Bruscolotti: "Hamsik? Spero di sbagliarmi, ecco cosa penso. Quando ero il capitano e inchiodai Diaz al muro..."

10.12.2014
10:30
Redazione

Giuseppe Bruscolotti, ex difensore e bandiera storica del Napoli, ha spiegato come si diventa un leader in un'intervista per l'edizione odierna de 'Il Mattino': 

Primo: avere la stima dei compagni e farsi apprezzare da loro 

«Tutti igiocatori erano uguali per me. Maradona non mi chiese mai la fascia di capitano, fui io che la cedetti a lui».

Secondo: essere sempre a disposizione, incampo e fuori

«Casa mia era diventata il secondo spogliatoio dopo Soccavo. La sera quasi tutti cenavano da me, in compagnia delle mogli».

Terzo: rispettare il pubblico 

«Perché Napoli e il Napoli sono una cosa speciale per chi gioca al calcio. Quando lo capisci non puoi e non devi deludere questa gente».

Ramon Diaz aveva ritmi sudamericani, in partita e negli allenamenti. È vero che lei lo afferrò per il bavero inchiodandolo al muro?

«Stavamo retrocedendo, per salvarsi ognuno doveva dare il duecento per cento. Se non hai le qualità, pazienza. Ma se le hai e non sudi, allora devi cambiare atteggiamento. In quel Napoli ci impegnavamo alla morte solo 7-8 di noi, il mio gesto fu un messaggio indirizzato agli altri. Ero il capitano e dovevo farmi carico di tutte le responsabilità».

Si stava rischiando di andare giù anche nel primo anno di Maradona. La svolta avvenne dopo lo storico chiarimento in un albergo di Vietri.

«Troppi mugugni e incomprensioni. Ci chiudemmo in una stanza e ne uscimmo solo dopo che ognuno prese la parola. In quel summit ci rinfacciammo di tutto ma ne uscimmo con la mente finalmente sgombra e disputammo un girone di ritorno viaggiando a una media-punti da scudetto».

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«L’importante è parlarsi, confrontarsi, prendere di petto la situazione. Guai a far scivolare nel silenzio il momento difficile, altrimenti si scivola nello scarica barile».

Oggi chi dovrebbe essere il Bruscolotti di turno?

«Di solito il vero leader è il capitano. Non so se Hamsik possiede queste caratteristiche, lo vedo taciturno e tranquillo. Se questo è il suo carattere, è difficile che cambi».

La fascia di capitano gli pesa a tal punto da condizionarne il rendimento?

«Spero di sbagliarmi ma ho quest’impressione, le due cose coincidono».

Chi potrebbe rompere il silenzio e caricarsi la squadra sulle spalle?

«Per me l’unico è Higuain. Ha la personalità per scuotere i compagni, è più reattivo degli altri. Ed è uno dei pochi che fa la voce grossa congli arbitri».

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