Zazzaroni svela: "Un tecnico di serie A mi ha detto che è più difficile affrontare il Napoli della Juve, se li aspetti sei morto!"

24.02.2018
10:45
Redazione

Ivan Zazzaroni, giornalista, nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, ha approfondito il momento del Napoli e la sfida scudetto con la Juventus rivelando anche

Ivan Zazzaroni, giornalista, nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, ha approfondito il momento del Napoli e la sfida scudetto con la Juventus rivelando anche un piccolo retroscena di un tecnico ‘ignoto’.
 
Un campionato l’ha già vinto quasi senza accorgersene. Trentanove le giornate, una più del solito, differenti le date di apertura e chiusura e inevitabilmente i riscontri finali: dall’8 gennaio 2017 al 30 dicembre scorso.  
 
Nel torneo che chiamerei “solare” - naturale l’omaggio a Napoli - ha conquistato 99 punti perdendo solo due volte, mentre la Juve si è fermata – si fa per dire – a 96 e con una gara in più (dodici mesi fa giocò il recupero col Crotone): 96 i gol fatti da Mertens e compagnia e 31 quelli subiti, contro gli 89 a 28 della squadra di Allegri. 
Il titolo virtuale conta nulla ma dice tanto: afferma il valore di una continuità cercata, trovata e a lungo mantenuta (media punti 2,54 contro 2,40), novità la cui origine va individuata in un progresso sostanziale, questo: il Napoli non ha aumentato i punti di forza, ha però ridotto quelli di debolezza, se si considera che pur avendo perso il confronto diretto, oltretutto in casa, si ritrova ancora primo: questo significa che il suo percorso è decisamente migliore. La crescita è mentale: penso ad esempio a due anni fa quando, sopra di due punti, andò a perdere a Torino e subì un forte contraccolpo; stavolta ha lasciato i punti alla Juve ma si è rimesso a marciare spedito. 
Il Napoli di Sarri è l’anomalia della Serie A, non è sempre bellissimo, questo va detto, e ogni volta che porta a casa i tre punti senza incantare viene puntualmente ridimensionato dai tifosi della concorrente diretta, le cui conclusioni sono, di solito, queste: “Tutto qui, il bel gioco del maestro?”, “maestro di cosa, poi?”, “alla fine contano le vittorie, tutto il resto sono chiacchiere”. 

Giorni fa un allenatore di Serie A del quale non posso fare il nome - se lo tradissi mi inseguirebbe col forcone - confidava che è più complicato affrontare il Napoli della Juve, «perché, prima cosa, non ti fanno uscire» chiariva «e poi hanno un palleggio che può essere rapido ma anche lento e disturbante; se li aspetti una volta che ti hanno colpito sei morto; se provi a giocare e concedi spazio ti puniscono». La perfezione dell’idea (unica?) è alla base del primato, il senso del gioco addestrato, non solo organizzato. 
Oltre al gioco, ha un peso notevole la strategia del tecnico condivisa dal gruppo: considerate la possibilità di puntare allo scudetto e l’indispensabilità di alcuni elementi (in ordine d’importanza Insigne, Mertens, Koulibaly, Albiol, Callejon, Hamsik, Hysaj, Jorginho, Zielinski è la variabile) dopo l’uscita dalla Champions Sarri ha fatto scelte discutibili - e immancabilmente discusse - ma conservative sia in coppa Italia sia in Europa League. Si è assunto tutti i rischi del caso: solo a Lipsia, dopo aver capito che l’1-3 dell’andata aveva lasciato delle scorie sull’umore della truppa e confortato dal fatto che il posticipo col Cagliari era (è) di lunedì sera, ha rimescolato le carte, vinto con merito e recuperato entusiasmo e fiducia. 
Altra sottolineatura importante. In passato il Napoli perdeva molti punti con le piccole, anche al San Paolo: una condotta più responsabile, la maggiore attenzione evidenziata dalla difesa e l’abbassamento del livello di numerose avversarie hanno giocato e continuano a giocare a sua favore: l’obiettivo del tecnico è arrivare allo scontro diretto in posizione di vantaggio, ma non è detto che la partita di Torino possa risultare decisiva. 
Inoltre, in attesa di ritrovare Milik, Sarri ha recuperato Callejòn e ricevuto risposte molto positive da Zielinski, centrocampista in grado di essere speso in quattro posizioni: i due da interno e i due da esterno d’attacco. Manca ancora il miglior Hamsik, portatore sano di equilibrio tattico e gol: proprio lo slovacco potrebbe essere la chiave di volta delle ultime 13 giornate. La Juve è la più forte, ha più qualità individuali e una superiore esperienza, ma da qui a fine maggio l’ostacolo più serio del Napoli è rappresentato da infortuni e squalifiche.  
Sono convinto che Sarri, giunto soltanto a 57 anni alla guida di una big, alla perizia nel lavoro sul campo abbia anche aggiunto una discreta capacità di selezione in senso lato. La esprime alla sua maniera.  
Il Napoli vincerà questo scudetto; se non accadrà, sarà la Serie A ad aver vinto con questo Napoli.  

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