Maniacale Valverde, il suo Barcellona un marziano sottovalutato [SECONDA PARTE]

01.01.2020
10:20
Manuel Guardasole

Ultime calcio Napoli - E' il Barcellona il prossimo avversario agli ottavi di Champions League, il focus di CalcioNapoli24 sul maniacale Ernesto Valverde

  • Valverde"La gente crede che gli allenatori si accorgano di tutto, ma non è vero. Ci sono un sacco di cose che non vediamo. Anche per quanto riguarda i giocatori, fra primo e secondo tempo devo valutare tante cose. E in un paio di minuti devo scegliere, diciamo, le strategie e le situazioni di gioco [...] Ma in fondo, siamo solo gente normale".
  • Busquets"Bisogna essere mentalmente forti. Quando perdi, vengono a galla molte cose negative. E devi accettarle, riuscire a mantenere la calma e rifugiarti nelle cose che ti renderanno più forte e ti faranno andare avanti".
  • Valverde"La fotografia per me non è un hobby, è qualcosa di molto più importante. Per me è una forma per guardare le cose intorno a me, un modo per esprimere sensazioni, o anche di protestare. Non è un semplice passatempo, per me significa molto di più".

Quando ti trovi a parlare di Barcellona con chi conosce un minimo il calcio, non devi spiegare nulla. Il prossimo avversario del Napoli in Champions League è un marziano fra gli umani, ma proprio per questo negli ultimi anni sottovalutato. Sì, il Barcellona di Ernesto Valverde è una macchina da guerra di cui, non battagliando troppo vicino a noi, non si ha la giusta percezione di quel che è. Con un tecnico alla guida maniacale, preparatissimo tatticamente, che non lascia nulla al caso, che analizza ogni aspetto dell'avversario. Sempre serio e concentrato nel preparare le partite, ma anche molto vicino ai calciatori, che poi una cosa è lavorare con calciatori ed altra cosa è lavorare con 22 campioni. Il focus di CalcioNapoli24 è sul prossimo avversario del Napoli: non l'FC Barcelona, ma il Barcellona di Ernesto Valverde, con un palmares già invidiabile. Lo faremo grazie alle interviste e alle immagini di campo e degli spogliatoi con i segreti blaugrana tratti dalla serie Matchday sul Barcellona di Rakuten TV (main sponsor del club).

di Manuel Guardasole

Ne ha sbagliate soltanto tre, sintetizzando al massimo, di partite pesanti sinora. Perchè in carica dalla stagione 2017/18, Valverde al Barça ha vinto LigaCopa del Rey al primo anno, fallendo al ritorno dei quarti di finale di Champions contro la Roma (la prima delle tre), e trionfato in Liga e in Supercoppa al secondo anno, quello scorso. Fallendo due match point, che vedremo a breve. 97 vittorie, 31 pareggi e sole 15 sconfitte in due anni e mezzo. Poco da aggiungere, se non che il Napoli ha l'obbligo di crederci perchè ogni marziano può diventare umano e può cadere, crollare, andare in difficoltà. Nella seconda parte del racconto, vi parliamo del trionfo in Liga e dei momenti subito successivi, i più difficili del Barcellona degli ultimi anni, che Valverde ha dovuto gestire.

Valverde e la sfida all'Atletico per vincere la Liga (1)

Arriva il momento di un altro match cruciale nella stagione 2019/20, perchè il Barcellona affronta l’Atletico Madrid al Camp Nou. Messi ci porta subito nel cuore della mentalità catalana: "Batterli significherebbe metterli definitivamente fuori dalla lotta scudetto, senza alcuna possibilità. Abbiamo giocato bene questa stagione, meritiamo il titolo”. Mancano otto partite e il Barcellona è primo: soltanto questo match con l'Atletico può rovinare la conquista del titolo. Siamo già nello spogliatoio pre-partita, prende la parole il capitano, la Pulce:

"Stiamo tranquilli, ok? Come sempre, non impazziamo. Sono loro a giocarsela, non noi. Noi tranquilli come sempre. Non siamo impulsivi".

Finisce 0-0 il primo tempo, con l’espulsione di Diego Costa per proteste e Luis Suarez ne svela il reale motivo: "Diego Costa è impazzito, ragazzi. Ha gridato all'arbitro ogni tipo di cosa, "Fanculo, figlio di una mign***a", dritto in faccia". Si va negli spogliatoi, accovacciato c’è Valverde, come al solito, con la sua compagna di vita, la lavagnetta:

"Da qui. Andare veloci non basta, no. Dovete andare molto più veloce. Fateli correre. La prima cosa da fare, ancora prima di segnare, è far girare velocemente la palla. Perchè? Per farli spargere, perchè loro vogliono pressare. Simeone glielo sta dicendo dalla panchina: “Fate pressing dal centro”, dice loro. Dobbiamo aumentare il ritmo, ritmo! Giocare più velocemente". Ma Valverde è uno che pensa davvero a tutto, tutto: "Ehi, attenti a non dire niente all’arbitro. Dimenticate l’arbitro. Vorrà equilibrare la situazione in qualche modo".

E nel finale, è dominio Barça: 85’ e 86’, due eurogol di Suarez e LeoMessi. A fine partita il tecnico Valverde è lucidissimo e commenta alla tv: "La Liga alla fine è lo strumento di valutazione del tuo lavoro durante la stagione. E alla fine è su quello che devi concentrarti".

Ma per l'uomo Ernesto c'è anche tanto spazio nel gruppo della squadra. Dopo il successo, infatti, tutti ad un party a Barcellona, con le compagne di tutti i calciatori. Tecnico compreso, che sembra davvero integrato anche in questo senso nel gruppo. Dalle immagini tv lo si scorge parlare e scherzare con Ter Stegen:

"Come va la casa? (il portiere la sta costruendo e arredando, ndr) State costruendo casa, no? Sì, qualche volta sono venuto in bici lassù. Avevo comprato una bici e volevo provarla. Non sapevo dove andare e ho avuto l’idea di farmi un giro nei dintorni. Ad un certo punto mi son detto: “Sono arrivato più o meno in vetta”. Ho preso la bici, ma non ero in vetta. Non avevo più fiato. La vista è fantastica, se sali ancora un po'!". Ter Stegen replica: “Sì bellissima” E il tecnico aggiunge: "Passeggiare lassù è davvero stupendo".

La caduta in Champions contro il Liverpool del Barcellona (2)

Ma dopo pochi giorni incombe un’altra cruciale sfida per la stagione: quella col Liverpool in Champions League, in semifinale. Andata al Camp Nou, 1 maggio 2019. Ecco i blaugrana in campo in allenamento per preparare la sfida ai Reds sotto gli ordini di Valverde:

"Dai, prima iniziamo e meglio è. Gli esterni rimangono alti. Rimangono alti e aspettano la palla. Dobbiamo capire se è possibile impostare da qui con gli esterni. Verso il portiere e dal portiere direttamente là (indica l’esterno largo a sinistra, ndr). Arretriamo il centrocampista centrale. Lo mettiamo qui (si muove in campo, ndr). Dobbiamo far girare la palla. Con sicurezza. E cercare di giocare sulle fasce. Quando vai, Dembelè, chiudi le linee di passaggio, grazie".

La tv del Barça intervista il vice-allenatore, Jon Aspiazu

"Il compito del vice-allenatore è far sì che quattro occhi vedano meglio di due. Inoltre prestiamo particolare attenzione allo studio degli avversari. Ernesto è particolarmente scrupoloso. Analizza tutto e monitora personalmente tutte le squadre. Insieme, elenchiamo tutte le caratteristiche dei singoli avversari per capire come affrontarli, come prendere in mano la partita, come pressarli, per capire i loro punti di forza e di debolezza. E capire come stanno i nostri giocatori e cerchiamo di capire come migliorare le prestazioni. Io ed Ernesto ci siamo conosciuti giocando a calcio. E andavamo anche all’università insieme. Costruimmo il rapporto che va avanti ancora oggi".

Valverde del suo vice confessa:

"Sa come intendo io il calcio, quello che mi piace. Ciò che apprezzo da sempre e cosa voglio dalla squadra. Io e Jon ci conosciamo da una vita, è il mio opposto. Assolutamente. Io sono piuttosto nervoso, lui è un tipo abbastanza tranquillo. Molto razionale. La gente crede che gli allenatori si accorgano di tutto, ma non è vero. Ci sono un sacco di cose che non vediamo. Anche per quanto riguarda i giocatori, non sempre riesci a vedere se si muovono bene, se attaccano nel modo corretto, se tornano a difendere, se tengono la giusta posizione. Abbiamo anche un breve video che mostra due o tre situazioni. E in un paio di minuti devo scegliere, diciamo, le strategie e le situazioni di gioco. Analizzo tutto e ne parlo con i ragazzi".

L'allenatore parla di brevi video mostrati ai calciatori fra primo e secondo tempo, situazioni di gioco studiate nel corso del primo tempo. Da chi? Da Jon Aspiazu nelle partite importanti, come quella col Liverpool. Nella sfida d'andata, infatti, lo vediamo con due membri dello staff non in panchina al fianco di Valverde. Bensì in tribuna, con monitor, pc, statistiche e analisi tattiche davanti, così da studiare l'avversario. Poi torna negli spogliatoi e mostra le situazioni di gioco a Valverde, che valuta cosa e come cambiare. Aspiazu racconta quei momenti, questa caratteristica del Barcellona di Valverde:

"Quando sono in tribuna, guardo la partita più tranquillamente di quando sono in panchina. Andiamo nello spogliatoio dove Ernesto ci chiede le nostre impressioni e in cosa possiamo migliorare. Il mister confronta le nostre opinioni e poi prende le decisioni più appropriate. Non puoi analizzare in quei cinque o dieci minuti che passi con i giocatori tutti gli aspetti della partita. Devi concentrarti sulle cose più importanti e correggere quello che proprio non va. E incitare i giocatori se stanno facendo bene".

Sfida al Liverpool, la trionfale gara d'andata (2.1)

Eccoci negli spogliatoi, gara d’andata. Ernesto Valverde mostra la formazione del Liverpool alla lavagna. 

Ha le idee chiarissime su punti di forza e debolezza della squadra di Klopp e cerca di tirar fuori il meglio dai suoi, dare gli ultimi consigli a pochissimi minuti dall'inizio della semifinale d'andata della Champions League:

"Avete visto la formazione? Bene, hanno un centrocampo scarno. Dobbiamo ricordarcelo, uno dei centrali di difesa dovrà salire. Dobbiamo puntare alla porta. Dobbiamo chiuderli in questa zona. Vedete? Hanno questi due giocatori. A seconda di dove vanno, i primi sono Robertson e Milner. Ecco, questi sono quelli alti: sono altissimi. Dovete passare di qua. Se passiamo di qua, se loro spingono molto, forse è meglio se tiri da qua, Philippe (Coutinho, ndr). Se è qui, allora Leo deve colpire, perchè se loro spingono, anche se corriamo, ci saltano. Rimanendo più dentro, possiamo tirare rapidamente e direttamente. Altrimenti…".

Poi prepara i piazzati, è vero lo fanno tutti gli allenatore, ma il tecnico spagnolo è assillante, quasi ripetitivo e insiste nel ripetere tutti i piccolissimi dettagli e consigli ai suoi. Non solo la lavagnetta stavolta, ma una serie di fogli attaccati alla parete con ogni situazione da applicare in campo:

"E sulle punizioni, Leo resta fuori. Philippe, Jordi… L’uno è Luis, il due è Busi, il tre Ivan. Il quarto è Arturo (Vidal, ndr). Sergi, Gerard e Clément (Lenglet, ndr). Ok? Chiaro? In campo aiutiamoci a vicenda”.

E' Suarez l'autore dell'1-0 al 26’, scusandosi coi tifosi del Liverpool e chiudendo il primo tempo. Ma al rientro negli spogliatoi, vi è un confronto acceso fra l'allenatore e i calciatori del Barça, che gli fanno notare un problema: Keita e Milner si sono invertiti i ‘ruoli’, generando delle difficoltà oggettive. “Abbiamo un problema”, gli fanno notare. Il tecnico cerca la soluzione, dando quasi la sensazione di improvvisare, di trovarla in quegli istanti, mentre la sta spiegando ai suoi e provando alla lavagna. Ne esce un discorso lungo, a tratti difficile da seguire. Ma soprattutto, accetta i punti di forza dell'avversario e non li combatte, li raggira:

“Vero, sono in quattro, Ma noi difendiamo a quattro. Abbiamo quattro difensori per due attaccanti. Ce n’è uno che si stacca e quando lo fa non riusciamo a marcarli tutti. Sono veloci, quella è la loro forza. Non possiamo farci niente. Ecco cosa possiamo fare: abbiamo giocatori dietro, molti. Se ci attaccano, siamo fregati. Sulle fasce è dura perchè chiudono le linee di passaggio, entrano spesso da qui (mostra alla lavagnetta le posizioni, ndr). Non salire troppo, Ivan. E non andare troppo in avanti, fai in modo che Busi (Busquets, ndr) ti trovi. Perchè ogni volta che lo facciamo con Ivan, questo ti segue e il pressing aumenta. Devi muoverti qui. Il problema è quando ci accentriamo. Loro si allargano e pensano che puntiamo sempre la porta.

Quando avete la palla, salite velocemente. Andate avanti, perchè se vi fermate loro si piazzano. Bloccano le linee di passaggio. Però, da qui, a volte potete crossare per Sergi. Chiudiamoli in queste zone e vedrete che saremo ad un passaggio dal gol. Ascoltatemi, ok: in certi momenti dobbiamo abbassare il ritmo, altrimenti, con tutti quei rovesciamenti di fronte, ci mettono sotto. In certi momenti dobbiamo rallentare, soprattutto nella loro metà campo. Chiaro? Forza ragazzi”.

Ma il secondo tempo è un trionfo, in campo vi è il marziano per eccellenza, non bisogna mai dimenticarlo. Messi fa 2-0 al 75’, ma è all’82’ che fa impazzire il Camp Nou e addetti ai lavori, telecronisti spagnoli su tutti. Perchè la punizione che mette a segno per il 3-0 finale di una semifinale di Champions, contro un portiere come Allison è roba da crepacuore. Solo le leggende possono farlo: Messi è leggenda, Messi è eterno. Abbiamo celebrato i 600 gol del numero 10 in maglia blaugrana”,  festeggiano in telecronaca. Valverde invece racconta:

"Dalla mia postazione sembrava troppo lontano per poter tirare in porta. Quando Leo ha calciato ho pensato che avesse ingannato il portiere tirando sul suo palo, ma rivedendo il tiro alla TV, ho notato che aveva aggirato la barriera sul palo opposto. In realtà, la prospettiva mi ha ingannato, anche a causa della frenesia della gara. E’ uno dei gol più belli che ho visto, una delle punizioni più belle per potenza e precisione".

Liverpool-Barcellona, la delusione Champions (2.2)

Ma nel momento in cui la corazzata blaugrana sembra indistruttibile ed una vera e propria macchina da guerra, arriva la tempesta dei 18 giorni: débâcle fra Champions e Coppa del Re. E’ il momento di andare ad Anfield, il Barcellona è a Liverpool per conquistare la finale di Champions ma sa benissimo che uno stadio come quello dei Reds può seriamente metterli in difficoltà, nonostante il 3-0 dell’andata. Salah e Firmino sono infortunati, sembra tutto pronto per vedere i blaugrana in finale. Ma non sarà così. Suarez conosce bene l’ambiente: ha giocato quattro stagioni lì.

Ma soprattutto nessuno a Barcellona dimentica l’anno precedente, quando forti del 3-0 persero a Roma l’accesso alle semifinali. Il 3-0 dei giallorossi lo segnò, lo sapete bene, un certo Kostas Manolas, attualmente in forza al Napoli. Lui sa come si fa. Lo ricorda bene l’attaccante uruguaiano: "Dieci secondi, un minuto o tre minuti. Non conta quanto manca alla qualificazione, se non stai attento e ti rilassi ti capita ciò che è successo con la Roma. Ecco perchè devi stare attento e imparare dagli errori". Anche Leo Messi lo ricorda:

“Fu davvero dura da mandar giù, arrivammo rilassati perchè eravamo troppo sicuri di noi stessi. E pensavamo di avere la finale in tasca ma quella partita mostra cos’è veramente la Champions League”.

Uno spiraglio a sognare per il Napoli? Sicuramente un aspetto mentale su cui battere. Mancano pochi secondi al match, la tensione nello spogliatoio del Barcellona è palpabile. Quasi come se sapessero a cosa stanno andando in contro. Solitamente, i blaugrana si caricano a vicenda e hanno i volti distesi. Questa volta no. Tutti in silenzio e dai volti visibilmente tesi. Messi però prende la parola:

"Ricordate, quel che è successo a Roma è colpa nostra e di nessun altro. Non dobbiamo permettere accada di nuovo, è stata colpa nostra e basta. Vamos gente, dobbiamo fare un passo avanti, non possiamo sprecare questa opportunità. Ora siamo qui, iniziamo col piede giusto e diamo il massimo".

Origi fa 1-0 dopo soli 7’, finisce così il primo tempo. Ma sono visibilmente tesi tutti, particolarmente gli inquadrati Suarez e Lenglet, fra gli altri. Il Barcellona rientra nello spogliatoio, Valverde rompe il silenzio tombale che c’era. Una scena inedita e paradossale per uno spogliatoio apparso sempre gioioso, sereno, tranquillo e spensierato, anche nelle difficoltà. E' l'allenatore a tenere i nervi saldi, a ragionare con lucidità e non far trasparire il momento difficile, il più difficile della stagione:

“Abbiamo un problema perchè ci fanno pressing e sono tutti a centrocampo. Non lasciano giocare palla, dal portiere agli esterni”, A questo punto tutti guardano Jordi Alba che sta piangendo. E’ anche suo l’errore sull’1-0 dei Reds. “Continua”, dice a Valverde. Che riparte: “Dobbiamo salire un po’. Quando gli rubiamo palla, giochiamo bene. Una volta che abbiamo palla, la passiamo, la facciamo arrivare a Leo e tiriamo… Possiamo entrare facilmente dall’altra parte. Ma dobbiamo essere forti qui. Per non finire qui (mostra alla lavagna, ndr). Alla fine hanno segnato per una situazione al limite dell’area, non dobbiamo pensarci troppo. Perchè ogni volta che rubiamo palla, siamo pericolosi. Ogni volta, sicuro. Tutto si deciderà qui, vicino alla loro area. Quando arrivano, dobbiamo spingere quassù. Spingere ed essere forti. Ci siamo? Dai, ragazzi!”.

Ma questa è la dimostrazione che anche i migliori possono crollare. E’ un esempio di fiducia e coraggio a cui il Napoli deve guardare in vista di una sfida ai limiti dell’impossibile. Perchè, appunto, nulla è impossibile nel calcio: Wijnaldum al 54’ fa 2-0, al 56’ raddoppia il bottino personale per il 3-0 che vale il pareggio. Crolla il Barça, sotto i colpi di una squadra organizzata e di uno stadio con una spinta unica e che mette paura anche a una squadra come quella spagnola. E’ quello che servirebbe ritrovare al Napoli, la spinta dei sessantamila del San Paolo. Tornando al match, al 79’ succede l’incredibile (che sicuramente tutti ricordano): Alexander-Arnold conquista il corner, difesa disattenta ad aspettare gli avversari e le marcature per il piazzato, quando il terzino a sorpresa senza attendere crossa e Origi deve solo appoggiarla in rete, difensori e Ter Stegen immobili. Finisce 4-0 per Klopp, Valverde a casa.

Ai microfoni di Rakuten TV commenta così, dimostrando la semplicità dell'uomo Ernesto:

"Quando ricevi un colpo basso di questo tipo, ti rifugi… Nella tua famiglia, in te stesso e dimentichi tutto il resto. Cerchi di razionalizzare il tutto, nonostante la natura irrazionale della sconfitta. Inizi a pensare che avresti dovuto fare dei cambi, l’ho pensato spesso l’anno scorso dopo la partita contro la Roma e mi è tornato con questa partita tutto questo nella mente, avendo vissuto la stessa cosa. E ho la sensazione che se dovessi rifare tutto da capo, se mi fossi sbagliato, sbaglierei ancora".

La tempesta dei 18 giorni: la sconfitta in finale di Coppa del Re (3)

18 giorni dopo, c’è la finale di Coppa del Re: Barcellona-Valencia a Siviglia. Valverde ha le idee chiarissime, è una gara ad alto rischio. La sua lunga carriera non lo rende mai sorpreso, impreparato. Sa sempre cosa fare, cosa dire. Sa cos'accadrà e le difficoltà a cui va in contro:

"Quando esci da una competizione è normale che tutti siano tristi. La partita seguente è sempre pericolosa. Ai giocatori serve molto incoraggiamento per cacciar fuori l’orgoglio e la sete di vendetta che abbiamo dentro. Altrimenti iniziano a essere distratti".

Eccoci subito in campo, Valverde non sarà stato troppo sorpreso quando al 21’ Gameiro la sblocca la finale. Ma passano una decina di minuti e Rodrigo raddoppia al 33’. Si va negli spogliatoi su questo risultato: è un momento davvero complicat. Ma Valverde ci crede ancora, prova a caricare e motivare i suoi, e mostra cosa fare alla lavagnetta:

"Ogni volta che arriviamo qui, l’unica cosa da fare è concludere. Perchè ogni volta che tiriamo per provare a segnare, passiamo per di qua. Dobbiamo continuare a provarci. Hanno fatto dei bei contrattacchi, ok? Hanno segnato. Ok, ma non importa. Dobbiamo tenere duro fino alla fine. Possiamo ancora farcela, ci basta un gol. Facciamo un gol e facciamo pressing. Dai, andiamo! Dobbiamo entrare in partita, dobbiamo impegnarci. Abbiamo pareggiato in casa, ed eravamo sotto di due gol: dai, possiamo farlo! Nelle ultime partite eravamo nella stessa situazione. Stavamo perdendo e abbiamo rimontato, tutt’e tre le volte. Continuate ad avanzare".

Subito due occasioni, con Vidal e Messi. Ci prova anche Coutinho che conquista il corner, su calcio d’angolo segna Leo Messi dopo il palo di testa di Lenglet. Tante occasioni per il Barça che dopo il discorso nello spogliatoio fa un secondo tempo di altissimo livello, al 73’ quindi fa 2-1 con l’argentino. Prosegue il dominio blaugrana con affondi importanti, fino ai 5 minuti di recupero. Ma finisce 2-1, trionfa il Valencia. Seconda grossa delusione stagionale.

Valverde però anche questa volta è piuttosto realista, dopo la seconda coppa sfumata. Un insegnamento di vita e una tranquillità e serenità nel gestire anche questi momenti che traspare dalle poche frasi e dall’atteggiamento del tecnico spagnolo, le sue brevi frasi riassumono l'uomo e l'allenatore che abbiamo provato a raccontarvi:

“Credo ci sia un’idealizzazione di tutto ciò che fanno i calciatori, gli allenatori e chiunque altro da questa parte. La gente ne è attratta. Ma dopo tutto, siamo solo persone, gente normale. Persone che hanno subito una dura sconfitta, come può accadere a chiunque nel suo lavoro".

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