ESCLUSIVA - Francini: "Ce l'ho con Maldini. Maradona? Al suo fianco aveva persone 'poco fidate'! Che paura Gullit e Van Basten!"
di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
Ebbe una sola 'sfortuna': quella di giocare nella stessa epoca storica di un certo Paolo Maldini. Giovanni Francini è l'ospite esclusivo del giorno. L'ex terzino sinistro di Torino, Napoli e Brescia, nonchè della nazionale italiana, si è concesso, in esclusiva, ai microfoni di CalcioNapoli24.it. Dalle emozioni del San Paolo alla doppia serata contro lo Stoccarda in Coppa Uefa, passando per Diego Armando Maradona e gli olandesi del Milan, Gullit e Van Basten. Tutto sulla vita calcistica di uno dei terzini più forti della storia del Napoli.
Quanto devi al Toro, alla società che ti ha fatto esordire in Serie A? Chi fu a portarti in granata? "Devo tutto o quasi al Toro, è la società che mi ha cresciuto. Arrivai in granata all'età di quattordici anni, poi da lì proseguì con tutto l'iter delle giovanili e la prima squadra. Mi selezionò una squadra di osservatori che girava per la Toscana, mi videro e mi portarono al Torino. Feci un provino e fui preso. E da lì nacque Giovanni Francini. All'inizio facevo o il libero o lo stopper, poi un tecnico del vivaio granata mi spostò sulla fascia sinistra".
Poi il passaggio al Napoli per 5.9 miliardi di vecchie lire. E' vero che si accusa il salto di qualità in una grande squadra? Qual è la ricetta per non soffrirlo? "Sì che si soffre. Arrivai in una piazza importante come Napoli, dal Torino, e c'erano molte aspettative su di me. Il Napoli pagò tanti soldi per me e il pubblico si aspettava tanto. All'inizio non fu semplice, poi pian pianino ci feci l'abitudine e tutto andò per il meglio. Giocare con gli occhi puntati addosso del San Paolo intero non era facile. E all'epoca gli stadi erano sempre pieni, anche quando andavamo in trasferta ci sembrava di giocare in casa".
Il Toro ti ha permesso di giocare anche in nazionale italiana, poi l'exploit di un certo Maldini ha frenato il tuo excursus. Ce l'hai un po' con lui? "Sì, certo che ce l'ho con lui (sorride ndr.). E' stato uno dei più forti in assoluto. Alla fine mi convocavano in nazionale, ma non giocavo quasi mai. Sarebbe stato meglio se avessi fatto lo stopper, magari avevo qualche chance in più".
Vincitore della Coppa Uefa nell'88/89 col Napoli. All'epoca era un traguardo diverso da quello di oggi. Ricordi di quella doppia serata contro lo Stoccarda? "Era la finalissima, avevamo battuto il Bayern in semifinale. La città non parlava d'altro, c'era tanta, troppa tensione. Sapevamo, però, di essere forti. Alla fine ci bastava guardare lo sguardo di Diego Maradona, se lui stava tranquillo tutto il gruppo era sereno".
E di quella rimonta alla Juve dal 2 0 al 3 a 0 al San Paolo? "Altra serata indimenticabile. Battere la Juve e superare il turno al 119' minuto non ha prezzo. Al San Paolo poi, ti lascio immaginare".
L'anno precedente, però, segnasti quel goal al Real Madrid. Roba da cineteca....da raccontare ai propri nipoti..."Beh, in effetti sì. La nostra sfortuna fu quella di incontrare il Real al primo turno. Eravamo in ritardo di condizione, loro avevano già iniziato il campionato, mentre noi eravamo in fase di rodaggio. Ricordo che prima segnò Butragueno, poi pareggiai io: calcio d'angolo, io mi tuffai sulla palla di testa, il portiere la respinse, ma io come un kamikaze la misi subito in rete e pareggiammo".
Diego Armando Maradona. Chi era fuori dal campo? "Semplicemente un ragazzo eccezionale. E non è una frase fatta. Il suo problema è stato quello di aver avuto al proprio fianco, in ambito extra calcistico, delle persone poco fidate, che anzichè aiutarlo l'hanno sfruttato. Diego è un buono, si è fidato di alcuni personaggi di cui non si sarebbe dovuto fidare, ma vabbè. Con noi, nello spogliatoio, è sempre stato eccezionale. Non l'ho mai visto litigare con qualcuno".
Mai avuto confronti o scontri con i rappresentanti delle Curve? "C'era un ottimo rapporto coi tifosi. Ricordo che c'era Montuori che era il responsabile della tifoseria e la teneva bene a bada. Venivano spesso al campo d'allenamento per vederci, era completamente diverso rispetto ad oggi. Poi eravamo ospiti, ogni settimana, di una trasmissione condotta dallo stesso Palummella. Frequentavamo i club perchè era giusto stare in contatto coi tifosi, coloro che venivano a seguirci sempre, in casa e in trasferta".
L'allenatore al quale sarai sempre grato nella tua vita. "Radice. E' stato quello che mi ha dato la possibilità di esordire e giocare con continuità in Serie A, nonostante ci fossero calciatori più grandi di me, giovane diciottenne".
L'avversario che più ti faceva 'paura'? "Quelli del Milan, Gullit e Van Basten. Erano in un periodo straordinario".
Torino-Napoli, per chi farai il tifo? "Sinceramente? Dico che il Toro non ha più nulla da chiedere al campionato, non credo ambisca alla qualificazione in Europa. Quindi credo che servano molto di più al Napoli questi punti in ottica secondo posto, traguardo raggiungibile".
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