"Il nemico nel tuo letto è il più pericoloso": Castel Volturno una nuova Sabener Strasse?

11.11.2019
10:30
Claudio Russo

Dopo l'avventura al Bayern Monaco, terminata con l'esonero, quella di Carlo Ancelotti al Napoli - alla lontana - sembra proseguire su quella falsariga. Peccato.

Carlo Ancelotti cammina sul rasoio, è inutile girarci attorno. Le colpe non sono esclusivamente sue - ne hanno anche i calciatori e la società -, ma nel mondo del calcio, si sa, se bisogna cambiare qualcosa è più facile cambiare il singolo e non il gruppo. Detto ciò, la sensazione diffusa porta a pensare all’esonero al Bayern Monaco di due anni fa, alla distanza venutasi a creare con la squadra e suffragata da una sensazione di squadra scollata che va per fatti suoi.

Ancelotti al Bayern

Torniamo un attimo al Bayern, dove le cose non sono andate bene e lo confermano una serie di dichiarazioni che vi elenchiamo di seguito, e dalle quali traspare - ognuno porta l’acqua al proprio mulino, per carità - una spaccatura ben evidente.

  • Mats Hummels, ex difensore, alla BILD

“Per lui la lingua è un fattore determinante. Con noi non è riuscito a creare quel rapporto che ha creato nei suoi club precedenti”

  • Arjen Robben in mixed-zone dopo il ko in Champions che precede l’esonero di Ancelotti

"Se appoggiamo Ancelotti? Non risponderò a questa domanda. E' stata una sconfitta dolorosa e possiamo parlare di questo. La formazione scelta dal tecnico? Non dirò nulla a questo proposito perché ogni parola sarebbe di troppo"

  • Thomas Muller all’inizio della stagione 2016-2017, quando perse il posto da titolare

"Non so che qualità Ancelotti voglia vedere, ma evidentemente le mie non sono quelle che piacciono a lui"

  • Il presidente del Bayern Uli Hoeness post-esonero

"Dal mio punto di vista l’allenatore negli ultimi giorni si è messo contro 5 giocatori importanti della rosa (Hummels, Boateng, Muller, Ribery, Robben, ndr), e non avrebbe più potuto farcela. Non puoi avere i giocatori più importanti tutti contro di te. Ho imparato un detto: "Il nemico nel tuo letto è il più pericoloso". Abbiamo deciso di esonerarlo alle 3,30 del mattino"

  • Joshua Kimmich al Welt am Sonntag

“Lo dico molto francamente, ci sono stati momenti in cui tutto è stato molto difficile. Visto che non ero assolutamente soddisfatto del mio minutaggio, ho pensato all’addio nonostante per me il Bayern sia l’unico club che esiste al mondo. All’inizio ci siamo detti ‘è l’allenatore perfetto!’. Abbiamo vinto partite giocando molto bene e con molta sicurezza a inizio stagione, ma poi siamo stati spesso distratti. Ci sono stati molti errori individuali, sui quali l’allenatore non può fare nulla…”

Problemi con lo staff?

Dichiarazioni che non lasciano il tempo che trovano, anzi aiutano a delineare una situazione che potrebbe avere delle analogie con ciò che sta accadendo qui a Napoli. Altri azzurri, ad esempio Insigne, nei mesi di gestione Ancelotti hanno parlato apertamente della posizione in campo, motivo di discordia anche tra i tifosi. Così come lo staff, ad esempio: è un po’ triste parlarne, ma nel mirino della critica non c’è finito solo Ancelotti ma anche il figlio Davide, vice allenatore, Mino Fulco e Francesco Mauri, rispettivamente genero di Ancelotti e figlio dello storico preparatore del tecnico. Loro c’erano anche al Bayern, come raccontò Hoeness alla BILD:

Con Ancelotti non c’era alcun problema, con lui andava tutto bene. Ma tutti i giorni c’era una lite fra i fisioterapisti, i medici e i collaboratori di Ancelotti. E con uno staff così non si può lavorare nel modo giusto. Si discuteva più su chi dovesse sedersi in panchina che su aspetti importanti delle partite e questo, nel lungo termine, non poteva essere un bene per la squadra

La difesa di Ancelotti? Al Napolista e a DAZN:

“In realtà i problemi li avemmo con lo staff del Bayern, lo staff fisso dei tedeschi con cui ebbe problemi anche Guardiola. Non tanto con i giocatori. È sempre una questione di mentalità, di cultura. Poiché il calcio tedesco è diventato famoso per la tenacia, per la sofferenza, per loro era ed è impensabile rinunciare a questo fattore. Per loro è inconcepibile cominciare l’allenamento senza tre giri di campo. Anche per Neuer. L’esperienza al Bayern è stata un po' atipica. Le cose non stavano andando male, quando mi hanno esonerato avevamo vinto quasi tutte le partite. Il problema era di filosofia: loro non volevano cambiare le cose, io sì”

Della brutta esperienza al Bayern ne parlò anche Davide, alla Gazzetta dello Sport:

“Si dice che a Monaco sia andata male anche perché mio padre ha dato troppo spazio nello staff ai familiari, creando un clan? Ho letto, e dico che la realtà non è questa. Ogni tecnico ha il proprio staff, che si porta dietro. Un allenatore si fida del suo staff, che siano familiari o no. Come pure il bravissimo preparatore Giovanni Mauri, che lavora con noi e con suo figlio Francesco. Brutto, e anche incomprensibile, che nel nostro caso si parlasse di clan”

La mancanza di leader è decisiva?

Detto ciò, questo elenco serve giusto a rammentare ciò che è successo. Dal passato si può e si deve sempre imparare e tenere conto per il futuro: uno dei problemi del Napoli è la mancanza di leader emotivi nello spogliatoio. Ce ne sono di tecnici, eccome se ce ne sono, ma la mancanza di una guida influisce.

Ancelotti, visto dall’esterno, sembra difettare di questa influenza positiva sui calciatori: se i gesti contano qualcosa, lui che torna a Castel Volturno in ritiro - mentre i calciatori vanno a casa -, è un’immagine fortissima. Nel tutti contro tutti a Napoli avere il sostegno dei calciatori (contro la società? Un ‘nemico’ vale l’altro) è vitale per andare avanti: ma se i ‘leader’ designati nello spogliatoio hanno già a che fare con dei problemi - e responsabilità - loro (Mertens e Callejon col contratto in scadenza, Allan deluso dall’immobilismo della società dopo il no al Paris Saint-Germain, Insigne costantemente con il ‘pasticciotto sfruculiato’, Koulibaly in evidente calo di concentrazione da mesi), le soluzioni diventano più rarefatte.

Lo dicevamo all’inizio, nel mondo del calcio, si sa, se bisogna cambiare qualcosa è più facile cambiare il singolo e non il gruppo: anche quando le colpe sono di tutti, certo, ma avere i leader dello spogliatoio dalla propria parte è sempre un bene. Se solo riuscissimo a trovarne, di leader caratteriali veri, nello spogliatoio del Napoli

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