Mattia Grassani
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Superlega, l'avv. Grassani: "Verdetto che rafforza i club, ma bisogna evitare guerre di religione"

22.12.2023
15:50
Redazione

Notizie calcio. L’avvocato ed esperto di diritto sportivo Mattia Grassani, legale tra gli altri anche della SSC Napoli, dalle colonne del Corriere dello Sport ha parlato della decisione della Corte di Giustizia Europea in merito al monopolio di UEFA e FIFA che ha aperto la porta alla rinascita di un progetto che era finito un po' nel dimenticatoio come la Superlega parlando di decisione storica.

“Manca trasparenza, oggettività e non si possono escludere comportamenti discriminatori in capo alle confederazioni continentali e mondiali, aggiungono. Il collegio, inoltre, ha ritenuto restrittivo della libertà imprenditoriale l’esclusivo controllo di Uefa e Fifa dello sfruttamento dei diritti commerciali legati alle competizioni dagli stessi organizzati. Campionati europei, Mondiali, Champions, Mondiale per club e via discorrendo, non devono essere più oggetto di privativa, in regime di monopolio. Troppi i diritti diffusi, partendo dai media, dai consumatori per finire ai telespettatori che, nel regime attuale, vengono danneggiati. (…) Si sta delineando uno scenario inaspettato forse anche rivoluzionario (...) Questo provvedimento sancisce la sconfitta del principio di “specificità dello sport” che, storicamente, ha consentito ai regolatori del calcio di adottare schemi normativi a salvaguardia dei valori sportivi, di fronte all’innegabile portata commerciale che, ormai, attraverso trasformazioni epocali, lo sport a certi livelli ha raggiunto. Attenzione al tema dei diritti televisivi, poi, perché la pluralità di manifestazioni tra loro concorrenti rischia di determinare, se non gestita con buon senso, una frammentazione dell’interesse e, quindi, forti disparità tra i club partecipanti alle competizioni, per così dire, d’élite e quelli relegati in tornei di fasce minori”.

CONCLUSIONI - “Si aprirà un dialogo con le istituzioni che certamente saranno più aperte e concilianti, per il futuro, ad ascoltare le rivendicazioni delle società onde evitare fenomeni per così dire ulteriormente scissionisti? Oppure si percorrerà la strada del muro contro muro, introducendo un modello di sport svincolato dal cosiddetto “calcio istituzionalizzato”? La storia fornirà la risposta definitiva, ma non escludo che questo provvedimento possa davvero rappresentare uno snodo determinante per la riapertura di un confronto che, finora, vedeva i club, ed i presidenti, veri finanziatori del movimento, in una posizione di debolezza negoziale rispetto agli enti organizzatori. Ciò che conta, però, è non lasciarsi tentare da guerre di religione, bensì dialogare, confrontarsi e fare sistema. Ne ha bisogno l’intero movimento sportivo, ne abbiamo bisogno tutti noi che amiamo il calcio”.

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