FOTO 'BIDONI AZZURRI' - Preferì il Milan e la Florida anzichè l'anonimato. Ve lo ricordate questo ex azzurro?
Si affacciò al calcio che conta insieme a un certo Fabio Cannavaro e ci pensò Marcello Lippi, tecnico del Napoli nel lontano 1994, a buttarlo nella mischia in un Inter-Napoli che ancora non ‘sapeva’ di scudetto. Questa è la storia di Alessandro Sbrizzo, un giovane calciatore che sperava di toccare i tetti del calcio internazionale. Difensore centrale dal fisico prorompente, un bell’ammasso di muscoli con poca tecnica. Sbrizzo ha percorso tutta la trafila delle giovanili azzurre, a soli 19 anni provò l’ebbrezza di confrontarsi con i grandi del calcio, ma una serie d’infortuni, lo scarso utilizzo e la voglia di diventare allenatore stopparono la carriera dell’eterno incompiuto. Ogni stagione sembrava dovesse spiccare il volo e guadagnarsi la stima del tecnico di turno, ma chi credeva in lui fu smentito immediatamente. La sua brevissima carriera di calciatore professionista durò fino all’età di trent’anni e si divise tra Napoli, Reggina, Savoia e Pescara (in B).
“Da grande farò…” – Sin da ragazzini si coltivano i ‘sogni nel cassetto’ e quello di Sbrizzo è sempre stato quello di diventare un allenatore. Che sia in A, in B, o anche in America, ma l’importante era diventarlo. In effetti ci è riuscito, l’ex azzurro a trent’anni scelse la strada del training e iniziò a collaborare col Milan. Sì, avete capito bene, Sbrizzo si trasferì a Miami Beach, in Florida, dove allena dei giovani calciatori (dai 6 ai 14 anni) per conto del club rossonero. Il Milan ha aperto tre Academy negli Usa e Sbrizzo è il responsabile tecnico di una di queste squadre. Mica male la scelta dell’ormai trentottenne ex calciatore nato e cresciuto a Napoli: meglio la Florida e le spiagge di Miami anziché ‘marcire’ tra le serie cadette in Italia. Evidentemente capì che non c’era più modo di salire di grado e optò per una scelta di vita completamente estranea rispetto alla sua professione. ‘Sbirro’ Sbrizzo, così lo chiamava un noto telecronista partenopeo per la sua aria da appuntato e un pizzetto molto pronunciato, terminò la sua carriera calcistica a Pescara, poi via, dritto negli Usa.
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