La giostra torna a girare, ma deraglia ogni anno: perché ripartire è più facile che portare a termine

16.06.2015
13:30
Redazione

E’ ripartita la giostra. Manca ancora l’entusiasmo ma si provvederà anche a quello. Il presidente ha detto di stare calmi e sereni. E’in allestimento il Napoli del futuro. Magari prima o poi si allestirà anche quello del presente. Nel frattempo si è provveduto a demolire quello del passato. Ma la giostra gira. Ennesima rivoluzione tattica e di giocatori. Da un Napoli di napoletani si è passato al Napoli combattente di Mazzarri, fino a quello internazionale di Benitez. Ora è la volta di quello italiano di Sarri. Zero continuità. Zero filo conduttore. Nessuna logica. Molti elementi andranno via, altri arriveranno e il prossimo anno non sarà facile. Ma è iniziato un nuovo ciclo, un nuovo progetto e tutto sarà giustificabile. Bene così. Avanti così. Nessuna polemica. Bisognava ripartire. Perché ripartire è più facile che portare a termine.

Rafa Benitez è ormai il passato. Da un paio di settimane ha ripreso a parlare spagnolo tutti i giorni. Raccolse un Napoli secondo in classifica e in Champions. Lo raccolse orfano di Cavani. Non si scompose. Gli presero Higuain e un manipolo di buoni giocatori in cerca di gloria e di riscatto. Non andò male . Poi, come al solito, invece di puntellare i reparti carenti, non si fece nulla. E ai nastri di partenza il Napoli si presentò con un organico palesemente indebolito, malgrado i “soliti noti” si sforzassero di spacciare per “utili e progettuali” i vari De Guzman, Lopez, Michu e avallassero la scommessa Rafael. Sappiamo tutti come è andata a finire. Quinto in classifica, difesa colabrodo e un pessimo girone di ritorno. Una lunga serie di umiliazione su tutti i campi, inopinate eliminazioni dalle due semifinali di coppa. Una sola nota lieta, la Supercoppa di Doha, grazie all’unica parata dell’anno di Rafael aiutato dal piede di Padoin.

Rivoluzione. Cambiare, cambiare il più possibile è il nuovo imperativo. Si è iniziato dall’allenatore, si è proseguito con il DS, si continuerà con i calciatori. Dal pulpito di cartone, i “soliti noti” hanno immediatamente sposato il nuovo corso, il nuovo “progetto”. Sono gli stessi che sottovalutarono le cessioni di Reina e Pandev la scorsa estate. Ora spingono per quelle di Higuain e Callejon. Con la superficialità che li contraddistingue, auspicano che i due cambino aria. In pratica si rinuncerebbe a 40 reti a stagione. Senza i goal dei due ex Real, il Napoli quest’anno avrebbe fatto fatica a mettere insieme i punti del Palermo. Ma questo, per loro, è un particolare secondario. Per loro, conta il “progetto”.

Allenatore nuovo, vita vecchia. Cambierà poco. Sarri ha buone idee di gioco. Ha fatto bene ad Empoli e magari farà bene anche a Napoli. Ma questo conta fino ad un certo punto. L’importante era far ripartire la giostra depressa dopo una stagione disastrosa. E la giostra, a piccoli passi, pare si sia già rimessa in moto. Del resto, inutile dotarsi di un’auto di grossa cilindrata se non si ha la forza di fargli il pieno. Sicuramente, da questo punto di vista, meglio il buon Sarri. Costerà meno mantenerlo e potrà girare anche a riserva e raschiare il barile come fece Mazzarri quando gli “rinforzarono” la difesa con Cribari e il centrocampo con Yebda e Sosa. Ci è cascato anche Benitez la scorsa estate. Mal comune mezzo gaudio

Mercato intelligente. E magari anche competente. Purtroppo, al Napoli, da anni non avviene. Un’infinità di scommesse perse, da Vargas a Navarro, da Uvini a Rafael, e una montagna di denari al vento. Tanti anche i giocatori strapagati e che non hanno certo reso per quanto costati. Inler e Britos su tutti. Però ora, pare che si invertirà la rotta. Non si navigherà più a vista. E’ partita l’ennesima caccia ad elementi che costino poco, guadagnino meno e magari rendano tanto. E questa, non sempre è un’equazione che riesce. Staremo a vedere.

Il campo. L’ultima definitiva risposta la darà come al solito il rettangolo verde. Ora si aspetta. E’ tutta un’ansia di attesa. Inutile parlare. Inutile scrivere. Bisognerà aspettare le prime uscite per esprimere un giudizio. E se le cose dovessero andare male, attendere il mercato di dicembre. E poi il girone di ritorno. E poi “ i conti si fanno alla fine “. E poi ancora, il prossimo anno la “squadra avrà assimilato il modulo di Sarri” e si farà meglio. E avanti così. Per sempre. Perché la giostra deve girare e mai fermarsi. L’importante è crederci. Anche se il cerchio non si chiude mai. E la giostra deraglia ogni anno.

Stefano Napolitano

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