Colonnese in azione con la maglia dell'Inter
Colonnese in azione con la maglia dell'Inter

ESCLUSIVA - Colonnese: "Che rammarico la finale con il Vicenza, via da Napoli per Ferlaino! Juve-Inter del '98? I due minuti più pazzi della storia del calcio. Paragone Sarri-Boskov possibile, ma..."

07.03.2018
15:30
Gaetano Pantaleo

In vista di Inter-Napoli, la redazione di CalcioNapoli24 ha contattato Francesco Colonnese in qualità di doppio ex ripercorrendo la sua carriera calcistica

Dal 1995 al 1997 al Napoli, all'ombra del Vesuvio ha lasciato un pezzo del suo cuore: la prima chance da protagonista in una grande squadra, una finale di Coppa Italia persa ai tempi supplementari con il Vicenza, tante emozioni indelebili ed il rammarico per un addio mai digerito e causato da decisioni altrui. Stiamo parlando di Francesco "Ciccio" Colonnese, contattato quest'oggi dalla redazione di CalcioNapoli24 per una lunga chiacchierata sul suo passato azzurro, sul suo passaggio all'Inter e sull'attualità in vista della gara di domenica proprio tra gli uomini di Sarri ed i nerazzurri.

Lei arrivò a Napoli nella stagione '95/'96 con Boskov in panchina: ci racconta le sensazioni dopo il suo approdo? Gli arrivi di lei, Baldini ed Ayala facevano ben sperare.

“Avevo belle sensazioni, arrivavo in una piazza molto importante. Era la prima grande squadra in cui riuscivo ad approdare. C’erano delle ottime premesse e riuscimmo a creare anche un bel gruppo ed effettivamente ci togliemmo grandi soddisfazioni battendo club importanti come Lazio ed Inter”.

A proposito di Boskov, potrebbero essere individuate delle somiglianze, magari caratteriali, tra lui e Sarri?

“Era molto più bravo di quello che sembrava dall’esterno. Era un ottimo preparatore atletico e ci faceva lavorare bene, inoltre già venti anni fa ulitizzava moltissimo il pallone durante le sedute. In questo era un innovatore. Tatticamente era semplice e lineare, nella gestione del gruppo era bravissimo. Sapeva individuare i giocatori validi. E’ stato un maestro. Il paragone con Sarri è possibile, ma c’è una differenza: il tecnico toscano è un allenatore tatticamente più moderno rispetto al serbo”.

Nella stagione ‘96/’97 arrivaste ad essere anche secondi in classifica prima di sprofondare: cosa accadde nella seconda metà di stagione?

“Ci fu un calo da parte nostra nel girone di ritorno ed il tutto fu acuito poi dall’esonero di Simoni che era stato il creatore di quella squadra. Eravamo stati per un periodo anche secondi in classifica”.

Come reagì la squadra all'esonero di Simoni? Eravate al corrente dell'accordo tra il tecnico e l'Inter?

“Andò via perché aveva un accordo con l’Inter e fu un qualcosa di inaspettato per tutti noi. Visti i risultati che stava ottenendo, ci poteva stare un interessamento di una grande squadra come quella nerazzurra nei suoi confronti. Ferlaino doveva accettare la cosa ed andare avanti fino alla fine della stagione perché quel gruppo era stato costruito da lui; il suo addio ci creò dei problemi”.

Incise quindi anche l’addio di Simoni sulla finale di Coppa Italia persa col Vicenza?

“Certo, fu una cosa gravissima. Provammo a fare il nostro dovere nel finale di campionato ma quella decisione della società ebbe un grande impatto sullo spogliatoio. Il mio più grande rammarico, però, al di là della sconfitta, fu quello non aver giocato la finale di ritorno: io e Cruz eravamo diffidati e fummo ammoniti nella gara d’andata vinta per 1-0. Non so come sarebbe finita con la squadra al completo…”

Colonnese, Baldini, Ayala, Milanese. Niente male come pacchetto arretrato, Taglialatela poteva star tranquillo…

“Eravamo una difesa molto collaudata, avevamo caratteristiche che si compensavano molto bene. La fortuna di tutti noi era che Simoni aveva trovato il modulo giusto per tutti noi e quindi ognuno di noi poteva tirare fuori il meglio. Fu una bella retroguardia, c’era una coralità di rapporti e ci trovavamo a memoria”.

E' vero quanto si dice a proposito del suo addio a Napoli? 

“Fu una decisione solo societaria. Io volevo restare lì, la città di Napoli mi aveva adottato, ero titolare e non avevo motivo di andar via ma il Napoli non mi volle riscattare dalla Roma e mi lasciò andar via perdendo la trattativa alle buste con il club giallorosso. Il presidente Ferlaino poteva riscattarmi e la mia volontà era quella di restare. Volevo assolutamente rimanere a Napoli ma non me ne fu data la possibilità”.

Quindi il passaggio all’Inter. Ha diviso lo spogliatoio con calciatori del calibro di Bergomi, Baggio, Zanetti, Zamorano, Djorkaeff, Ronaldo: quale l'ha impressionata di più?

“Roberto Baggio, come uomo. Oltre ad essere un grande calciatore aveva una semplicità e una umiltà davvero impressionanti. Nel calcio si impara anche dai grandi uomini e lui faceva parte di questa categoria: era in grado di accettare anche la panchina per poi entrare in campo e dare tutto quello che aveva… Poi le qualità tecniche erano indiscutibili, ma quelle umane erano impressionanti”. 

A proposito di quel periodo, ci racconta le sensazioni dal campo di quel maledetto Juventus-Inter del 1998?

“I due minuti più pazzi della storia del calcio: c’era un rigore per noi evidente non visto, ribaltamento di fronte e penalty discutibile dato alla Juve. Era la partita più importante della stagione. Fu un episodio gravissimo che costò la partita e forse anche lo scudetto, è vero che la Juve era in testa ma chissà cosa sarebbe potuto succedere in caso di una nostra vittoria. C’era questo grande rammarico. Alla fine la storia ci ha dato ragione ed a testimonianza di ciò c’è il fatto che si continui a parlare di questo episodio anche a distanza di anni”.

Sono passati anni, è stato introdotto il VAR eppure gli episodi dubbi e le polemiche arbitrali non sono diminuiti…

“Le polemiche sono le stesse, adesso gli arbitri possono commettere degli errori ma non è come prima. Non c’è più un qualcosa di prestabilito alle spalle, sembra tutto diverso ora”.

Il suo compagno di reparto ideale?

“Ho avuto troppi compagni di valore, non riesco ad indicarne uno su tutti (ride, ndr)”.

In questo Napoli, si troverebbe a suo agio più con Koulibaly o con Albiol?

“Per caratteristiche ero più vicino a Koulibaly perché ero esplosivo, uno che giocava d’anticipo. Quindi penso che mi sarei trovato più a mio agio con Albiol, ma anche con Koulibaly non avrei avuto problemi, è fortissimo!” 

A Napoli si è discusso a lungo a proposito dell'atteggiamento del Napoli in Europa League. Lei ha vinto una Coppa UEFA: è davvero così difficile affrontare questa competizione senza pagare lo scotto in campionato?

“Non è semplice, ma chi riesce a vincerla vuol dire che è bravo. Le grandi squadre devono avere la forza di giocare per due o più competizioni. In Italia abbiamo il limite di pensare che sia insostenibile affrontare sia l’Europa League che il campionato al massimo mentre all’estero non c’è questa mentalità: questo è un handicap”.

Venendo all'attualità: come vede Inter-Napoli? Chi rischia di più tra le due?

“Rischia di più il Napoli, l’Inter non ha giocato il derby e non ha dalla sua un risultato negativo da smaltire. Discorso diverso invece per gli azzurri che devono rifarsi dal KO pesante contro la Roma e giocare a San Siro non è mai facile. Mancano tante partite, è vero, ma la Juve ha dimostrato negli anni che se inizia a scappare non la riprendi più… Per questo gli azzurri non possono sbagliare”.

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di Gaetano Pantaleo - Twitter @gaetano171993

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