Polito: "Volevo fare il fantino, ma il destino era il calcio. Cannavaro un signore, che uomo! Rigore parato a Del Piero? Buffon mi fece i complimenti, avevano paura di me a Torino" [ESCLUSIVA]

21.12.2019
18:00
Ciro Novellino

News Napoli, Ciro Polito ha paralto ai microfoni di CalcioNapoi24 di Sassuolo-Napoli

Ultime calcio Napoli - Il Napoli affronta ilo Sassuolo nell'ultimo turno di campionato del 2019. Ciro Polito, oggi direttore sportivo della Juve Stabia, è un ex e la redazione di CalcioNapoli24 l'ha raggiunto. Queste le sue dichiarazioni:

Cosa non ha funzionato con Zenga? Perché al Catania non ti fece più giocare visto che eri tu il titolare?

“Zenga è arrivato a sette gare dalla fine della stagione 2007-08. Arrivò e giocai ancora 5 partite. Avremmo giocato con Juventus e Roma le ultime partite, ma tra queste c'era la semifinale di coppa Italia con la Roma. L'andata era prima dello scontro diretto con la Reggina in casa, che io giocai diventando anche migliore in campo. In coppa Italia fece giocare tutte le seconde linee e anche Bizzarri. La sconfitta con la Reggina ci stava complicando la salvezza. Chissà cosa gli scattò in testa e nei giorni successivi sentivo aria strana. Prima di andare a giocare con la Juve, a colazione, mi chiamò e mi disse che non mi avrebbe fatto giocare. Non era una cosa normale visto che per 32 giornate avevo giocato io. Avevo lottato e sudato, mai fatto errori in una piazza importante come Catania. A fine di quella stagione era diventato il quarto portiere per rendimento. C'erano davanti a me Buffon, Handanovic e Frey, poi io con una media di 6,42. Non lo accettai, chiesi di andare in tribuna e non in panchina. Pareggiammo 1-1 a Torino, poi ci salvammo con la Roma. Ho fatto un gesto che non dovevo fare, ma non c'ero mentalmente dopo la scelta di non farmi giocare. Non me lo sarei mai aspettato di stare fuori. Avevo diverse squadre che mi cercavano: Udinese, Cagliari, ma alla fine non si trovava mai l'accordo decisivo e non so perchè e dovetti stare 5 mesi fuori squadra. Me l'ha fatta un po' pagare, senza espormi più di tanto. Mi allenavo e non ero convocato. Portava Bizzarri e Kosicki in campo. Andò avanti così, poi a dicembre ebbi una discussione e a gennaio andai via”.

Salernitana poi arrivasti all’Atalanta per l’infortunio di Consigli, che ambiente e’ quello bergamasco?

“Prestito al Grosseto, poi Catania e ancora Salernitana: una scelta sbagliata pensando ad oggi. Potevo aspettare, ma a Salerno ci sono cresciuto e mi ero fidato della società che c'era. Tre anni di contratto e mai pagato, dovevo giocare anche in C. Ho preso pochi soldi in due anni rispetto al contratto. Perdemmo in casa col Sorrento, il presidente buttò fango sui senatori e da lì non ho più giocato con la maglia della Salernitana. Ci fu un equivoco, la gente pensò che io parlassi della città di Salerno, ma in realtà parlavo della società che aveva rovinato la squadra. Abbiamo avuto a che fare con un presidente che non aveva la forza e il coraggio di come stavano le cose. Mi allenavo a giocare da trequartista, facevo gol, ero bravo ma questo per dire che avevo mollato in quel periodo. Tutti quelli che eravamo fuori rosa: Montervino, Peccarisi, io e Pestrin, soffrivamo questa situazione. Fallimmo, poi rimasi senza squadra ma per fortuna ebbi la possibilità di tornare a grandi livelli. Non era semplice, in tanti avrebbero mollato. Ebbi la forza di ripartire, facendo 7 mesi di contratto. Sono rimasto tre anni a Bergamo e giocando anche gare spettacolari come una memorabile vittoria in Inter-Atalanta 3-4. Poi arrivò il Sassuolo...ma non ero più il portiere che aveva fatto qualcosina e poteva fare ancora tanto. Si pagano delle scelte, ma sono contento di quello che ho fatto. La mia testa è stata un punto di forza, la mia tenacia mi ha aiutato”.

Polito-Atalanta

Al Sassuolo a gennaio 2014. Con te c’era Paolo Cannavaro. Che rapporti avevi e hai con lui?

“Non era previsto che andassi via dall'Atalanta, ero preso tanto in considerazione. Solo che da secondo diventai terzo, perchè c'era Sportiello sul quale credevano. Eravamo a cena con Denis e Cigarini, mi arrivò una chiamata alle 23 di sera del penultimo giorno di mercato, era il mio procuratore che mi passò il direttore sportivo del Sassuolo. Mi chiesero la disponibilità al trasferimento. Avevano fatto un mercato impegnativo con 12-13 giocatori nuovi. Avevano 17 punti ed erano ultimi in classifica, mancava un uomo che potesse dare una mano. Ad essere riferimento e di carattere per tutti. Giocare o non giocare non gli interessava. Il giorno dopo firmai 6 mesi di contratto con la promessa che in caso di salvezza, sarebbe scattato il rinnovo. Sono state persone perbene”.

Polito-Cannavaro

Ma è vero che rompevi le porte a calci per far svegliare i compagni alle 7 del mattino?

“Verissimo. Facemmo uno dei miracoli più belli. Avevano cambiato Di Francesco con Malesani, ma facemmo 1 solo punto in 5 gare. Mi ero già prefissato il futuro, volevo fare il direttore sportivo e alzavo sempre di più i toni e mi inventavo qualcosa per stimolare il gruppo. Al Sassuolo c'è tutto ma non c'è pressione, si va al campo in bicicletta. Cannavaro, uno dei più grandi uomini che abbia mai incontrato, un ragazzo come me, un uomo che ha portato esperienza, l'esperienza del nostro essere napoletani. Cercando di crescere giorno dopo giorno, uno che può fare tutto nel calcio. Umile, una piacevole sorpresa. Siamo molto legati. Alle 7 del mattino, quando tornò Di Francesco, li prendevo a calci nelle porte: c'era Berardi che aveva timore di me per come lo svegliavo. Paolo (Cannavaro, ndr) mi ricorda sempre degli esempi che facevo. Tutti quei giocatori, in caso di salvezza, avrebbero avuto un riscatto obbligato con ingaggio raddoppiato. Gli ricordavo come gli sarebbe potuta cambiare la vita: da quella salvezza c'è gente che ci ha vissuto per anni interi. Un qualcosa che resta, che ci ha fatto legare ancora di più. Lo stesso Di Francesco ha un grande rapporto con me, da amico oltre che da professionista”.

E' vero che ti voleva nel suo staff?

“Una grande stima mi ha dimostrato. L'anno dopo, Pegolo si infortunò, arrivò Consigli. Per me lo spazio si era ridotto e rimasi senza squadra. Erano molto dispiaciuti, ma Di Francesco, quando io arrivai alla Juve Stabia, mi faceva chiamare tutti i giorni da Lorieri, una grande amico, e mi fecero capire che mi avrebbero voluto nello staff perchè c'era la possibilità che andasse ad allenare al Milan. Aveva anche presentato lo staff tecnico, con il mio nome all'interno. Era un attestato di stima per un ragazzo che smetteva di giocare. Io ho preferito, però, da sempre fare il direttore sportivo, ma nel calcio mai dire mai”.

Raccontami di quel rigore parato a Del Piero col Pescara. Buffon dopo Juve-Catania ti disse che avevano pura di te... Alla fine Del Piero ti ha anche regalato la maglia

“Magari lo avrei potuto parare un altro rigore. A fine carriera Alex mi regalò la sua maglia. Ma tu sai tutto... (ride, ndr). Parai un rigore a Del Piero a Pescara nel 2007, nel mese di marzo. La stagione dopo, al 90esimo, ero col Catania, Del Piero dal dischetto segnò. Buffon mi aspettò a fine gara. Mi ha sorpreso per la sua umiltà: un campione. A Pescara mi fece i complimenti, andammo insieme al doping e questo signore sapeva tutto di me. Anche il contratto e il mio possibile futuro. Mi colpì molto, mi chiamò per nome. Auspicò un futuro diverso per me. Dopo il gol a Torino, mi disse che aveva paura che io gli avessi potuto parare un altro rigore, ma non ci sono riuscito. Cose ti rimangono per tutta la vita. Ho parato un rigore a Del Piero, da napoletano è stato stupendo”.

Ciro Polito calciatore ma so che avresti voluto fare il fantino...

“Questa anche è una storia vera. Ero da piccolo sempre appassionato, mio padre aveva i cavalli e si correva su strada. Ero uno scugnizzo, non volevo giocare a calcio. Scappavo dalla scuola calcio, iniziai a farlo a 14 anni. Ero appassionato di cavalli, li curavo e sgambavo ogni tanto. Quando andai ad Agnano mi dissero che avrei dovuto pulire le stalle mentre io salivo già su un cavallo da trotto. Lo vidi come un passo indietro e, allora, decisi di andare a giocare a calcio. Era tutto scritto, dovevo giocare a calcio”.

Come vedi la scelta di cambiare Ancelotti con Gattuso?

“Quando si fanno certe scelte, vuol dire che qualcosa sotto c'era. Una società che esonera un tecnico come Ancelotti, va incontro ad un esborso economico non indifferente, anche perchè devi poi prendere un altro allenatore. Era arrivato al capolinea, tutto nasce da quel ritiro e dalla rottura. Non so come è stata gestita, non mi permetto di farlo. So bene cosa vuol dire gestire delle problematiche e nelle piazze grandi un problema viene amplificato. Se hanno fatto questa scelta, vuol dire che andava fatta. Gattuso è una persona umile, campione del mondo: ha gli attributi per fare bene. Gli auguro il meglio e che riesca a riportare il Napoli nelle posizioni che merita".

Napoli in difficoltà, quanto pesa ciò che è accaduto con l’ammutinamento nella testa dei giocatori?

“Il Napoli ha avuto una involuzione incredibile e c'è stato un problema molto importante. L'ambiente spogliatoio è talmente sottile che si passa subito dalla tranquillità ad un caso fortissimo. C'è sempre chi non accetta e chi magari è più forte nello spogliatoio riesce a condizionare gli altri. Il Napoli è una grande squadra, che affronta colossi d'Europa, ma da direttore non accetto che un calciatore possa rifiutare un ritiro. Avranno le proprie motivazioni, ma non va fatto. La cosa va accettata, bisogna andare avanti. In caso di qualificazione in Champions, De Laurentiis sistemerà tutto. Serve capire, poi, chi deve ancora far parte del progetto e chi no".

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