Pelillo...nell'uovo - Un grande Napoli con un grande peccato...

29.10.2018
16:50
Redazione

Ventisei tiri in porta e un gol, al minuto '89. "Non conta il gioco, conta vincere", avrebbero esclamato pochi e irriducibili detrattori

Ventisei tiri in porta e un gol, al minuto '89. "Non conta il gioco, conta vincere", avrebbero esclamato pochi e irriducibili detrattori del Napoli di Sarri. I fatti, però, confermano che il Napoli, oggi come ieri, è grande e forte, ma non ha un centravanti all'altezza del resto della squadra. Il problema non era il gioco ieri e non lo è oggi. La squadra è in grado di mettere nell'angolo qualunque avversario producendo azioni, calcio... A Parigi il gruppo ha dato l'ennesima prova, poi confermata ieri contro una Roma presa a pallonate. Questa è una squadra pronta a qualsiasi traguardo, ma le manca un numero nove grande quanto la potenza di Koulibaly, l'irruenza di Allan, la classe di Hamsik e Fabian Ruiz. Ancelotti, come Sarri, ha studiato soluzioni interne per incrementare il numero dei gol. E così Mertens prima, e Insigne poi, sono diventati attaccanti, ma non sono dei centravanti. Nel calcio, poi, accade di dover affrontare avversari che hanno fisicità e centimetri, che non regalano spazi ai folletti e ti costringono al cross. Nel calcio accade semplicemente la partita in cui giri e fai, giochi e palleggi ma non la butti dentro. Sono quelle gare che spesso si decidono con il guizzo felino del centravanti di razza, che graffia quando serve, senza fronzoli. È in queste occasioni che viene fuori un pareggio strappato nel finale, nonostante un dominio netto sull'avversario. Il Napoli sta rischiando di non capitalizzare la grande qualità negli altri reparti. Rischia di trovarsi con il migliore difensore, il mediano più incisivo, il miglior allenatore, il centrocampo meglio assortito e un pugno di mosche in mano. Ancelotti sta studiando l'organico e solo adesso sta iniziando a marcare le inevitabili scelte che ogni allenatore fa. Perché si è scritto e detto già troppo sul turnover di Carletto. Il mister ha visto un po' tutti, ma prima o poi sceglierà quei cinque o sei che giocheranno il settanta per cento delle gare, quegli uomini dei quali non farà a meno contro avversari di prima fascia. Prima o poi occorrerà preferire uno tra Milik e Mertens al fianco di Insigne, perché la prima linea non è come gli altri reparti. L'attaccante vive per il gol e la rotazione costante, la scarsa continuità, è deleteria sotto il profilo mentale. Non a caso, ieri Mertens ha bussato non solo alla porta avversaria e Ancelotti, con grande esperienza, ha saputo smorzare le insinuazioni della stampa nazionale. Una stampa che si preoccupa sempre poco dei soliti errori a favore degli stessi, di un Var con troppe ombre, di un campionato in pieno stile commedia all'italiana, dall'esito grottesco quanto scontato... Vedremo.

Fonte : di Marcello Pelillo
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