Mario Rui, il suo ex allenatore Simoni: "Ha piedi da rifinitore e qualità rare per un difensore. L'altezza non è un problema"

24.06.2017
12:15
Redazione

Mario Rui come alternativa o priorità, come nome a sorpresa o pupillo che ritorna e forse non se n’era mai andato, come – ennesima – pista da seguire in questo caldo calciomercato che s’è fatto attendere ed ora si lascerà vivere fino al termine del mese di agosto. È il passato a ricordarlo: il terzino che oggi gioca nella Roma, reduce da un’annata sfortunata a causa dell’infortunio al crociato, corteggiato dal Napoli tanto da riflettere sull’ipotesi di addio ai giallorossi, ha conosciuto Sarri ad Empoli ed il rapporto, tra i due, è di quelli ottimi. E poi l’identikit pare essere quello giusto e lo è ancor di più dopo il racconto di Luigi Simoni, ex tecnico azzurro ma anche suo allenatore al Gubbio nella stagione 2011-12, nel ventre di mille difficoltà culminate con la retrocessione in Lega Pro. Difficoltà, esoneri ed infine la retrocessione.

Stagione da dimenticare, vero? «Parlano i fatti. E Mario Rui cinque anni fa era una semplice rivelazione. Lo acquistarono convinti delle sue qualità ma nessuno s’aspettava la sua esplosione. Era una promessa divenuta certezza in un attimo. Di lui conservo un ottimo ricordo».

Lo condivide un po’ con noi? «È un terzino talentuoso, un difensore che ha grande qualità, dotato di un sinistro eccezionale per precisione e violenza. È un giocatore agile, veloce, rapido. E poi è un bravissimo ragazzo. Era ben voluto da tutti i compagni di squadra».

È un giocatore da Napoli? «Se è stato da Roma, può certamente essere da Napoli. Ma è diverso da Ghoulam: è più offensivo ed ovviamente meno fisico».

Pare che Sarri abbia voglia di riabbracciarlo. «Perché ha qualità uniche, che colpiscono, e soprattutto rare per un terzino. Per essere un difensore ha piedi da mezzapunta o da rifinitore. È bravo a segnare su calcio piazzato, crossa benissimo, fornisce assist precisi ai compagni. È un costruttore di gioco, più che un difensore di rottura. Un palleggiatore che aiuterebbe il Napoli nella fase di manovra».

Ma un giocatore così offensivo può giocare anche altrove? «Certo che sì. Da terzino in una difesa a quattro (suo modulo di riferimento) va benissimo ma, per le caratteristiche che ha, sarebbe perfetto anche come esterno a sinistra in un centrocampo a cinque».

Però non è altissimo. «Ma tutto dipende da quello che cerca la società. È piccolino, vero, ma è grintoso e determinato. E poi tutti i migliori terzini brasiliani hanno la sua stessa statura: Marcelo, Dani Alves e in passato Roberto Carlos. Bassi ma campioni. È chiaro che sulle palle alte farebbe fatica ma una squadra si costruisce con le caratteristiche di tutti i giocatori. Se il Napoli crede di avere altrove la fisicità necessaria, ad esempio al centro della difesa con Albiol e Koulibaly, oppure a centrocampo, allora può anche “sopportare” un terzino brevilineo ma di grande talento come Mario Rui».

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