Universiadi, Erika Seyama: "Ho stregato il San Paolo, ma avevo la parrucca! Amo la città, napoletani eccezionali"

05.07.2019
10:20
Redazione

La saltatrice in alto del regno delle Eswatini Eika Seyamah ha svelato nel corso di un'intervista ai colleghi de Il Mattino di indossare una parrucca

Non ci ha messo molto a rubare la scena dello stadio San Paolo durante la cerimonia di apertura delle Universiadi. Perché quando sugli schermi è apparso il viso di Erikah Seyama, saltatrice in alto del regno delle Eswatini (già Swaziland), da curva e tribune si è levato un applauso, seguito da ovazione, che dalle parti di Fuorigrotta è solito tributare solo in occasione dei gol del Napoli.

L'edizione odierna de Il Mattino ha rintracciato e intervistato quell’atleta africana ha fatto subito breccia nel cuore di tutti. Per la sua bellezza, ovviamente, ma anche per quel sorriso contagioso che ha continuato a tenere stampato sul volto nella giornata di ieri quando si è allenata in vista delle gare (scenderà in pista il prossimo 11 luglio), così come nel villaggio olimpico presso la stazione marittima. Eppure, quando in molti l’hanno vista al Cus durante gli allenamenti, non l’hanno riconosciuta. Sì, perché in quel momento la chioma fluente nera era sparita, per far spazio a un taglio cortissimo di capelli ossigenati.

Erika Semayah Eswatinise

Sono sempre io. Solo che quando non mi alleno e non gareggio, indosso una parrucca lunga. Mi piace stupire. Non mi aspettavo un’accoglienza così e tanti applausi da parte dello stadio. Mi sono davvero molto emozionata. È stato bellissimo. I napoletani sono eccezionali. Mi fa sorridere. Nell’arco di una sola giornata ho raddoppiato il numero di followers sui social e avrò ricevuto decine dimessaggi in privato. Non sono sposata né fidanzata. Ho 25 anni e sono single. Napoli è una città bellissima. La amo. Sopratutto amo questa gente. Vivere sulla nave, poi, è un’esperienza strana: il primo giorno mi sono persa perché la nave è grandissima.Ma ho capito che questa è anche un’occasione unica per condividere le proprie tradizioni con altri popoli».

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