L'editoriale di Corbo: "Stratega Ancelotti, mossa ad hoc per sbaragliare il 3-5-2 di Mazzarri che non cambia da millenni!"

24.09.2018
09:40
Redazione

Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Antonio Corbo per l'edizione odierna de La Repubblica:  Cinico il destino che fa incontrare

Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Antonio Corbo per l'edizione odierna de La Repubblica

Cinico il destino che fa incontrare Walter Mazzarri e Carlo Ancelotti, allenatori così diversi, proprio dopo gli oziosi raffronti tra il nuovo Napoli ed il triennio del Bel Gioco. La nostalgia di Sarri creava pericolose suggestioni dopo il pareggio di Belgrado in Champions. Ancelotti non deve dimostrare nulla, tutto scivolava sulla sua indifferenza, ma in un giorno eleva la panchina a cattedra. Prima del Torino, stravolge la sua squadra.

Quattro cambi su 11: Luperto, Rog, Verdi, Mertens, chi l’avrebbe detto? Letta la formazione, il Napoli desta più preoccupazione che curiosità. Sembra un dissennato turnover. Non lo è affatto, bastano i due gol nei primi 20 minuti a spiegare il perfido progetto ideato da Ancelotti. Il disinvolto stratega avrà immaginato il modulo del Torino. Quel 3- 5-2 che Mazzarri non cambia da millenni. Il piccone di Ancelotti punta subito a demolire la difesa a tre.

Non si intravede il solito 4-4-2 né si delinea un modulo chiaro. Il Napoli schiera una squadra a trazione anteriore per slabbrare il terzetto difensivo. Izzo, N’Koulou e Moretti sono fatalmente ingannati da un gioco di incroci che rende irrintracciabili Insigne, Mertens e Verdi. I tre difensori si allargano senza avere punti fissi. Mazzarri dovrebbe invece stringerli, arretrando gli esterni per crare una trincea. Non lo fa. Lascia i tre nel ciclone. E vi sarebbe un altro scattista da controllare sulla sinistra del Torino: Callejòn che non trova Berenguer, ma Aina.

Dopo 4 minuti, il primo pasticcio: Moretti rinvia colpendo N’Koulou. Il Torino è già in confusione. Non si copre, non cambia, non arretra gli esterni ma li inverte nella speranza che Berenguer a destra metta a disagio Luperto. Macché, proprio da Luperto sulla sinistra del Napoli avvia l’azione del primo gol, firmato da Insigne, sveglio più di tutti al centro. Il Napoli imperversa su quel versante per non placarsi neanche dopo il secondo gol, quando Verdi apre a sinistra per chiudere a destra scambiando con Merte.

Il Napoli domina per ampiezza e velocità. Insigne, Mertens e Verdi giocano larghi e in orizzontale, con Callejòn e Luperto che avanzano sulle corsie bloccando le ripartenze di Berenguer e Aina. Il centrocampo è una zattera in mezzo al mare. Baselli, Rincon, Meité non proteggono la difesa né assistono le punte: Zaza inutilmente velenoso e un lento Belotti, unico urlo è il gol su rigore che rischia di riaprire la partita.

È l’inizio della ripresa, Baselli riprende quota al centro e Berenguer ottiene il rigore da Luperto, ingenuità che non oscura la sua prova. Ancelotti soprende ancora. Costretto a sostituire Luperto, rifiuta il cambio classico con Mario Rui, spedisce a sinistra Hysaj per lanciare un più che sicuro Maksimovic esterno destro. Sull’1-2 tuttavia Zielinski rimette la squadra in sicurezza. Il gol di Verdi e il suo frenetico contributo, i progressi di Hamsik non regista ma signore del centrocampo, la rapinosa prontezza di Insigne al centro dell’area ed il ritorno di un esuberante Mertens aprono il ciclo delle grandi sfide.

Parma, Juve, Liverpool hanno qualche ora timore in più. Avranno visto in tv il Napoli di Torino come nessuno si aspettava, neanche loro.
 

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