Onorevole Bindi: "La mafia si è infiltrata nel calcio ed è sottovalutata dalle società: curve in mano ai criminali"

16.12.2017
03:00
Redazione

Onorevole Rosy Bindi, com’è lo stato di salute del calcio italiano? «Diciamo che il corpo non è abbastanza sano dal ritenersi immune da possibili infiltrazioni criminali – dice la deputata nell’illustrare la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, che ha presieduto in questi mesi, come riporta La Gazzetta dello Sport–. Le nostre indagini ci dicono che il fenomeno è stato sottovalutato. Da tutti, non solo dalla Juventus. La mafia utilizza il calcio per creare consenso sul territorio», scrivono la Bindi e l’altro relatore, il deputato Pd Marco Di Lello –, ipotizza uno scenario inquietante – «Se perfino la più importante società italiana viene raggiunta dalle attenzioni delle organizzazioni mafiose, cosa accade nelle categorie minori? Ormai c’è un’osmosi tra mafie e tifo organizzato. Serve un patto tra Stato e club: siamo disposti a limitare la responsabilità oggettiva, a patto però che le società facciano la loro parte: recidano qualunque legame con violenti e criminali, neghino l’ingresso a certi soggetti. Abbiamo ascoltato troppi “non so, non ricordo, non mi competeva” dai presidenti di Serie A in questi mesi».

Perché, è bene ricordarlo, la Juventus si è presa, suo malgrado, la scena, ma il lavoro della Commissione ha fotografato anche altre realtà, a volte scoperchiando legami con la criminalità altrettanto inquietanti: Napoli, Genova, Lazio, Crotone, Catania, Latina sono le piazze indagate. Certo, a Torino il fatto è stato eclatante, «la ‘ndrangheta – si legge nella relazione – si è inserita come intermediaria e garante nell’ambito del fenomeno del bagarinaggio gestito dagli ultrà della Juventus». Vittima o complice, la società bianconera? «Né l’una né l’altra – risponde la Bindi –: ha sottovalutato il rischio, ma questa incapacità di riconoscere le modalità dell’agire mafioso è un fattore comune a molte società calcistiche». E cita, a proposito del San Paolo di Napoli, «... la procuratrice della Repubblica che ci ha raccontato di come le curve siano nelle mani di due diverse organizzazioni criminali e che finché non entrano in conflitto tra loro va bene... Ecco, così non deve più andare bene».

 

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