Pelillo...nell'uovo - Napoli, l'umiltà sale e scende e non solo nella testa...

13.02.2020
12:00
Redazione

Il Napoli torna umile e torna pure a vincere. Sembra tutto così troppo semplice quanto chiaro. Questa squadra ha battuto Liverpool, Lazio, Juventus e Inter, club che primeggiano nelle rispettive competizioni, e poi si è persa con le "piccole". Senza tornare al passato, osservando il Napoli di Gattuso, appare evidente quanto la squadra abbia ottenuto dei risultati tralasciando la presunzione di voler osare ad ogni costo, senza badare bene alle coperture. L'umiltà permette ai calciatori di sacrificarsi di più nella fase passiva di gioco e non rischiare troppe ripartenze. L'umiltà non fa mollare quel centimetro che fa la differenza nello sport, e più si sale e più il centimetro pesa. L'umiltà è anche legata all'atteggiamento dell'allenatore. A parole tutti i tecnici ripetono ai propri calciatori di stare attenti alle trappole quando l'avversario non ha il nome forte sulle maglie. Poi, però, contano i fatti e i messaggi pratici che un allenatore trasmette già dall'undici che manda in campo, contano più della dialettica. L'impressione generale, è che il Napoli che aveva ritrovato spirito di sacrificio dalla Lazio in avanti, sia nuovamente caduto in presunzione contro il Lecce, a partire dall'allenatore, a prescindere da quanto abbia dichiarato nel prepartita. Il Napoli oggi ottiene se si sacrifica, se abbassa il baricentro, se lotta su ogni pallone, se si chiude e riparte. Oggi il Napoli è questo. Non può osare troppo perché non ne ha le qualità. Perché quando si osa troppo tatticamente, poi bisogna saper sfruttare le occasioni da rete, ma questa concretezza è altalenante, è lo specchio di tutto il Napoli di questo momento, di questa annata. Questo non significa che il Napoli sa fare solo il catenaccio. L'umiltà non deve mai sparire nello sport, ne è il sale. E umiltà non significa giocare all'italiana, ma adattarsi all'avversario, prevedere le coperture quando si vuole osare e più si è incerti di saper fare gol davanti, più è necessario pensare alle coperture quando si avanza e si perde il pallone. Ora agli azzurri spetta un trittico di squadre più deboli sulla carta. Cagliari e Brescia in trasferta, poi arriva il Torino al San Paolo. Nel bel mezzo il Barcellona di Messi. Il lavoro mentale sarà fondamentale. L'atteggiamento di questa squadra lascia paradossalmente sperare di più per la sfida proibitiva agli spagnoli che alle gare del campionato. Il Napoli resta aggrappato alla sua umiltà che ci sarà in Champions, mentre per Cagliari rimane il punto interrogativo. Molto, però, dipenderà dall'allenatore. I messaggi tattici dicono più delle parole in conferenza. Non è tempo di pensare ad essere belli, non è più quel Napoli, non è più quella la strategia vincente, lo dicono i risultati... Vedremo...

Fonte : di Marcello Pelillo
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