Toledo sulla morte della madre: "Accadde quando ero in ritiro con l'Udinese, non volevo più giocare!". Poi sul Napoli: "A Paestum compravo i palloni con Ventura. Ricordo ancora Carmando che..."

15.04.2020
19:00
Fabio Cannavo

Toledo parla della morte di sua madre a CalcioNapoli24

Notizie calcio Napoli - Robson Toledo Machado, ex calciatore di Udinese e Napoli, ha rilasciato un'intervista a CalcioNapoli24.it. Eccone uno stralcio:

Poi il passaggio all’Udinese che subito ti girò in prestito al Napoli nel 2004, al primo anno di Aurelio De Laurentiis. Fu Marino a decidere di vestirti d’azzurro? “Ebbi la fortuna di arrivare in B e mi cercarono Udinese e Chievo Verona. Insieme alla società e alle persone che mi seguivano scelsi Udine. Ero contento e convinto della mia scelta, mi presentai puntualissimo in ritiro coi bianconeri, ma dopo tre giorni di ritiro ebbi la sfortuna di perdere mia mamma. Da lì in poi non capì più nulla, mi crollò il mondo addosso. Era un periodo fantastico, ero felicissimo di essere arrivato in Serie A e potevo dimostrare di poter competere con grandi giocatori. Non capì più nulla però, ebbi un sacco di difficoltà a continuare il ritiro. Tornai a casa il giorno della scomparsa di mia madre e lì mi persi. Volevo salutare mia mamma per l'ultima volta, ma poi non avevo più voglia di tornare in Italia per rinchiudermi in un hotel per il ritiro. Non mi andava. Avevo la maglia numero 52 all'Udinese, che era l'età di mamma, per me fu una batosta enorme. I miei compagni mi stettero vicino, anche mister Spalletti. Chi più di tutti mi stette vicino fu Marino. Fu lui che mi volle ad Udine. Lui voleva recuperarmi dal punto di vista fisico, ma stavo troppo indietro e mi proposero di andare al Napoli dove stava andando proprio lo stesso Marino. Arrivai insieme a lui a Napoli, io ero convinto che andando lì avrei avuto la mia rivincita. Dovevo andarci convinto e avrei dovuto dare il 110% per tornare ai livelli dove arrivai. Napoli era la piazza ideale, voleva tornare al calcio che meritava. Non dimenticherò il mio primo giorno a Napoli. Volli subito andare al San Paolo anche se per pochi minuti, dopo mi aggregai alla squadra. Eravamo a Paestum in ritiro e la situazione non era facile. Non avevamo palloni, calzini, pantaloncini. Ognuno di noi andò a comprare qualcosa insieme a Ventura. A Paestum arrivai con Marino, il primo ad accogliermi fu Carmando a braccia aperte. C'era il Pampa Sosa con cui diventammo subito amici per il nostro vissuto ad Udine”. 

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