“Napoli chiama, Torino non risponde”, Luigi Necco mancherà al calcio: da 90° Minuto allo spiacevole episodio di Avellino

14.03.2018
13:00
Redazione

Si è spento ieri Luigi Necco, storico volto di 90° minuto che ha narrate le vicende azzurre e non solo degli anni d'oro del Napoli

Stadio Azzurri d’Italia, Bergamo, era il 21 gennaio e il sole alle 12,30 rendeva meno rigida la temperatura invernale. In tribuna stampa qualcuno esultava al fischio finale di Atalanta-Napoli (0-1) e tra questi anche Luigi Necco, stretto in sciarpa e cappotto. Il cappello a falde larghe gli copriva il volto rubicondo e quegli occhiali, sempre gli stessi, ingigantivano i suoi occhi sorridenti. Ma non quella volta. Cadde rovinosamente sulle scalinate, Necco, e fu aiutato da chi gli era vicino per rialzarsi, faticosamente. Dopo più di 30 anni quel sorriso catodico improvvisamente sparì dal volto, si fece largo il dolore e la paura di non reggere più al peso degli acciacchi che si accumulano. Quella domenica lì si fece forte anche perché voleva resistere fino al 20 maggio, nell’auspicio di ripetere ancora una volta: “Napoli chiama, Torino non risponde”. È morto ieri, all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove era ricoverato da alcuni giorni, per una grave insufficienza respiratoria, il popolare giornalista napoletano, il volto storico di “90° Minuto”. Avrebbe compiuto 84 anni proprio a maggio, magari per raccontare ancora una volta lo scudetto del Napoli, quello che potrebbe vincere Hamsik dopo Maradona, con i suoi storici e sovraffollati collegamenti dallo stadio San Paolo. Dopo “90° minuto” la sua carriera continuò a Mediaset per le dirette dai campi a “Buona Domenica”. Nessuno riuscì a spegnergli il sorriso, nemmeno l’attentato camorristico: fu gambizzato in un ristorante di Avellino da tre uomini inviati da Vincenzo Casillo, ‘O Nirone, luogotenente del boss della camorra Raffaele Cutolo. Questo perché pochi mesi prima il giornalista aveva detto a “90° Minuto” dell’incontro fra il presidente dell’Avellino, Antonio Sibilia e il calciatore brasiliano Juary, con lo stesso Cutolo, in una delle udienze del processo al boss. Durante una pausa dell’udienza Sibilia salutò il boss con tre baci sulla guancia e fece consegnare dal calciatore medaglia d’oro con dedica “A Raffaele Cutolo dall’Avellino calcio”. Lo riporta Tuttosport.

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