Nuovo patto tra Napoli e Comune, la festa scudetto potrebbe esserci il 2 luglio al San Paolo: per Maradona partita e cittadinanza

12.05.2017
10:10
Redazione
C’è un retroscena dai contorni fin troppo delineati, dietro alla farsa dell’altro ieri al San Paolo: di cui hanno pagato le conseguenze in eguale misura Napoli e Comune, corresponsabili di una caduta di stile che ha avuto eco anche all’estero, sui media spagnoli. Le porte in faccia sbattute a una rappresentanza dei campioni d’Italia del 1987, nel giorno del trentennale del primo scudetto, si sono trasformate infatti in una figuraccia per la città: complice il successivo scambio d’accuse tra il club e la pubblica amministrazione. Ma sotto sotto, al di là dello scaricabarile ufficiale, quella di vietare l’ingresso allo stadio a Bruscolotti e compagni è stata una decisione condivisa da De Laurentiis e de Magistris: spiazzati entrambi da un festeggiamento “spontaneo e ufficioso”, che rischiava di scombinare i piani già concordati tra gli uffici di Castel Volturno e Palazzo San Giacomo, ai massimi livelli. Come riporta La Repubblica, edizione napoletana, il 10 maggio era la data più giusta solo dal punto di vista cronologico, per festeggiare i 30 anni dalla vittoria del primo scudetto. Ma il Napoli e il Comune avevano già convenuto da tempo di rimandare le celebrazioni ufficiali, soprattutto per l’indisponibilità comunicata a De Laurentiis e de Magistris da Maradona. Si rimanda a luglio, con in pole position la data di domenica 2. A Palazzo San Giacomo hanno volutamente assecondato il Napoli, preservando il San Paolo per lo show di luglio e volendogli consegnare anche la cittadinanza.
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