Nel 2022 l'ultimo treno per esplodere

25.12.2021
08:40
Pasquale Cacciola

Prima un encefalogramma piatto, poi una salita e adesso di nuovo una discesa. Possiamo sintetizzare così il triennio di Hirving Lozano a Napoli: con un ritmo sinusale che non soddisfa di certo, non a fronte del mega investimento da 50 milioni e delle aspettative di un'intera tifoseria per quello che sarebbe dovuto essere un top player della squadra. Due anni e mezzo dopo l'arrivo, la situazione fondamentalmente non è cambiata: di certo ci sono stati miglioramenti rispetto all'apatia iniziale - e ci mancherebbe -, ma non è mai diventato quel giocatore destinato ad essere o forse più verisimilmente dipinto da qualcuno. 

Carlo Ancelotti, Gennaro Gattuso e ora Luciano Spalletti: se con nessuno dei tre c'è stato l'exploit e il salto di qualità, qualcosa vorrà pur dire. Non è successo col maestro che lo ha voluto fortemente in azzurro, non col tecnico calabrese che lo ha comunque rilanciato e valorizzato e nemmeno adesso col tecnico toscano che sta man mano rivalutando un intero organico. Anzi, Lozano con l'ex Roma, ha anche fatto un passo indietro nelle gerarchie a favore di Matteo Politano. Con Gattuso sembrava in netta risalita, ma la verità è che ha avuto più che altro il merito di riproporsi a livelli più degni e soprattutto di buttarla dentro facendosi trovare al posto giusto spesso e volentieri. Mica poco, per carità, ma quella mentalità famelica non si è mai innescata. Anche perché, e chiariamolo, o ce l'hai o no ce l'hai. 

Così di anno in anno è mancato sempre qualcosa. Sempre la stessa: la mentalità. Il problema è che il tempo scorre ed è praticamente agli sgoccioli per dimostrare di essere un giocatore che probabilmente non è mai stato e non sarà mai. Sia chiaro: parliamo pur sempre di un buon giocatore che nel Napoli e in questo Napoli può starci tranquillamente, che sia come titolare o riserva, ma non quel fuoriclasse che in molti immaginavano. Tra cui anche se stesso proprio, considerando le recenti dichiarazioni che la piazza non ha affatto apprezzato. 

"La verità è che vorrei andare in un club più grande, vorrei fare questo passo in avanti". Scelta leggittima, ma tempi e modi sbagliati. Il problema, senza entrare ulteriormente nel merito, è solo uno: ha dimostrato di meritare una squadra più grande? La risposta è netta: per niente. E di certo non verrà acquistato da un top club da un giorno all'altro, non per metterlo al centro del progetto. Napoli ha dimostrato di essere un enorme trampolino di lancio per i giocatori, ma prima bisogna strafare. Ma il problema è che per fare il grande salto, oltre alle doti tecniche che al messicano non mancano, serve innanzitutto una certa mentalità che invece latita eccome. 

Manca cattiveria. La cazzimma calcistica vera e propria. Requisito fondamentale per un attaccante con certi mezzi e determinate ambizioni. Dà sempre la sensazione di un giocatore precario in campo, spesso e volentieri intimidito dalle circostanze, mai con quell'autorevolezza riconosciuta magari anche dagli avversari e senza quel killer instint col quale - con la sua velocità e capacità di ripartenza - sarebbe altrimenti devastante.

Basta guardare Osimhen per farsi un'idea: giocatori diversi per carità, ma immaginiamo se anche Lozano avesse la stessa fame e cattiveria sottoporta. Sarebbe devastante. Eppure basta questo dettagli per rischiare dal passare da un potenziale talento e un possibile incompiuto. Ora arriva il 2022. L'ultimissimo treno per dimostrare di meritare Napoli e, magari, poi anche qualcosa in più. 

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