Urbano Cairo
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Sostegni al calcio italiano? La proposta di Cairo: "Serie A resti a 20 squadre, va riconosciuta una quota sulle scommesse”

28.11.2023
22:20
Redazione

Notizie calcio. Urbano Cairo, presidente del Torino, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante l’evento ‘RCS Sport Industry Talk’, spiegando che andrebbero garantiti maggiori aiuti al calcio italiano dopo il periodo del Covid e che andrebbe scongiurata l’abrogazione del decreto crescita.

“Il calcio è un’industria importante che dà un grande contributo a tutto il Paese, anche dal punto di vista delle imposte. Si fa però poco per aiutarlo dopo i tanti problemi provocati dal Covid. Sono diminuite le sponsorizzazioni, il volume di compravendita dei giocatori e sono aumentati i debiti. Si può risalire rapidamente e anche i buoni risultati ottenuti a livello internazionale hanno riportato attenzione. Il calcio ha bisogno di un sostegno, o meglio ancora gli va dato ciò che è suo. 

Il monte totale delle scommesse ammonta a 16 miliardi e di questi nemmeno un centesimo finisce nel mondo del calcio. Al calcio va riconosciuto quello che è un suo diritto e quindi una quota sulle scommesse. E’ inoltre paradossale che le aziende di betting non possano sponsorizzare le squadre”.

Sul Decreto Crescita: "Sembra che venga fatto un regalo quando si parla di rateizzare le imposte. I calciatori guadagnano cifre importanti e la cosa viene ingiustamente colpevolizzata in Italia. Anche gli attori guadagnano molto, ma lo stato con i tax credit spende circa un miliardo l’anno per supportare il cinema. Qual è la differenza con il Decreto Crescita? E’ una cosa positiva perché consente al nostro campionato di attrarre campioni di alto livello e quindi di essere più appetibile per le TV anche all’estero”.

Sul diminuire le squadre di Serie A: "E’ una riforma che io non farei mai. In Inghilterra e Spagna il campionato ha venti squadre, tutti i migliori campionati hanno venti squadre. La cosa ti permette di avere 380 partite e se riduci quel numero, automaticamente si abbassa il valore dei diritti televisivi. Non va ridotto il numero di squadre”.

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