Pelillo... nell'uovo - E' sempre un mezzo Napoli...

03.10.2019
15:50
Redazione

Ultimissime calcio S.S.C. Napoli. Editoriale di Marcello Pelillo nel post partita contro il Genk.

Un altro Napoli a metà, anche in Champions questa volta. Non è bastata la più importante competizione continentale per club a stimolare la squadra azzurra a dare il massimo. Un Napoli a metà, che porta a casa un pareggio contro una squadra molto più debole, almeno sulla carta. In realtà, in coppa le gare sono tutte dure, specie quando si gioca lontano dalle mura amiche. Il fattore campo in Champions incide molto più dei campionati nazionali. Tuttavia, il Napoli continua a dare la sensazione di fare le cose a metà. C'è, ma non del tutto. Oggi gioca un tempo e poi si smarrisce, oppure il contrario, regalando la prima frazione all'avversario. Ieri la squadra è stata, in realtà, costante costruendo almeno quattro occasioni nitide, ma la sensazione che ha trasmesso e continua trasmettere è la mancanza della giusta convinzione. Dopo otto gare ufficiali, il Napoli dalla cattiveria agonistica giusta si è visto soltanto in una occasione in maniera completa. Troppo poco per una squadra attrezzata come quella di Ancelotti, soprattutto se nell'unico vero giorno da leone a soccombere sono stati i campioni d'Europa. Questo è un indizio importante. Vuol dire, probabilmente, che la scarsa costanza nelle altre gare è figlia di un fattore mentale. È sa capire, poi, se l'aspetto psicologico è legato a quello tattico. Il Napoli sembra essere lo stesso cantiere aperto dello scorso anno, come se la stagione di transizione non fosse mai terminata, come se la squadra fosse in continua ricerca di certezze. In questo smarrimento saltuario, questa voglia manifestata a tratti, emerge anche la mancanza di concretezza. Troppe occasioni sprecate davanti al portiere, come se mancasse la cattiveria, ma anche il rapace per professione. Il Napoli non ha un bomber e l'unico a vedere la porta con una certa costanza è il belga Mertens. Ieri non è riuscito a fare gol, ma quando è subentrato ha portato un po' di vivacità in attacco.

Ciò che rileva, accanto alle prestazioni di squadra poco convincenti, sono le individualità. Mertens e Di Lorenzo, oltre al bravissimo Meret, sono gli unici a metterci sempre la stessa testa, la stessa convinzione, mentre gli altri vanno a fasi alterne o non sono ancora prevenuti. È, quest'ultimo, il caso di Milik, che sembra ancora quello del precampionato o di Lozano, non ancora integrato alla squadra nonostante l'esordio positivo. 

Capitolo a parte riguarda, poi, Insigne, palesemente in difficoltà con il gioco di Ancelotti. Ieri è finito addirittura in tribuna, un eccesso per il capitano della squadra che desta preoccupazione sul rapporto attuale con l'allenatore. L'elenco delle individualità che non vanno si allunga proprio nell'anno in cui il Napoli di Ancelotti avrebbe dovuto prendere forma e lascia interdetti, se si pensa che uno dei principali compiti di un allenatore è quello di ottenere il massimo dalla rosa a disposizione. Una situazione confusa che va spazzata il prima possibile, magari con l'intervento della società. Il presidente, che per scelta di gestione non ha voluto il manager, il cuscinetto tra lui e l'allenatore, è costretto ancora a correre il rischio di intervenire, sempre che il direttore sportivo non passi dai compiti operativi a quelli di direzione. L'auspicio è che qualcuno lo faccia in tempo e nel modo più risolutivo possibile, prima che si arrivi all'ennesima rottura tra club e guida tecnica, un film la cui replica non fa più breccia negli spettatori... Vedremo...

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Fonte : di Marcello Pelillo
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