Jolly tattico, con un po' di sofferenza: la storia della R che permise l'arrivo di José...

27.11.2015
18:00
Claudio Russo

Certe prestazioni vanno dimenticate al più presto, ogni tanto. Messe da parte, da chiudere nello sgabuzzino e lasciarle lì, voltando pagina e girando lo sguardo alle prossime partite già a partire da quella con l'Inter. Quella di ieri sera, per José Callejon, non è stata una bella partita. Prima punta? Macchè. Falso nueve? Forse. Un pesce fuor d'acqua? Sicuramente. Non perchè non sappia interpretare il ruolo: in qualche occasione, con Benitez, ricoprì anche la posizione con discreti risultati. Ma con Sarri, ed i suoi metodi, è tutta un'altra cosa e Callejon, con l'ex Empoli, ha sempre fatto l'esterno destro diventando fondamentale negli equilibri tattici del 4-3-3.

Contro il Bruges, in uno Jan Breydel Stadion vuoto, semplicemente non è stata la sua serata. Non è stata la serata del bomber di Europa League, che ha visto sfuggir via la prima posizione della classifica cannonieri a vantaggio di Aritz Aduriz dell'Athletic Bilbao (6 gol) e di Raúl Bobadilla dell'Augsburg (5). E' rimasto a quattro gol, in compagnia del suo collega Manolo Gabbiadini, di Fernandao del Fenerbahce, di Pierre-Emerick Aubameyang del Borussia Dortmund, di Franco Di Santo dello Schalke 04 e della coppia del Partizan Belgrado Aboubakar Oumarou-Andrija Zivkovic. Quattro gol in Europa League, ancora a secco in quella Serie A dove, nel biennio passato, aveva già superato quota 5 gol rendendo felici tutti i fanta-allenatori e lo stesso Rafa Benitez.

Ma cosa accade, di preciso, al ragazzo venuto da Motril e stimato da Mourinho? Ci viene in aiuto un account di Twitter, Napoli Outsider, che traccia con dovizia di particolari quelli che potrebbero essere i motivi di questo cambiamento avvenuto in Callejon: "Con Benitez il terzino del lato debole saliva almeno sulla linea dei centrocampisti, permettendo a Callejon di accentrarsi come seconda punta. Con Sarri Callejon fatica molto a segnare: non essendoci il terzino ad allargare il campo e preoccupare l’esterno avversario, è più facile per i difensori controllare lui ed i suoi tagli. Ma Callejon, come detto, resta indispensabile per il lavoro difensivo. Di sicuro è uno di quelli che soffrono il gioco di Sarri" anche se è ovviamente "sempre fondamentale in fase difensiva. Il suo lavoro tattico è impagabile. In troppi lo giudicano solo per i gol, ma lui fa tantissimo, in movimento costante. In avanti soffre un po’ il gioco di Sarri e la mancanza di ampiezza alle sue spalle, ma nonostante sia sacrificato, ha un grande impatto sulla squadra".

Da Benitez a Sarri, da jolly tattico con uno a jolly tattico con l'altro. E pensare che sarebbe potuto arrivare Cerci, nell'estate del 2013. Perchè? Ci viene in aiuto...la stessa SSC Napoli, o perlomeno l'esempio che l'ex Coordinatore dell'Area Scouting Marco Zunino espose nella sua tesi finale nel corso per l'abilitazione a Direttore sportivo: Benitez chiese un calciatore in grado di offrire sia fase difensiva che gol da far giocare sulla fascia destra dell'attacco nel suo 4-2-3-1. Tra i calciatori analizzati c'erano proprio Josè Callejon e Alessio Cerci, con le specifiche tecniche espresse in questi termini: stesso Ruolo di Posizione (Attaccante Trequartista Esterno Destro), Attitudine primaria (Attacco), Tipologia Tattica (Mezza Punta); diverse Sotto Attitudini: Attacco di Finalizzazione e Difesa per Callejon, Attacco di Rifinitura e Attacco di Finalizzazione per Cerci. Furono proprio queste ultime due ad aver fatto poi pendere la bilancia a favore dello spagnolo. 

Nella relazione spuntavano i Ruoli Tattici di Callejon (ATEDMPAFDAR, Attaccante Trequartista Esterno Destro Mezza Punta Attacco Finalizzazione Difesa Attacco Rifinitura), di Cerci (ATEDMPARAF, Attaccante Trequartista Esterno Destro Mezza Punta Attacco Rifinitura Attacco Finalizzazione) ma anche di Lorenzo Insigne, "il quale - si legge nella relazione - al suo Ruolo Tattico (ATESMP o AESMP) può aggiungere anche una preziosa D come Attitudine di Difesa, grazie alle sue capacità aerobiche". E' proprio quella D, l'Attitudine di Difesa, che Benitez ha sviluppato nel numero 24 azzurro, completando il lavoro iniziato da Zdenek Zeman per quanto riguarda la fase offensiva e rifinito da Maurizio Sarri, sotto il quale Lorenzo è diventato uno dei migliori giocatori italiani. Ma questa è un'altra storia...

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