"Capo della 'Mafia ebraica' e condannato per crimini di guerra". Il profilo di Kolomoysky, il patron del Dnipro
Ecco l'articolo sul presidente del Dnipro tratto da Il Napolista:
"Quando ieri sera De Laurentiis, a fine gara, se ne è uscito con un duro attacco a Platini, accusando il Dnipro di avere avuto “sei arbitri a favore”, in molti hanno sorriso. L’obiezione ricorrente è: perché la Uefa dovrebbe mai favorire il “potentissimo” Dnipro? Là dove l’aggettivo “potentissimo” ha una valenza assai sarcastica, volendo intendere che quello ucraino, in realtà, sia un club di poco conto. Una sorta di cenerentola che con pochi soldi e tanto impegno sta assaporando la conquista del primo titolo europeo della sua storia.
Peccato che il Dnipro non corrisponda esattamente all’identikit della squadretta di minatori che durante gli anni ottanta spesso si trovavano affrontare i club italiani nelle coppe. Per rendersene conto basterebbe sapere chi è il suo patron, Igor ValeriyovychKolomoyskyi.
Nella versione inglese di Wikipedia Kolomoyskyi viene definito viene definito “un uomo d’affari e oligarca ucraino-cipriota-israeliano di origini ebraiche”. A Kiev lo considerano il capo della “Mafia ebraica” (insieme ai fratelli Igor e Hryhoriy Surkis, proprietari della Dinamo Kiev), contrapposta al “Clan del Donbass” (guidato dal proprietario dello Shaktar Donetsk Rinat Akhmetov) nella lotta di potere in corso nel paese.
Più semplicemente, Kolomoyskyi fa parte di quella manciata di personaggi dell’Est che “si sono fatti da soli”, traendo vantaggio dal crollo dell’Unione Sovietica e dalla svendita dei patrimoni di Stato. Nel 2012 Forbes stimava il suo patrimonio netto in 3 miliardi di dollari, che ne faceva il 377esimo uomo più ricco del mondo e il secondo in Ucraina (proprio dopo Akhmetov). Nel frattempo il suo patrimonio si è ridotto (oggi è stimato in “soli” 1,5 miliardi di dollari) ma Kolomoyskyi resta il capo della PrivatBank, il maggiore gruppo bancario ucraino con interessi nella siderurgia, nel settore estrattivo e nella finanza.
Scorrendo la sua biografia si capisce anche che Kolomoyskyi è uno abituato a ottenere quello che vuole, e non sempre con metodi ortodossi. In passato è stato accusato di avere comprato giudici e di avere usato la forza per accelerare le acquisizioni di gruppi riottosi o per rimuovere gli avversari all’interno dei consigli di amministrazione delle proprie società. Una volta Putin (si, ok, da che pulpito...) lo ha definito “corrotto come pochi”.
Possiede anche due reti televisive (vi ricorda qualcuno?) e si è impegnato in prima persona in politica, visto che era governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk fino a poche settimane fa.
Più spesso però ama partecipare al gioco politico da una posizione defilata. In passato era ritenuto vicino al presidente filorusso dell’Ucraina Viktor Janukovyc ma, dopo la rivolta di Euromaidan del 2013 e la sua rimozione, ci ha messo poco a cambiare schieramento. Dal 2014 in poi ha fatto il possibile per costruirsi un’immagine da patriota ucraino. Si ritiene che abbia investito una decina di milioni di dollari per la creazione del “Battaglione Dnipro”, un esercito di paramilitari da schierare a fianco delle truppe regolari di Kiev e contro i miliziani filorussi. Nel luglio 2014 una corte russa ne ha ordinato l’arresto per “crimini di guerra”.
Il Futbol'nyj Klub Dnipro è il fiore all’occhiello del suo impero. Per la squadra di calcio ha fatto costruire un nuovo stadio da 31mila posti, costato oltre 40 milioni di euro, e ha allestito creato una rosa da oltre 80 milioni di euro in grado di competere in patria e in campo europeo.
Insomma: il complottismo è meglio metterlo da parte, e di fronte all’exploit di De Laurentis si può anche sorridere. Ma rappresentare il Dnipro come una squadretta rabberciata fa ridere davvero. E tanto".