
Napoli-Svezia, un legame mai finito: ecco i nomi di tutti gli "svedesi azzurri"
NAPOLI. Napoli e Stoccolma, Italia e Svezia. E' quasi ridicolo elencare tutte le differenze culturali e naturali di due città e due paesi così lontani, e così diversi. Ma calcisticamente, la città partenopea non può certo dire di non aver mai avuto un feeling con la pulita e ordinata Svezia. Tuttavia, anche se pochissimi giocatori nordici hanno indossato la maglia azzurra, almeno uno di questi ha fatto la storia del club azzurro. Ed ecco che quando si parla di "Svezia" in ambito Napoli, viene spontaneo dire "quel nome non mi è nuovo". Evidentemente il pensiero va a Hans Olof Jeppson, detto Hasse. L'attaccante svedese ha firmato parte della storia azzurra, vestendo la maglia partenopea dal 1952 al 1956, e collezionando l'impressionante media di 52 reti in 112 partite, quasi una ogni due gare. L'allora presidente Achille Lauro lo ingaggiò dall'Atalanta per l'allora stratosferica cifra di centocinque milioni di lire: a causa dell'ingente somma pagata dal Napoli nel 1952, i tifosi napoletani lo ribattezzarono 'o Banco 'e Napule (il Banco di Napoli), quasi a sottolineare che da solo valeva quanto l'intero capitale dell'importante istituto di credito cittadino. Jeppson è tutt'oggi tra i 15 migliori marcatori della storia del Napoli. Ad oggi l'attaccante svedese è vivo nei ricordi dei vecchi tifosi, e chi lo ha visto giocare lo paragona a Cavani. Dopo di lui, negli anni '70, Kurt Hamrin tentò di lasciare il segno in azzurro: purtroppo non fu così, perché l'attaccante svedese, soprannominato "L'uccellino", arrivò davvero troppo tardi a Napoli (aveva 37 anni) e di conseguenza segnò appena 3 reti in 22 presenze, nella sua permanenza a Napoli tra il 1969 e il '71, quando ormai aveva già dato il meglio della sua carriera. Nella Fiorentina ad esempio, in quasi 10 anni segnò valanghe di gol. Tra l'altro Hamrin giocò anche nell'Aik, ed è quindi un doppio ex della sfida di domani. Andò meglio, molti anni dopo, a Jonas Thern. Il biondissimo centrocampista è uno dei simboli del Napoli post Maradona: vero e proprio affare di Ferlaino, che lo regalò nel 1992 a Claudio Ranieri. Il mediano fu pagato 4,8 miliardi di euro, ed è stato per due stagione un pilastro della squadra. Dovette lasciare il Napoli a causa dei problemi economici del club, e con disappunto dei tifosi Thern si trasferì nel 1994 alla Roma, con la quale arrivò quinto in classifica nelle sue due prime stagioni, centrando in entrambi i casi la qualificazione in Coppa Uefa e lasciando l'amaro in bocca ai tifosi partenopei, che videro lo svedese dare ancora il meglio con un'altra squadra. C'è stato tempo per il passaggio di un ultimo svedese: ma questa fu proprio una comparsa. Il neonato Napoli dell'era De Laurentiis ingaggiò nel 2004 Karl Corneliusson, col ruolo di centrocampista. Lo svedese giocava nella Salernitana, ma l'impatto con la squadra azzurra, di qualità nonostante la Serie C, lo relegò a ruolo di comparsa, tanto che l'allora dg Marino lo liberò rescindendo il contratto. E pensare che si parlava dell'erede di Thern...