Titti Improta: "Calcio mondo maschilista, ma Sarri ha voluto solo proteggere lo spogliatoio come fa Mourinho. Apprezzo le sue scuse, mai arrivate quelle di De Laurentiis"

13.03.2018
13:10
Redazione

«Non è la prima volta che accade. Il primo è stato Aurelio De Laurentiis. Era il 2012, finale di Coppa Italia: gli chiesi chi avrebbe

«Non è la prima volta che accade. Il primo è stato Aurelio De Laurentiis. Era il 2012, finale di Coppa Italia: gli chiesi chi avrebbe preso se Lavezzi fosse andato via. E lui rispose: ‘farei giocare lei nuda in mezzo al campo’». Titti Improta è la giornalista che ha chiesto a Maurizio Sarri, dopo la partita Napoli-Inter, se lo scudetto fosse compromesso. Sentendosi rispondere «Sei una donna, e carina, perciò non ti mando affanc...».

Un caso che è diventato nazionale scatenando reazioni di solidarietà e la decisa presa di posizione dell’Ordine dei giornalisti. La giornalista è stata intervistata al Corriere del Mezzogiorno.

Si tratta di sessismo o dell’incapacità di sostenere domande vere e non di maniera?

«Né dell’una, né dell’altra cosa. Sarri ha pensato di fare una battuta per proteggere lo spogliatoio. In un momento di rabbia per un risultato che non si aspettava, ha dato una risposta per attirare l’attenzione su altro e sfumare il suo disappunto, un po’ come fa Mourinho. In seguito è si è scusato. E ho trovato le sue scuse molto sincere».

De Laurentiis lo fece all’epoca?

«Mai direttamente. Sarri invece non ha esitato e l’ho apprezzato. Non penso sia sessista e né omofobo, nonostante la frase riferita a Mancini. È sopra le righe».

Resta una incapacità di comunicazione?

«Sarri è diseducato alla comunicazione. Al di là di tutto, trovo fuori luogo utilizzare parolacce, ma ancor di più in un luogo come la sala stampa. In quanto a de Laurentiis, ha atteggiamenti che incoraggiano anche altri ed essere formalmente scomposti».

E i colleghi che hanno riso alla sua uscita?

«Mi hanno delusa, mi sarei aspettata silenzio più che risate. Mi difendo assolutamente da sola, ma resta la delusione per una reazione poco appropriata. Detto questo, ho ricevuto messaggi di solidarietà e attestati di stima da tutta Italia, anche da colleghi incontrati una volta sola».

Da 10 anni si occupa di sport, ma nel calcio è cresciuta: si tratta di un mondo maschilista?

«Sì, lo è. Io sono cresciuta a pane e pallone e questo mi ha aiutata a comprendere i meccanismi di un ambiente maschilista e difficile. Un po’ ti abitui, un po’ ti lasci scivolare le cose: ma solo se non travalicano l’ambito dello spogliatoio per finire nelle redazioni o in sala stampa. Sul chiacchiericcio da bar lo scherzo ci può stare, ma senza andare oltre».

Lei è al vertice del comitato Pari opportunità dell’ordine dei giornalisti ed è una bella donna: per essere prese sul serio bisogna avere poco appeal?

«No, non è che si debba essere brutte. Per essere prese sul serio bisogna avere professionalità, tenacia, votarsi ad un lavoro costante. Non è un caso se siamo più precise, più puntuali, più organizzate. Non vorrei fare una discriminazione al contrario, ma sicuramente in un mondo come quello del calcio bisogna dimostrare di più per reggere il confronto».

L’incidente è chiuso?

«Per me è tutto risolto. Io e il mister andremo a mangiare una pizza e spero di offrirla io. Abbiamo scommesso e tocca a me pagare se il Napoli vince il campionato».

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