'This is Napoli', il direttore di Copa90 a CN24: "Dalla meravigliosa Scampia all'incontro con l'Insigne 'tifoso': i nostri sei giorni in una città speciale, ecco cosa la rende unica in Italia"

24.02.2015
10:30
Redazione

di Claudio Russo – twitter:@claudioruss

Il documentario 'This is Napoli' realizzato dai colleghi di Copa90 ha colpito un po' tutti: sarà per l'ottima fattura e per la qualità totale del quarto d'ora che racchiude al suo interno il ritratto di Napoli e dell'affetto dei tifosi per la propria squadra, sarà per gli interventi di Lorenzo Insigne, di Decibel Bellini, del preparatore dei portieri Xavi Valero o dello zio di Ciro Esposito. Insomma, non è passato inosservato. Ma come è nato questo documentario? Chi risponde alle domande di CalcioNapoli24 è il direttore di Copa90, Lawrence Tallis. Il tutto sulle note di "In Soft Focus", il brano di Lushlife, Ariel Pink ed Elzhi che fa da colonna sonora ad una parte dello stesso speciale. E all'intervista stessa, perchè ascoltandola mentre si legge permette di entrare nel mood giusto, quello lontano dalle logiche del campo, quello legato più alla magia del calcio in quanto semplice gioco.

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Lawrence, ho visto un po' i documentari di Copa90: Jordaan Brown (un giovane calciatore inglese che si è trasferito in Finlandia), Fisher FC (il 'miglior pubblico della nona divisione del calcio inglese'), i tifosi dei Seattle Sounders in MLS, Gordon Hill (un tifoso salito alla ribalta per i suoi video su YouTube), il Senrab FC (club che milita nelle Sunday League, ma che ha visto crescere tra le proprie fila John Terry, Sol Campbell, Jermain Defoe e Ledley King) e 'Football against homophobia'. Ora "This is Naples: the full experience": qual è il filo conduttore che lega tutte queste storie, oltre al fatto che si parli di calcio? C'è qualcosa di speciale?

"Credo che il filo conduttore di tutte queste storie legate assieme sia il fatto che si pensi al calcio in un modo che non sia strettamente collegato con ciò che succede in campo. I nostri documentari derivano dall'amore e dalle emozioni che il gioco del calcio evoca, e dalla passione delle persone che lo supportano. Crediamo che il calcio sia una delle maggiori attività aggregative del mondo, ed il suo potere nel trascendere differenze di razza, religione o nazionalità non ha eguali. I documentari che hai citato poc'anzi sono tutti legati all'abilità del calcio nel provvedere alla formazione di una identità a chi lo segue. Che siano i napoletani e la loro capacità di trovare nel calcio qualcosa con il quale affermare la loro indipendenza e la loro resistenza ai poteri del nord oppure un uomo come Gordon Hill che trova la sua vera famiglia in una squadra dilettantistica nel nord di Londra, credo si possa imparare tanto dalle persone e dai luoghi esplorando il loro rapporto con il calcio"

Come mai la decisione di venire a Napoli e farvi un documentario? Cosa vi ha attratto qui?

"Ho avuto modo di lavorare ad un altro progetto con un giornalista, Martino Simcik, che ha contribuito l'anno scorso ad un libro sulla morte di Ciro Esposito. Mi ha raccontato della situazione successiva alla morte di Ciro, con i media che accostavano la sua immagine a quella di un criminale e insinuavano le solite cose su Scampia e su Napoli. E' praticamente evidente il fatto che i napoletani si sentano spesso ritratti molto negativamente dai media, e attraverso la propria squadra di calcio hanno l'occasione di poter dare un'immagine positiva nel mondo. E dovunque ci sia un interesse davvero forte per i successi della propria squadra, ecco che la cosa diventa interessante per noi registi. Martino mi ha messo poi a conoscenza che la famiglia Esposito riteneva che la loro storia non fosse stata raccontata per intero e mi sembrava importante farli parlare".

Insigne vi ha raccontato dell'idea che le persone possono avere di Napoli, della Camorra e del problema dei rifiuti: che impressione ti ha fatto la città? Nel documentario si vede che siete stati a Scampia, nel centro storico e ovviamente dalle parti del San Paolo...

"Questa è una cosa che mi preme davvero molto nel dire: i sei giorni che abbiamo passato in città sono stati immensamente piacevoli (nonostante il tempo pessimo!) e i napoletani non avrebbero potuto essere più cordiali nei nostri confronti. Tutti ci dedicavano del tempo, ci offrivano qualcosa ad ogni occasione ed erano incredibilmente disponibili. La stessa città è davvero molto bella. Sì, ci sono un sacco di graffiti ma questi ci sono in ogni città europa culturamente vivace. Anche andare a Scampia è stato qualcosa da ricordare: prima di andarci alcuni ci avevano sconsigliato di farlo perchè sarebbe potuto essere pericoloso, ma quello che abbiamo trovato lì è stata un'altra comunità meravigliosa, cordiale ed accogliente. Vincenzo Esposito ci ha fatto da guida durante la giornata, e ci ha presentato tanti personaggi interessanti: dal padre di Ciro che ha cucinato per noi, alla preside della scuola di Ciro, fino al signor Piccolo dell'Arci Scampia. Si avvertiva forte il senso di comunità, è chiaro che Scampia ha i suoi problemi ma dalla nostra esperienza posso dire che questi non hanno a che fare con la gente".

Ed Insigne invece? Qui è molto amato dai tifosi perchè napoletano, ma allo stesso tempo l'essere napoletano fa sì che abbia qualche pressione in più proprio per questo. Com'è andata a Castelvolturno?

"L'impressione maggiore che ho avuto dal parlare con Insigne è semplicemente il fatto che lui sia prima di tutto un tifoso. Questa cosa conta molto per lui, perchè ama la squadra e ama la città e lo fa da quando è piccolo. Certo, sa benissimo quanto sia importante per i napoletani il fatto che il Napoli sia una squadra vincente. Non penso che avverta molto la pressione in senso negativo, al massimo la avverte più di qualche suo compagno di squadra". 

Nel tuo editoriale su Copa90 hai scritto: "Il Napoli è il veicolo per ogni napoletano di liberarsi dalle tensioni di ogni giorno". Dando uno sguardo al mondo del calcio, ci sono altre città dotate di un amore per la propria squadra forte quanto quello che hai potuto avvertire a Napoli?

"Sicuramente Napoli è molto speciale, per una grande città avere soltanto una squadra è inusuale, e credo che questo si trasmette nel fanatismo dei proprio tifosi. Detto questo, mi vengono due posti in mente nei quali l'amore per la propria squadra sia avvertito e vissuto così profondamente: Dortmund e Gelsenkirchen, perchè queste due città hanno un rapporto con Borussia e Schalke 04 molto simile a quello che ha Napoli con il Napoli. Forse è ancora più evidente perchè sono due cittadine decisamente più piccole di Napoli e con minore attrativa turistica. Forse nemmeno la stessa importanza storica di Napoli. Eppure i due club hanno un seguito di tifosi enorme, e significano tutto per gli abitanti delle città. Sono il modo per cui vengono portati, i cittadini, all'attenzione del mondo e perciò questa cosa li inorgoglisce molto, quest'essere al centro dell'attenzione, nonostante le dimensioni delle proprie città, per qualcosa che fa invidia a tutti".

Cosa rende Napoli diversa dalle altre squadre e dalle altre città italiane? L'avete definita "quasi unica in Italia, la squadra è arrivata a simboleggiare le speranze e i sogni della città"...

"Parto dal fatto che ci sono tante squadre italiane che sono supportate molto dai propri tifosi e ho avuto il piacere di passare del tempo al loro seguito. Penso che la differenza con Napoli possa essere ridotta al fatto che sia l'unica grande squadra della città. Questa cosa, combinata con la sensazione di essere quasi disprezzati dal nord, rende ovviamente il club molto ma molto importante nella vita dei napoletani".

Ed il San Paolo? Siete stati qui in occasione di Napoli-Inter, e siete stati fortunati nell'assistere ad un match risolto all'ultimo minuto da Higuain: poteva andarvi peggio, no?

"Sicuro! Il San Paolo è uno stadio fantastico, è imponente visto dall'esterno ed è un vero e proprio calderone dall'interno: il rumore è davvero intenso, con entrambe le curve che cantano a squarciagola e petardi che esplodono. Ma è un punto a sfavore il fatto che la visuale dai posti più inferiori sia così povera, è un peccato che tutta quella fila sia praticamente off-limits. Tuttavia, però, durante la partita contro l'Inter i tifosi si sono adattati e, ovviamente, e l'esplosione quando Higuain ha segnato al 90' è stata incredibile"

Alla fine del documentario un tifoso vi dice che chi viene a Napoli piange due volte, quando si arriva e quando si parte. Per voi di Copa90, invece, come è andata?

"Siamo andati via con il bel ricordo di una città molto speciale. E' stato un piacere poter trascorrere del tempo a Napoli, personalmente mi ha colpito molto il modo con cui tutti quanti ci hanno trattato. Da un punto di vista professionale, invece, sono molto fiero di esser riuscito a confezionare un documentario su una città per certi versi unica, e di aver visto ancora una volta quale influenza può avere il calcio".

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