"Ma chi è arrivato? Maradona?" s'interrogano ai banchi del desk di Capodichino. Accoglienza da grandissimo giocatore per il neo arrivato Gabbiadini

05.01.2015
11:00
Redazione

Come riporta l'edizione odierna de Il Mattino, lui ha un’aria trasognata dipinta in viso, come di un bambino finalmente arrivato a Disneyland. Non è propriamente un oratore e si capisce che il suo ambito è il campo di calcio, più che le dichiarazioni. «Mi spiace non aver salutato i tifosi, spero di farlo con i gol. L’azzurro del Napoli adesso viene prima di ogni cosa, poi verrà anche quello della Nazionale». Chissà cosa sarà passato per la testa a Manolo Gabbiadini quando invece del suo bagaglio, si è ritrovato una cinquantina di tifosi nell’area riservata dell’aeroporto di Capodichino pronti per un selfie e con un pallone tra le mani per un autografo. «Ma come sono arrivati fin qui?» si chiedono quelli della sicurezza beffati. Il ragazzo di Bolgare aveva appena messo piede a Napoli, nella città dove dovrà restare fino al giugno del 2019 e si sente come atterrato su Marte. Non indossa quelle odiose cuffiette di iPod che servono per affogare i pensieri dentro un mondo di musica a palla. No: vuole godersi tutto, anche i rumori, di questo primo inebriante assaggio di Napoli. «Mi ha sorpreso vedere tutte queste persone, è una cosa bella. Ma conosco Napoli, so bene cosa è ingradodidare come passione», dirà più tardi, con calma, una volta arrivato a Castelvolturno per le visite mediche che ha brillantemente superato. Saluta con la mano, da lontano. La solleva piano verso la folla, muovendo appena le dita. Ciao ciao: lo dice soprattutto a se stesso. Fuori, a mandare in tilt lo scalo napoletano, sono arrivati in ottocento, forse un migliaio. Che hanno assediato il varco «arrivi» dell’aeroporto, creando scompiglio ai passeggeri e costringendo la polizia a pianificare un piano B per l’uscita dell’attaccante. «Ma chi sta arrivando, Maradona?», si interrogano dai banchi del terminal. Gabbiadini atterra poco dopo le 18,10 accompagnato dal suo manager. I tifosi gridano «Ma-no-lo! Ma-no-lo!» al ritmo tribale della passione, picchiano le parole, urlano i soliti slogan contro la Juve. Lui li ascolta da lontanissimo e gli parte un sorriso che è una smorfia. «Un gol alla Juve domenica? Beh, speriamo di sì. Ma speriamo soprattutto di vincere», spiega. Lui, d’altronde, di gol alla Juve ne ha già fatti due, con la Sampdoria: l’ultimo appena un mese fa allo Stadium di Torino. Dalla serie «vendetta, tremenda vendetta». Il viaggio è stato breve, meno di un’ora di volo. La paura chissà. Ha lasciato Bogliasco in mattinata, tra i rimpianti di Sinisa Mihajlovic («È un bravo ragazzo, a Napoli farà vedere quanto è forte, sono sicuro») e le ultime parole d’amore per la Sampdoria («Mi mancherà»). È alla svolta della sua carriera. Benitez, che in serata lo ha brevemente salutato a Castelvolturno, glielo ha spiegato alla sua maniera. Con garbo, senza caricarlo di pressioni. Ma Gabbiadini è nelle mani giuste per fare il salto di qualità. Basterà ascoltare e avere pazienza. Da oggi inizierà a conoscere i suoi nuovi compagni (domani a Cesena non può giocare, è squalificato), stringerà la mano a Callejon e Higuain («Spero proprio che gli diano i consigli giusti per diventare un campione», si augura la sorella Melania, da tre anni migliore giocatrice d’Italia) mentre il ds Bigon depositerà il contratto in Lega. Un contratto lungo 4 anni e mezzo, da 1,5 milioni di euro di ingaggio a stagione, più bonus, premi e prebende di vario genere. L’ultimo intoppo si è concluso alla maniera di DeLaurentiis che ha comprato il 100 per cento dei diritti d’immagine della punta. D’altronde, è una delle cose di cui va più fiero il presidente azzurro e difficilmente avrebbe fatto un passo indietro per Gabbiadini. L’entusiasmo dei tifosi azzurri è impressionante: un bambinetto con la maglia di Hamsik scala le spalle di suo papà e una volta in cima, urla il nome del nuovo idolo della folla. Gli uomini della sicurezza privata, abito scuro, stemma sulla giacca, fanno fatica a respingere qualunque assalto d’amore. A un certo punto, la decisione. Improvvisa. Gabbiadini non può uscire dalla porta principale, sarebbe rischioso per lui e per tutti. E allora fila via per una uscita secondaria. Un onore che qui a Capodichino hanno concesso solo ai grandi campioni. Anche sotto questo aspetto, è già un idolo.

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