Quando i nomi riempiono la bocca ma steccano in campo: la green strategy di Sabatini non premia, e c'è chi criticava il modello Napoli...

20.03.2015
21:10
Alessandro Marrazzo

di Alessandro Marrazzo (Twitter: AleMarrazzo1981)

Da buoni partenopei potremmo pensare sia opera di quelli comunemente vengono chiamati 'occhi addosso' ma per i meno superstizioni le motivazioni potrebbero trovarsi altrove. La Roma crolla su tutti i fronti e i proclami di scudetto accompagnati da selfie insieme alla Curva Sud diventano oggetto di scherno praticamente da ogni lato. Ma come, proprio la Roma? La regina del mercato estivo e ed invernale, la squadra che spendeva tanto e bene che tanto voleva scucire il tricolore dal petto dei bianconeri? Evidentemente non è tutto semplice come si pensa. Non sempre spendere vuol dire farlo bene, e non sempre farlo bene vuol dire farlo bene veramente. Sabatini era secondo tutti, addetti ai lavori e non, il ds che aveva creato una corazzata che avrebbe conquistato da qui a poco, Italia ed Europa. 

Quando i soldi si hanno, è effettivamente semplice assicurarsi i pezzi pregiati e strapparli alla concorrenza, ma dietro c'è una gestione dirigenziale che ha cominciato a fare acqua da tutte le parti, piano piano, a suon di promesse e a suon di milioni. L'euforia è arrivata alle stelle, i sogni sembravano a portata di mano prima che l'iceberg trovasse la prua del Titanic di turno che solcava i mari con i motori a tutta. 

Leggermente più a sud, nel porto di Napoli, i progetti si fanno diversamente: i soldi non sono parecchi, e vanno spesi bene. La parola 'scudetto' pronunciata da De Laurentiis a Dimaro stava per avere effetti catastrofici, talmente catastrofici che la batosta di Bilbao, sembra, paradossalmente, aver dato una salutare ridimensionata all'ambiente. Bigon e Benitez hanno scovato giocatori funzionali al progetto e al gioco: giovani, promettenti e soprattutto low cost. 

Lecito storcere il naso, molto meno paragonare l'operato di Bigon a quello di Sabatini per cui chiunque aveva parole d'elogio, a quanto pare, un po' troppo affrettate. I risultati non si raggiungono solo sul terreno di gioco e non esclusivamente con giocatori indubbiamente talentuosi. La Roma soffre, numerosi infortuni dovuti ad una precaria preparazione fisica, un calo psicologico dovuto probabilmente ad un pizzico di presunzione, un calo di risultati per una palese mancanza di maturità dell'ambiente, di tutto l'ambiente.

Troppo buone le premesse, per credere che siano potute essere mantenute, almeno non completamente...ed alla prima crepa crolla tutto il palazzo. 

Le cose si fanno senza pausa, ma senza fretta, tutti spalla a spalla, uniti per portare avanti un progetto in cui tutti hanno un ruolo da svolgere per giungere all'esito. Parole già sentite...vero?

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