"Toglietegli la fascia". Insigne, pro e contro di una delirante proposta

26.12.2019
12:20
Redazione

"Toglietegli la fascia!". Il grido della discorsia arriva puntuale. Giusto il tempo di comprendere le prime dinamiche dell'ammutinamento ed eccolo che giunge. Come se qualcuno non aspettasse altro. Come se mancasse giusto l'ultimissima scusa. Perché Lorenzo Insigne a Napoli è quasi un'unità di misura che spacca quasi perfettamente la città: c'è chi lo ama e lo odia. Con la percentuale che in realtà propende più per gli oppositori che per i favorevoli. Questione di invidia sicuramente, poi la classica mortificazione del talento napoletano che ogni napoletano attua per motivi ignoti. I misteri della vita. Tuttavia, detto ciò, va anche specificato che il diretto interessato, al di là di tutto, non è certo esente da colpe. Ma poiché ci troviamo anche in tema, scagli la prima pietra chi è senza peccato

Premesso ciò, proviamo ad assecondare comunque questo giochino. Fermo restando però che ora sarebbe delirante sottargli la fascia. A meno che non venga ufficialmente riconosciuto come il caporivolta della sommossa dello scorso ottobre, ma a quel punto andava fatto nell'immediato e non certamente adesso. In ogni caso sarebbe tardi. Ma proviamo ad addentrarci comunque in questo complesso ragionamento. 

Perché sì

Un figlio del Vesuvio che guida la sua squadra del cuore. Napoli ha sognato per anni e anni un tale scenario, prima con Fabio Quagliarella e poi Antonio Di Natale, e poi prova a sconfessarlo quando la grande occasione si concretizza davvero. Un paradosso assoluto. Oltre poi a un discorso di anzianità, Insigne merita la fascia in quanto figlio di questa città. Simbolo di un napoletano che ce l'ha fatta e che. Un uomo che racchiude il sogno da bambino di ogni partenopeo. E proprio per questo il fardello è anche doppio.

Non solo quella maglia, ma anche la fascia da capitano. Il peso della responsabilità è asfissiante ma nonostante tutto tiene botta. Di certo ha sempre sudato la maglia e ha dato il massimo: che poi abbia mostrato limiti tecnici e caratteriali, senza riuscire a trascinare come avrebbe voluto la squadra, quello è un altro discorso. Il quesito poi è anche un altro: chi potrebbe portare il fardello al suo posto? C'è qualche meritevole? Oltre Kalidou Koulibaly con giuste ambizioni future - e forse Dries Mertens e José Callejon però in uscita - non sembrerebbe.Il futuro di Insigne anche può essere lontano un giorno, ma c'è sempre stata l'apertura per diventare un Totti campano

Perché no

E' ovvio che il capitolo ammutinamento ha un suo peso specifico in questo paragrafo. La domanda che in molti si sono posti è la seguente: la rivolta sarebbe avvenuta con vecchi leader quali Marek Hamsik, Christian Maggio o Paolo Cannavaro? La risposta crediamo di conoscerla, ma resta il beneficio del dubbio. Ciò che gli si può imputare certamente, piuttosto, è di non aver fatto da perfetto intermediario come in realtà avrebbe dovuto appunto per compito.

Se si è arrivati a disertare un ritiro all'improvviso, c'è stato un problema di intesa e comunicazione schietta e sincera. E questa, tra le mura di Castel Volturno, non può che non pesare sulle spalle di un capitano. Che poi non abbia un carattere da leader assoluto - e che sia invece piuttosto scontroso - è noto. Ma allora la fascia non doveva essergli consegnata in principio. Nemmeno la scelta di scegliere Mino Raiola come procuratore è piaciuta alla piazza. Un segnale preoccupante in prospettiva, ma è pur vero che ognuno vuole sempre scegliere il meglio per se stessi. E nonostante tutto, non sembra che ci siano state pressioni per lasciare la città. Anzi. 

La soluzione? 

Facciamolo giocare. Se poi ogni tanto fosse giudicato come se fosse uno stranieri qualsiasi, o un romano o milanese, forse sarebbe meglio. Senza pregiudizi e questioni a monte. Nessuno è perfetto e Insigne non lo è assolutamente. Ma l'accanimento nemmeno è corretto. Questo è un piccolo paradosso di questa città: il napoletano che odia il napoletano. Fateci caso, succede un po' con tutti i Vip. Gigi D'Alessio, Alessandro Siani e non solo. Sono rare le eccezioni. Come se ci fosse una sorta di razzismo interno. Come se non potessimo diventare importanti. "Spalla a spalla" - tanto per citare un uomo che oggi meriterebbe delle scuse - forse sarebbe meglio. 

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