutici e determinati. Eliminando Milik e Zielinski, il Napoli rinuncia alla variante tattica, perché lascia intatto il 4-4-2 con Fabian Ruiz uomo-ovunque in mediana a sinistra e Mertens non fa rimpiangere Milik. È come il disc-jockey che entra e cambia musica svegliando compagni impigriti. Il divario di ritmo è ancora più evidente dopo l’interruzione per pioggia. Tocca a Mertens offrire l’assist giusto e Fabian Ruiz firmare il pareggio in una difesa genoana che apre oin area uno squarcio. Lo spagnolo quasi batte un rigore. E gioca come avrebbe dovuto Zielinski, mediano di inserimento. Progredisce Callejon che invita i compagni a seguirlo sul versante destro, dove il campo è appena appena praticabile. Proprio lì Ancelotti infila Malcuit al posto di Hysaj. C’è un varco, ma c’è Fabian Ruiz che con la maglia strappata come una bandiera resiste, combatte, attacca. È lui il giocatore simbolo dell’ultimo assedio, in un finale che il Napoli non dimenticherà. Un trionfo nella bufera.

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