ESCLUSIVA - Britos: "Avevo le valigie pronte, Benitez mi chiese di restare: con Rafa poca fase difensiva, mi distruggevo! Su Mazzarri, Sarri e l'esplosione del San Paolo con la Juve..."
Apprezzato per il suo impegno di chi 'suda la maglia', un grande uomo, un professionista, e un calciatore che ha dato tutto se stesso per il Napoli e per i suoi tifosi. Una lunga chiacchierata tra passato, presente e futuro, con un difensore che ci ha messo sempre la faccia esponendosi a critiche giocando fuori ruolo e contro il dolore per un assurdo infortunio che gli ha condizionato l'esperienza partenopea e la sua carriera. Tanti retroscena, tanti i temi trattati e un amore incondizionato per la città e la maglia azzurra: quello di Miguel Angel Britos, intervistato in esclusiva da CalcioNapoli24.it.
Hai avuto come allenatori Mazzarri, Benitez ed anche Sarri a Dimaro per una settimana, differenze tra i tre?
"Tre grandissimi allenatori molto diversi tra di loro. Mazzarri preparava le partite in maniera maniacale soprattutto sul piano tattico mentre Benitez basava tutto sul possesso palla e non dava molto peso alla fase difensiva. Sarri, al contrario lavorava per ore intere sulla difesa e in una settimana che ho passato con lui già avevo imparato quasi perfettamente i movimenti che chiedeva il mister".
Fu Benitez ad opporsi ad una tua cessione?
"Era tutto fatto e avevo le valigie pronte per trasferirmi alla Dinamo Mosca. Nonostante tutto non ero molto entusiasta di andare a giocare in Russia. Parlai con Benitez che mi chiese di restare perchè contava su di me. Decisi di restare e non lo rimpiango perchè collezionai circa 40 presenze quell'anno".
Rafa contava molto su di te, spesso ti chiedeva anche di giocare fuori ruolo...
"Vero, mi faceva molto piacere anche se mi esponevo a critiche pesanti ed a volte esagerate sul mio conto. Il mister mi chiese di giocare come terzino perché ne aveva bisogno. Sono un professionista ed ho accettato ma non avevo né il fisico né il passo per giocare sulla fascia perché sono un centrale. Benitez mi chiese di giocare li perché aveva bisogno di qualcuno che sia tecnicamente che mentalmente poteva occupare quel ruolo ma quando la partita terminava ero praticamente fisicamente distrutto".
Per te il ritiro deciso dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia contro la Lazio non fu giusto?
"Non dico questo, anche perché dopo una settimana di ritiro cominciammo a vincere tutte le partite. Era continuarlo che per me era un controsenso. Se diamo per scontato che il ritiro ci aiutasse a vincere allora avremmo dovuto rimanerci tutto l'anno? Non mi sembrava il caso. Comunque in ritiro siamo stati tutti molto uniti e anche io in prima persona cercavo di cementare il gruppo cucinando asado per tutti".
Alla Juve hai segnato un gran gol, cosa ricordi di quel momento?
"Fu una grande emozione anche se poi perdemmo la partita. Il San Paolo era pienissimo e quando vidi il pallone entrare in rete sentii un boato incredibile. Uno dei momenti più belli trascorsi in maglia azzurra, ero contento di aver regalato una grande gioia ai tifosi azzurri".
Juventus croce e delizia, quella testata a Morata...
"Fu un gesto sconsiderato e mi pentii subito dopo di averlo fatto. Fu un gesto di frustrazione per un periodo in cui avevo accumulato tanto stress. Eravamo in ritiro, non vedevo la mia famiglia da un mese. Ero nervoso e dopo aver accumulato tanto esplosi nella maniera sbagliata".
Quindi l'attaccante bianconero non ti aveva provocato?
"No, avevamo uno scontro di gioco qualche minuto prima ma non posso dire di essere stato provocato. Non sono gesti che mi appartengono e in tutta la mia carriera non avevo mai fatto nulla del genere. Me ne sono subito pentito".
(2 - continua...) CLICCA QUI PER LEGGERE LA PRIMA PARTE "Napoli, che emozioni in azzurro: ho giocato sul dolore per onorare la maglia! Dal furto di Pechino alla gioia di Doha, quell'anno in cui giocai con un tendine staccato..."
RIPRODUZIONE RISERVATA