Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli
Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli

SILENT CHECK - Spalla a spalla diceva qualcuno

26.09.2019
19:00
Redazione
  • Gli addetti al Var in una stanza rivedono le immagini, si confrontano in breve tempo, riflettono e poi comunicano le conclusioni. Questa rubrica si rifà proprio a questo momento chiamato SILENT CHECK: rivivere le immagini della partita con spunti anche extracampo. Un racconto del tutto personale del vissuto del match e post match, in confidenza col lettore, tra innocenti licenze e riflessioni in tutta libertà. Zero schemi e poche regole? La rubrica è mia ...

di Dino Viola

Il fischio finale dell'arbitro ha dato il via alla caccia alle streghe. Nel mirino dalla lente deformante ci sono finiti tutti. La squadra del 2-0 ai Reds è tornata ad essere quella sconfitta in casa dal Chieti. Re Carlo è diventato un paggetto. La campagna acquisti non è più quella del Real. Lozano non ha più la barba di Messi ma il capello alla Vargas. Il turn over è per i campi scuola estivi.

In una sorta di circolo vizioso, come un organismo che si autoalimenta, le imprese e le sconfitte impreviste di questa squadra spingono l'altalena dei giudizi di carta stampata, testate online (eccoci), addetti ai lavori e ambiente tutto, passando da un estremo all'altro. Allo stesso tempo questi ultimi contribuiscono alla sensazione di questo moto oscillante. Mi piacerebbe definirla 'osmosi' ma temo una tirata d'orecchio da parte di qualche fisico. Restiamo nell'ambito dell'influenza reciproca e consapevole di ciò, proviamo a fermare la giostra o a rallentarla.

Una buona mole di gioco prodotta, poi basta un contropiede e questo è chiaro a tutti: la drammaticità della sconfitta non è tanto relativa ai novanta minuti del Napoli ma a quelli di Inter e Juve. Conte non sbaglia un passo e Sarri, arrancando, resta in scia. Ma per non uscire fuori di senno, basti pensare che ieri sera si trattava però della quinta giornata su trentotto: è un po' presto per non credere che si possa recuperare il meno sei. Non si tratta di dare fiducia a squadra e tecnico ma di sentirla.

Ad ognuno il proprio compito, il proprio contributo. Siamo solo a fine settembre ed è il caso di frenare coi giudizi severi, con le esaltazioni, i paragoni scomodi e le provocazioni che non portano da nessuna parte. A proposito, a Torino dal 2011 si gioca in uno stadio di proprietà mentre a Milano in questi giorni si presentano due nuovi progetti per il nuovo impianto. Chissà se, anche dopo i 25 mila spettatori per la sconfitta col Cagliari, qualche giornale si chiede ancora se la città merita questo club, con un San Paolo fresco di 'lavata di faccia' da universiadi e con qualche debituccio da saldare.

Non è il caso di proseguire su questa falsa riga, non è il caso di gettare altro sale sulla ferita aperta tra il club e la piazza. Si parla tanto di salto in avanti: e se lo facesse l'ambiente e per osmosi anche la squadra? Spalla a spalla diceva qualcuno.

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