
Il dirigente Lucchesi sicuro: "Conte resterà al Napoli solo a questa condizione"
Futuro Conte, la previsione di Fabrizio Lucchesi
Ultimissime Calcio Napoli - A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Fabrizio Lucchesi, direttore sportivo ex, fra le tante, di Roma ed Empoli. Di seguito, un estratto dell'intervista.
Ad un uomo con la sua esperienza, sia di vita che calcistica, non posso non chiedere: perché, secondo lei, Antonio Conte mantiene ancora tutto questo riserbo riguardo al suo futuro?
"Chiaramente ci sono varie letture. Io non credo che andrà via, penso che rimarrà. Però questo suo riserbo potrebbe anche far pensare che stia valutando la situazione. Credo che, in questo momento, ci sia un confronto tra lui e la proprietà, finalizzato a definire quello che sarà il disegno della squadra del futuro.
Il Napoli oggi è una realtà importante, ma ha bisogno di investimenti di qualità. Per migliorarlo, non bastano giocatori: servono dei campioni. Se vuoi fare un salto di qualità rispetto a squadre come, ad esempio, l’Inter – lasciando da parte Milan e Juventus – devi anticipare tutti, avere alternative di pari standing. Non è una questione di numero di giocatori, ma di profilo.
Penso che il momento di confronto programmatico tra allenatore e proprietà sia proprio questo, ed è anche per questo che lui si tiene in silenzio. È giusto, professionalmente, che ‘se la tiri un po’’, perché vuole arrivare pronto. Detto ciò, potrebbe anche essere che non voglia distrazioni, preferendo restare concentrato. Il Napoli è ancora in corsa per lo scudetto, quindi è corretto che resti focalizzato sulla squadra e si parli poco dell’allenatore".
C’è però un tema da affrontare: negli ultimi due mesi il Napoli sembra spegnersi nelle riprese. Secondo lei, si tratta di un problema fisico o psicologico?
"Le riprese, nelle grandi squadre, sono sempre un momento delicato. Quando rientrano, le squadre faticano sempre un po’ a rimettersi in moto.
Questo vale per tutti. Le squadre più piccole, invece, fanno più leva sull’aspetto caratteriale e motivazionale. Non la vedo come una problematica soggettiva, ma come una componente oggettiva".
Parliamo ora dell’Inter, che sembra una vera e propria schiacciasassi sia in campionato che in Champions. Eppure, quando inciampa, come sabato scorso contro il Parma, il Napoli non riesce ad approfittarne. Dobbiamo considerare l’Inter come favorita per lo scudetto?
"Sì, l’Inter è favorita. Hanno una rosa di 24 giocatori: la loro ‘squadra riserve’, in Serie A, potrebbe arrivare tranquillamente a metà classifica. Detto questo, il Napoli non è da meno. In campo vanno comunque 11 contro 11. Il Napoli ha le sue qualità, ma è chiaro che l’Inter ha più alternative.
Siamo nel momento della stagione in cui contano fortuna, squalifiche, forma fisica, tensione. Il Napoli ha corso tutto l’anno con il peso di non poter sbagliare mai, perché al minimo errore l’Inter ne avrebbe approfittato. Purtroppo, non approfittarne è un peccato, ma ci può stare. Non si possono vincere tutte le partite.
Io credo che il Napoli ci sarà fino alla fine. Comunque vada, è stata una stagione importantissima: ripartire con un nuovo allenatore, ristrutturare il progetto e tornare subito competitivi è un grande merito.
Per il futuro, però, serviranno pochi innesti, ma di altissimo livello. Solo così si potrà alzare l’asticella. E solo così Conte potrà restare".
Lei ha avuto anche un passato importante nell’Empoli. Cosa sta succedendo quest’anno al club del presidente Corsi? Manca la vittoria da novembre...
"Ho fatto 15 anni lì, è stato il primo modello artigianale nel calcio. Oggi è diventato un modello industriale. Non credo sia replicabile altrove. Il presidente Corsi sta provando a pilotare la squadra verso quella che potrebbe essere la quarta salvezza consecutiva, un traguardo mai raggiunto prima.
Sono partiti molto bene, forse meglio di quanto ci si aspettasse. Poi c’è stato un calo fisiologico, e ora si trovano in difficoltà. Ma la forza di questo club è che non vivono il dramma: lottano per salvarsi, e se non ci riescono si riparte con serenità, cercando subito la risalita in un paio di stagioni. Questo è stato l’ascensore che ha fatto la fortuna dell’Empoli negli ultimi 25 anni. È una squadra fastidiosa da affrontare, anche per il Napoli.
Quando giochi contro squadre per cui ogni punto può significare la salvezza, le motivazioni fanno la differenza. Dopo 32 partite, la motivazione conta più dei valori assoluti. Il Napoli gioca per lo scudetto, l’Empoli per salvarsi: due grandi motivazioni in campo. E nella vecchia logica del calcio non vince sempre il più forte, ma chi interpreta meglio la partita. Il Napoli, però, deve fare la sua partita con la giusta attenzione, perché l’Empoli è insidioso".
Visto anche il suo passato alla Roma, secondo lei chi potrebbe sedere sulla panchina giallorossa nella prossima stagione?
"Dipende molto da che ruolo avrà Ranieri. È stato fondamentale, ha rimesso in piedi una stagione e una società in difficoltà. Se Ranieri avrà un ruolo operativo e tecnico, allora l’allenatore sarà un profilo più giovane, bravo sicuramente, ma meno ingombrante.
Se invece Ranieri farà un passo di lato, diventando dirigente o consigliere della proprietà, allora ci sarà spazio per un allenatore esperto. La Roma non può più permettersi di cambiare allenatore dopo tre mesi. Un profilo come Gasperini, in questo senso, sarebbe ideale se Ranieri assumesse un ruolo dirigenziale.
Se invece resta coinvolto tecnicamente, servirà un tecnico che accetti di confrontarsi con lui, magari un allenatore più giovane ma con margini di crescita.
Se Ranieri fa il consigliere, allora puoi puntare su un tecnico internazionale, che abbia già affrontato grandi campionati. Leggo tanti nomi: Allegri, De Zerbi, Tudor… sono tutti nomi di altissimo livello. La differenza la farà l’intesa che si crea con la proprietà. Sono tutti allenatori che chiedono una squadra competitiva, quindi sarà solo una questione di empatia con il club".