
Antimafia sequestra la squadra Mariano Keller per riciclaggio: indagati due ex azzurri
Anche la “Mariano Keller” società sportiva dilettantistica molto nota a Napoli è tra le società sequestrate nell’operazione della Dda tra Roma e il capoluogo partenopeo che ha assestato un durissimo colpo al clan Contini, egemone nei quartieri del centro dagli anni Novanta prima di estendersi alla Capitale e anche in altre regioni. Nell’ordinanza dell’Antimafia emergono particolari choc sul coinvolgimento di alcuni calciatori tra cui gli ex azzurri Giuseppe Giannini e Massimo Russo, indagati con gli altri “per frode sportiva con aggravante della finalità mafiosa”. Si legge infatti: “Va pure ricordato che nell’ambito delle indagini svolte dai CC di Roma è emersa l’attività illecita realizzata nel maggio 2009 da Salvatore Righi e dal figlio Ivano finalizzata alla realizzazione di una frode sportiva in favore della squadra di calcio del Gallipoli, che allora militava nel campionato di Lega Pro, prima Divisione girone B, ed era allenata dall’ex calciatore Giuseppe Giannini. In altre parole, prima della partita Gallipoli-Real Marcianise, valevole per il campionato di Lega Pro girone B, stagione 2008/2009, Salvatore e Ivano Righi, Giuseppe Giannini e Luigi Dimitri (questi ultimi 9 rispettivamente allenatore e direttore sportivo del Gallipoli Calcio, si accordavano per consegnare la somma di cinquantamila euro a calciatori del Real Marcianise, tra cui Michele Murolo, Massimo Russo ed altri non identificati, affinché questi si adoperassero per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra salentina, che in effetti si aggiudicava il decisivo l’incontro con il risultato di 3 a 2 conseguendo, così, grazie all’illecito, la promozione nella serie superiore e cioè in Serie B”. Disposto anche il sequestro preventivo della mensa dell’ospedale San Giovanni Bosco. Non solo, perché nel mirino degli inquirenti sono finiti anche locali frequentatissimi nella Capitale con un nome chiaramente evocativo delle origini campane: «Sugo», «Zio Ciro», «Il pizzicotto», «Il tonnarello», «Jamma», «Frijenno». In tutto 28 ristoranti, pizzerie e bar (oltre a due associazioni culturali) nel cuore antico di Roma. Da piazza Navona al quartiere Prati, fin quasi al portone di Palazzo Chigi, l’attività imprenditoriale era inquinata e la concorrenza non proprio leale. Prestanome del clan dei Contini, la famiglia Righi – agli arresti per concorso esterno in associazione mafiosa (con un’ordinanza dei magistrati di Napoli) – aveva “sviluppato, con modalità illecite, un’intensa e redditizia attività imprenditoriale nella Capitale (e in altre parti del territorio nazionale e all’estero) realizzando dal nulla una holding societaria in grado di controllare con varie metodiche illecite una catena di esercizi commerciali nel settore della ristorazione”. Così scrive il gip Guglielmo Muntoni nell’ordinanza di sequestro dei beni, che ammonta in tutto a 250 milioni di euro.