Spunta la Chiesa di Maradona. CorrSera: è a Rosario, celebra il Natale il 30 ottobre

29.11.2020
20:00
Redazione

Morte Maradona

Napoli - Nun me piace ‘o presepe. «Non ci sarà Natale. Io l’ho già celebrato il 30 ottobre: il Natale di Diego…». Giovedì c’era anche il profeta del maradonesimo, in coda alla Casa Rosada.

Maradona

Come riporta Il Corriere della Sera:

"Non è riuscito a vedere il volto del suo dio, inizio e fine di tutto il suo mondo: come tanti, è sfilato a bara ormai chiusa e adesso aspetta d’andare pellegrino almeno sul sepolcro, appena lo permetteranno. Alejandro Verón si dispera a darsi un perché: «Che anno di merda, mi s’è pure incendiata la falegnameria! Però sono sereno. Maradona l’ho sempre onorato in vita e per farlo non ho certo aspettato che morisse». Se pensate sia da iconoclasti cacciare San Paolo dallo stadio di Napoli, per rimpiazzarlo con San Diego; blasfemo, concordare che fu Dio a far segnare quel gol di mano con l’Inghilterra; un’eresia, dire che c’è stato il verbo calcistico d’un solo D10S e tutto è compiuto: beh, se tutta la retorica cristica&calcistica vi ha indignato e un po’ stufato, quel che crede il profeta Alejandro vi sembrerà roba d’anticristi biancocelesti. Ventidue anni fa, nella fatal Rosario, il 30 ottobre in cui si celebravano i 38 anni del campione, il giornalista sportivo Alejandro e un amico decisero di fondare la santissima Iglesia de Maradona. Doveva essere una parodia, diventò una liturgia. Sembrava un passatempo, e fu subito passione. Il loro Vaticano è nel barrio della Tablada di Rosario e non si sentono scismatici: «Noi veneriamo un dio razionale e uno passionale, ed è sempre Maradona». C’è chi ci vede del sincretismo e chi del semplice cretinismo. Del resto in quest’epoca terrapiattista — è il 60 d.D. (dopo Diego), per usare il calendario adottato dai maradoniani — siamo circondati di pastafariani che credono in un Creatore a forma di spaghetti e d’adoratori del bacon o della Grande Teiera universale, di cultori del divino Bob Marley come del jazzista Coltrane, di chi identifica dio nel principe Filippo o in Putin, dei chiamati da Google e di chi prega lo Jedi di «Star Wars»: perché stupirsi d’un cenacolo che officia matrimoni col piede sul pallone, esige che all’anagrafe i figlioli siano tutti Dieguiti e li battezza con la mano sulle pagine sacre di «Yo so el Diego», festeggia la Pasqua il 22 giugno per ricordare la vittoria mundial dell’Argentina sull’Inghilterra? In questi giorni di lutto nazionale, la chiesa maradoniana è l’ospite fissa delle arene tv argentine. Scende da Rosario con la grottesca tavola dei suoi dieci comandamenti, annunciati per davvero al popolo eletto degli stadi: ama il calcio su tutte le cose, non proclamare il nome di Diego invano, onora il pallone e alla fine, tanto per non essere troppo barbosi, «cerca di mantenerti in forma con la tartaruga». Anche le preghiere sono da barzelletta. Si crede in un solo Diego calciatore onnipotente e lo s’invoca a mani levate: «Diego nostro che sei nei campi… rimetti a noi ciò che rimettiamo agl’inglesi… e non c’indurre in fuorigioco, ma liberaci da Pelé»".

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